Cop28: traversata nel deserto Lo chef che ha offeso Mao jrAmerica-Cina 30 novembre

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Giovedì 30 novembre 2023
Cop28, una traversata nel deserto
editorialista di michele farina

Si apre oggi negli Emirati Arabi la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite (Cop28), l’appuntamento più importante dell’anno sul riscaldamento globale: una carovana di 198 Paesi che arrivano al vertice stanchi, distratti e in ordine sparso. Come ripartiranno?

Il mondo «piange» Henry Kissinger, il diplomatico centenario morto nella sua casa in Connecticut: tra 100 anni come lo ricorderanno?

C’è chi ha scadenze a breve: a Gaza e in Israele (tregua allungata di un giorno), in Olanda (prove di governo Wilders), in Ucraina (dove volano droni-uccelli). In Russia, un uomo è stato condannato per aver scritto «no alla guerra» sulla neve. In Cina, un cuoco è sotto accusa per una ricetta con il riso e le uova che avrebbe offeso il figlio di Mao.

Intanto è passato esattamente un anno dall’irruzione dell’intelligenza artificiale nel dibattito pubblico quotidiano: a che punto siamo?

Buona lettura.

La newsletter America-Cina è uno dei tre appuntamenti de «Il Punto» del Corriere della Sera. Potete registrarvi qui e scriverci all’indirizzo: americacina@corriere.it.

1. La 28esima conferenza sul clima: aria di pessimismo a Dubai
editorialista
di sara gandolfi

Si apre la 28esima Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite, nell’anno più caldo mai registrato prima e in un contesto di forti tensioni internazionali, che metterà a dura prova le capacità diplomatiche dei 198 Paesi partecipanti. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto alla comunità internazionale di «sradicare i combustibili fossili», ma l’atmosfera a Dubai è carica di pessimismo. Colpa anche delle indiscrezioni secondo cui il presidente della Cop, l’emiratino Sultan Al Jaber, vorrebbe stringere, durante gli incontri bilaterali, accordi nel settore del gas e del petrolio (è amministratore delegato sia dell’azienda statale del petrolio sia di quella per le rinnovabili). Ieri si è difeso: «Sono accuse false, non corrette».

  • Domani e sabato, nel cosiddetto World Climate Action Summit, prenderanno la parola i capi di Stato e di governo, per elencare i propri impegni in materia climatica. Assenti sia il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sia il leader della Cina, Xi Jinping. Anche il protagonista più atteso, Papa Francesco, ha dato forfeit all’ultimo per ragioni di salute; al suo posto ci sarà il cardinale Parolin. Un segnale positivo è arrivato, però, dall’inviato Usa per il clima: il «veterano» John Kerry ha confermato che Cina e Usa, responsabili da soli del 40% delle emissioni globali di gas serra, collaboreranno per il «successo di questa Cop»... (qui l’articolo completo).
2. Come ci arriva l’Europa

(Sara Gandolfi) L’impegno a dare il massimo «perché sul pianeta sono rimaste solo linee rosse», lo sprone ad «andare oltre i soliti sospetti», con un invito alla Cina affinché «sia parte della soluzione e non del problema», la proposta di una tassa sulle emissioni dell’aviazione. In un’intervista con un pool di giornali, tra cui il Corriere, il commissario europeo all’Azione Climatica, Wopke Hoekstra (nella foto) delinea lo spirito con cui parteciperà (per la prima volta) alla COP.

  • «È un momento cruciale per l’azione climatica. Le posizioni dei Paesi sono molto distanti tra loro, ma il mondo deve accelerare. A partire da una maggiore ambizione nella mitigazione, triplicando le energie rinnovabili, raddoppiando l’efficienza energetica, mettendo a disposizione i finanziamenti». Su altri temi, Hoekstra dimostra una prudenza fin troppo diplomatica... (qui l’intervista completa).
3. E intanto il petrolio vive una seconda giovinezza
editorialista
di danilo taino

La politica e il denaro spesso divorziano. Oggi si apre la Cop28 negli Emirati Arabi: deve discutere e prendere decisioni per ridurre le emissioni provocate dai combustibili fossili, petrolio in testa. Intanto, invece, negli Stati Uniti cresce proprio la voglia di greggio: si viene a sapere che la Occidental Petroleum sta preparando un’offerta per comprare CrownRock, uno dei maggiori produttori di petrolio estratto via fracking.

