Se aggiungi poco al poco ma lo farai di frequente, presto il poco diventerà molto», sosteneva il poeta Esiodo. Gli italiani sono tra i più grandi risparmiatori del mondo. Mettere da parte somme di denaro per le famiglie del nostro Paese è un atto di tranquillità e un modo di pensare al futuro. È una scelta di vita, un’attenzione continua che parte dalle piccole cose e arriva alle più grandi, piuttosto che una rinuncia. E lo è, a maggior ragione, in tempi difficili come questi dove l’andamento dei mercati e la situazione geopolitica creano grande incertezza. L’anno che sta finendo ha un vincitore incontrastato: il Btp. Un concorrente formidabile grazie ai generosi tassi e un antagonista importante per i gestori del risparmio. Un fenomeno che non si vedeva da tempo e che ha messo sotto pressione banche, assicurazioni, società di gestione che hanno dovuto fronteggiare pesanti deflussi.
Anima holding si aggiudica il risparmio gestito di Kairos superando Zurich
di Redazione Economia
Il riassetto
Non va poi sottovalutato Moody’s che ha confermato il rating dell’Italia Baa3 e alzato l’outlook da negativo a stabile. La decisione della più importante e severa agenzia «riflette una stabilizzazione delle prospettive per la forza economica del Paese, la salute del settore bancario e le dinamiche del debito pubblico». Questo significa che adesso tutti coloro che si occupano di risparmio dovranno fare i conti con il più agguerrito dei consulenti, il Mef. E’ per questo motivo che l’acquisto di Kairos da parte di Anima holding, il principale gruppo italiano indipendente dell’industria dell’asset management, ha significati particolari.
Prima di tutto assume una forte valenza industriale perché crea un grande polo di matrice tutta italiana nel campo del risparmio gestito. Dal 2016 Kairos era controllata dalla banca svizzera Julius Baer, con un 35% che faceva capo ai manager della società, tra cui l’amministratore Alberto Castelli, Guido Maria Brera, Massimo Trabattoni e Caterina Giuggioli. La sgr gestisce circa 4,5 miliardi di euro, con ricavi da commissioni che nel 2022 erano di circa 25 milioni. Per cassa L’acquisizione sarà finanziata per cassa e la definizione dell’acquisto è prevista entro giugno del prossimo anno. «Riteniamo che Kairos — ha detto il ceo di Anima Holding, Alessandro Melzi d’Eril — potrà esprimere il massimo del suo potenziale beneficiando del supporto delle strutture operative e delle capacità di investimenti del nostro gruppo».
Va aggiunto che è stata superata al fotofinish Zurich Italia che da mesi stava trattando l’acquisizione di Kairos. Il deal non ha però preso forma ed è intervenuta Anima. La mancata acquisizione da parte di Zurich ha già prodotto conseguenze organizzative. Da gennaio il posto dell’attuale chief executive officer, Giovanni Giuliani, verrà preso da Bruno Scaroni.
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L’identikit
Kairos rappresenta uno dei gioielli dell’asset e wealth management in Italia, con una gamma di prodotti e servizi orientati a una clientela di fascia alta. Nato nel 1999, è un gruppo specializzato nel business degli hedge fund. Successivamente è arrivata la partnership strategica con Julius Baer. Kairos ha inizialmente acquisito il 100% delle attività italiane mentre la fiduciaria elvetica ha a sua volta rilevato il 19,9% della nuova società. Nel 2016 Julius Baer ha aumentato la partecipazione all’80% per arrivare al 100% nel gennaio 2018. Nel 2020 la fiduciaria elvetica ha rivenduto il 30% al fondatore Guido Maria Brera e a Rocco Bove e Massimo Trabattoni, gestori storici della boutique.