imageOggi si riunisce l’Opec+, la principale associazione dei Paesi produttori di petrolio

  • Un’operazione nell’ordine dei 12,5 miliardi di dollari, secondo il Financial Times. Se portata a termine, l’acquisizione sarà la terza del genere in pochi mesi: in ottobre, ExxonMobil ha comprato Pioneer Natural Resources per 60 miliardi e poco dopo Chevron ha acquisito Hess per 53 miliardi. Mentre nella regione del Golfo Persico, luogo di grandi estrazioni di greggio, si discute su come eliminare il greggio stesso, in America si scommette di nuovo, e per grandi cifre, sull’oro nero.
  • La logica delle compagnie americane è stata riassunta il mese scorso dal chief executive di Chevron, Mike Wirth: «Noi non vendiamo un prodotto che è il male. Vendiamo un prodotto che è il bene». Di fronte alla previsione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia secondo la quale il picco massimo di estrazione di greggio si raggiungerà prima del 2030 per poi declinare, Wirth è stato netto: «Non penso che abbiano minimamente ragione: tu puoi tracciare scenari ma noi viviamo nel mondo reale e dobbiamo allocare il capitale per rispondere alla domanda reale del mondo».
  • L’idea che la fine dell’era del barile di greggio non sia vicinissima sta prendendo piede da qualche tempo, non solo tra le compagnie petrolifere americane. Anche molti investitori finanziari hanno rallentato, e in qualche caso ridotto, la loro esposizione alle società di energie alternative per tornare al vecchio greggio.
  • Potrà la Cop 28 modificare l’umore che in questo 2023 è diventato più scettico sul declino dell’energia da combustibili fossili? Potrà dare una nuova spinta agli investimenti in fonti rinnovabili? Il fatto che si tenga a Dubai, in una regione che sta diversificando la sua economia ma che, comunque, dalla produzione di petrolio continua a trarre enormi benefici, può sollevare dubbi. Da un lato, pare che in occasione del summit si stiano tenendo trattative anche riferite a nuove operazioni su petrolio e gas. Dall’altro, gli Emirati e in generale i Paesi del Golfo hanno bisogno che la Cop28 non sia un fallimento: ne va della loro reputazione di attori globali e responsabili che stanno costruendo da anni. L’ultimo successo, l’Expo 2030 che la capitale saudita, Riad, ha appena ottenuto.
  • La convenienza a usare e sviluppare energia alternativa invece che fossile dipenderà anche dal prezzo del greggio: più è alto, meno è conveniente il petrolio. Al momento, il prezzo del barile di Brent è attorno agli 83 dollari: nonostante la crisi di Gaza, nelle ultime settimane è sceso rispetto ai quasi cento dollari dell’estate, a differenza di quanto ci si potesse aspettare da una situazione di tensione in Medio Oriente. Oggi, si riuniscono i Paesi produttori dell’Opec+ per discutere eventuali tagli all’estrazione con il fine di aumentare il prezzo del barile. Sul mercato, però, non ci si aspettano rialzi significativi. Cop 28 chiama una nuova economia, o almeno una nuova energia. Le fonti tradizionali, però, resistono. Non sarà un conflitto breve.
4. Mbs, il principe «faccio tutto»
editorialista
di viviana mazza
corrispondente da New York

Quando suo padre Salman diventò re dell’Arabia Saudita nel 2015, i diplomatici soprannominarono il principe Mohammed bin Salman «Mr. Everything» perché cominciò a gestire tutto, dalla Difesa (fu lui a iniziare la guerra in Yemen) all’Economia. Scalzò il cugino Mohammed bin Nayaf e fu nominato principe ereditario a soli 31 anni nel 2017. Oggi il re, 87enne e malato, è progressivamente sparito dalla vita pubblica: trascorre lunghi periodi nella futuristica città ad energia pulita nel deserto, Neom, che sta costruendo suo figlio. Mbs (identificato spesso con le iniziali) ha assunto nel settembre 2022 la carica di primo ministro (in passato associata al re). È il leader de facto dell’Arabia Saudita... (qui l’articolo completo).

5. L’Italia e il Sud Globale

(Danilo Taino) L’altro ieri si è palesato in Italia il Sud Globale. La votazione per l’Expo 2030 — che ha visto Roma raccogliere nel mondo solo 17 voti contro i 119 della saudita Riad e i 29 della sudcoreana Busan — è stata letta da molti come il trionfo di quei Paesi non riconducibili a Occidente e alleati e nemmeno a un ipotetico blocco attorno alla Cina: appunto il Global South.

imageExpo 2030: la gioia dei rappresentanti di Riad, la tristezza del sindaco di Roma Gualtieri

  • Al di là delle valutazioni su come il voto si è sviluppato (compravendita di consensi, promesse tradite, coercizioni, interessi commerciali, influenza internazionale dell’Italia), è interessante domandarsi se esiste davvero un’entità Sud Globale oppure se questo è un marchio generico sotto al quale sta di tutto. Pare che il termine sia stato usato per primo da Carl Ogelsby, un attivista americano di sinistra, nel 1969 mentre scriveva di guerra del Vietnam... (qui l’articolo completo).
6. La morte di Kissinger: 100 anni e 12 presidenti
editorialista
di massimo gaggi
da New York

Henry Kissinger, il regista dell’apertura degli Stati Uniti alla Cina che riportò il gigante asiatico nel consesso mondiale, il negoziatore dell’uscita dell’America dal Vietnam, il gestore della politica estera Usa negli anni più duri della Guerra Fredda, un personaggio osannato per i suoi successi ma anche detestato da alcuni perché a volte ha sacrificato i valori democratici sull’altare della realpolitik, è morto ieri sera nella sua casa in Connecticut. Aveva compiuto 100 anni a maggio. È stato consigliere di 12 presidenti americani, da John Kennedy a Joe Biden.

  • Un racconto della straordinaria influenza sulle vicende mondiali avuto da Heinz Alfred Kissinger, nato a Furth, in Baviera, nel 1923 e ribattezzato Henry dopo l’arrivo negli Stati Uniti, nel 1938, in fuga dalle persecuzioni antisemite del regime hitleriano, potrebbe partire proprio dalla sua missione segreta in Cina del 1971: la preparazione dell’apertura di Pechino al mondo che si materializzerà l’anno dopo con la storica visita del presidente Richard Nixon... (qui l’articolo completo).
7. Le ultime uscite: voce incerta, memoria di ferro

(Viviana Mazza) È stata una delle ultime apparizioni pubbliche di Henry Kissinger: il 5 ottobre scorso, meno di 48 ore prima dell’attacco di Hamas in Israele, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato sotto le amministrazioni di Nixon e Ford era apparso in una sala gremita del «Council on Foreign Relations» a New York.

imageCon il presidente Nixon

  • Tra gli spettatori: membri del prestigioso think tank americano, giornalisti e anche l’ex premier israeliano Ehud Barak. Kissinger aveva accettato l’invito per parlare della guerra dello Yom Kippur, in occasione del cinquantesimo anniversario, intervistato sul palco dall’ex ambasciatore americano in Israele Martin Indyk, che gli ha dedicato il libro «Master of the Game». Parlava lentamente, con voce a tratti vacillante, come se fosse diventato fisicamente pesante formare le parole. Ed era come se l’accento tedesco, con gli anni, fosse tornato più forte. Ma ricordava tutti i dettagli , giorno per giorno e momento per momento, come a un certo punto dell’incontro di un’ora ha notato l’intervistatore allibito... (qui l’articolo completo).
8. La Cina «orfana» di un lao peng you
editorialista
di guido santevecchi

Xi Jinping ha mandato un messaggio di condoglianze a Joe Biden per la morte di Henry Kissinger. Il Dottore della diplomazia è stato definito «un caro e vecchio amico del popolo cinese», il riconoscimento di «lao peng you» (vecchio amico) è la più alta attestazione di stima che il Partito-Stato può accordare a uno straniero; l’aggiunta di quel «caro» sottolinea l’affetto anche personale che Xi e compagni nutrivano per l’uomo che con la sua visita clandestina a Pechino del luglio 1971 e i colloqui segreti con Zhou Enlai e Mao Zedong aprì la porta al disgelo tra Stati Uniti e Cina comunista.