«Siamo entusiasti di riportare in mani italiane un marchio storico come Kairos» ha detto il ceo di Anima che vede tra i suoi azionisti Banco Bpm (21,7%), Poste Italiane (11,6%), il Fondo strategico di Maurizio Tamagnini (9,5%), Gamma del gruppo Caltagirone (3,4%), e ha in gestione circa 190 miliardi di patrimoni. Con questa acquisizione la sgr esce poi da quella ridda di indiscrezioni che la vedevano come una preda. Nei mesi erano circolate indiscrezioni sul possibile interessamento di vari operatori esteri. Adesso la preda è diventata cacciatore. Questa operazione mantiene infatti inalterata la capacità finanziaria di Anima per ulteriori operazioni di m&a (circa 500 milioni) e apre sia allo sviluppo del private banking che all’espansione all’estero, sfruttando le competenze dei vari private banker di Kairos. In sostanza il risparmio gestito italiano, dopo una fase di smarrimento, vuol tornare a dire la sua. È finita la stagione iniziata sette anni fa quando Unicredit aveva venduto Pioneer alla francese Amundi, battendo sul filo di lana una cordata italiana composta da Poste, Cassa depositi e prestiti e Anima Holding. Una cessione che aveva assunto anche un significato politico. La rete di collocamento di servizi finanziari garantita da Poste offriva interessanti prospettive per i titoli di stato italiani perché all’epoca Pioneer era la società che deteneva la maggior quota di Btp. Adesso il sistema sta cambiando. Prendiamo, per esempio, l’atteggiamento di Unicredit verso Amundi. I vertici dei due colossi finanziari europei usano toni molto cauti ma i fatti parlano di un progressivo allentarsi del legame che avevano stretto sette anni fa. La banca italiana ha infatti avviato il riposizionamento nello strategico settore del wealth management.
Le mosse degli altri
Unicredit intende incrementare di 400 milioni all’anno le commissioni per la vendita di prodotti di gestione patrimoniale e consolidare la collazione con Azimut, guidata da Pietro Giuliani. La stessa Mediobanca punta sul wealth management e Banca Generali rappresenta un’ottima opportunità. C‘è poi da considerare l’atteggiamento di Fineco. Il gioiello del risparmio gestito italiano ha chiuso il periodo gennaio-settembre con profitti netti pari a 454 milioni, in aumento del 50% su base annua. E molto osservatori si aspettano importanti novità nei prossimi mesi. Resta da capire come si comporterà Mediolanum.
La Fininvest di Marina e Pier Silvio Berlusconi si prepara a rientrare in pieno possesso della quota del 30% di Banca Mediolanum. La holding ha inviato alla Bce una missiva in cui ha comunicato il cambio di controllo dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi e il contestuale accordo tra gli eredi sui nuovi equilibri proprietari. Si tratta di un passaggio chiave che accenderà ulteriormente i motori di Mediolanum.
L’operazione Anima-Kairos apre una seconda fase di profonda meditazione per il risparmio gestito. La clientela italiana si sta spostando verso prodotti più semplici, percepiti come tranquilli. I risparmiatori sono alla ricerca di soluzioni che possano proteggere al meglio il loro capitale. Questo vuol dire saper offrire sicurezza e consulenza. Lo scopo delle sgr deve essere produrre utili ma soprattutto garantire assistenza ai risparmiatori. Le politiche commerciali dei canali creditizi, invece, si stanno dimostrando incapaci di svolgere questa funzione. La prevalenza di società appartenenti a gruppi bancari insieme alla collaborazione con i loro canali di distribuzione sta creando situazioni preoccupanti.
Bisogna quindi cambiare atteggiamento. Spezzare quel sottile filo rosso che lega le fabbriche prodotto e le reti di vendita. Un nuovo impulso verrà dato soltanto se cambieranno i servizi e il modello distributivo. Al di là dei Btp, è necessario arricchire l’attuale offerta con servizi di consulenza ad hoc e aumentare la trasparenza informativa. L’acquisizione di Kairos da parte di Anima deve segnare questa svolta. Il risparmiatore non più visto come un semplice limone da spremere ma come un compagno di strada da affiancare in un proficuo percorso comune di crescita finanziaria.
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28 nov 2023
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