imageCon il presidente Xi a luglio a Pechino

  • A ben vedere, il vero «orfano» di Kissinger è Xi, non Joe Biden. E’ al segretario generale comunista che mancano i consigli del caro amico americano, non alla Casa Bianca che anzi negli ultimi tempi aveva manifestato frustrazione nel vedere che Kissinger aveva sempre la porta aperta a Pechino mentre gli inviati dell’amministrazione Biden dovevano fare anticamera (...).
  • Lo scorso luglio Kissinger era stato per l’ultima volta a Pechino, ricevuto immancabilmente da Xi Jinping e con ogni probabilità gli aveva ripetuto il suo consiglio di mantenere lo status quo dei rapporti con Taipei. La stampa statale titolò: «Quello che manca di più alla politica degli Stati Uniti oggi è il pragmatismo unito alla razionalità di Henry Kissinger»... (l’articolo completo su Corriere.it).
9. E Putin «scrive» alla vedova
editorialista
di monica ricci sargentini

Anche il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le sue «sentite condoglianze» per la morte dell’ex Segretario di stato Usa Henry Kissinger. «Cara signora Kissinger, la prego di accettare le mie più sentite condoglianze per la morte di suo marito Henry Kissinger. È venuto a mancare un diplomatico eccezionale, uno statista saggio e lungimirante, che per molti decenni ha goduto di una meritata autorità in tutto il mondo», ha affermato Putin in un messaggio pubblicato sul sito web del Cremlino... (qui tutte le reazioni sulla morte di Kissinger).

imageCon il ministro degli Esteri sovietico Gromyko a New York nel 1973

10. La sua realpolitik e le radici in Europa
editorialista
di mara gergolet
corrispondente da Berlino

Non ci pensiamo mai, ma realpolitik è una parola tedesca. È anzi il contributo che la cultura tedesca ha dato agli affari internazionali, o almeno alla sua teoria. E che il suo più grande esponente, Henry Kissinger, sia tedesco, prima ancora che americano, non è solo un caso. Kissinger è fuggito a 16 anni dalla Germania nazista, respinto dal suo mondo perché ebreo, per salvarsi la vita.

imageDa ragazzino in Germania: Heinz Alfred Kissinger era nato a Furth, in Baviera, nel 1923

  • Un trauma centrale nella sua esistenza ha portato con sé l’educazione, la convinzione che per fare il diplomatico serva «studiare la storia, studiare la storia, studiare la storia», l’idea che per agire bisogna capire i rapporti di forza e le reali possibilità (realpolitik), i libri di Max Weber che molti diplomatici tedeschi sanno citare a memoria. Il suo stesso grande disegno, la détente con la Cina, si è ispirato alla classica diplomazia europea del Congresso di Vienna. E anche la sua celebre frase, «Che numero devo fare per chiamare l’Europa?», di una nettezza e sapienza infinita, in fondo, chi l’avrebbe potuta pronunciare se non un europeo?
11. Jack Ma: consigli e rimproveri per Alibaba

(Guido Santevecchi) Alibaba deve «correggere la rotta e riformarsi». L’appello al cambiamento viene da Jack Ma, che ufficialmente non è più coinvolto nella direzione del colosso dell’ e-commerce, dopo essere stato scomunicato dal Partito comunista nel 2020. Ultimamente Ma è tornato a farsi vedere in Cina, tenendo un profilo basso. Si è appena segnalato per il lancio di una start-up dei pasti pronti e preconfezionati battezzata «I piatti della cucina di Ma di Hangzhou». Però, evidentemente, l’ex alfiere del capitalismo privato cinese ha ancora una ricetta per la sua creatura. Ha scritto un memo interno per i manager di Alibaba invocando il cambiamento e dicendosi fiducioso che lo staff saprà ascoltare e imparare.

imageJack Ma, ex capo di Alibaba

  • Il suo commento contiene anche un rimprovero ai vecchi compagni di impresa: «Chiunque può avere successo, ma solo chi ha la volontà di riformarsi pensando al domani, e al giorno dopo ancora, solo l’azienda che si sa sacrificare per l’obiettivo può considerarsi rispettabile». L’intervento è arrivato su una chat interna di Alibaba, in risposta al post di un manager allarmato perché il concorrente PDD, che controlla la piattaforma di vendite online Pinduodo, ha avuto «uno sbalorditivo» risultato nei conti del terzo trimestre, raddoppiando il fatturato. Il titolo PDD è balzato in alto del 18 per cento, mentre quello di Alibaba nelle ultime settimane ha perso il 10%. Ora PDD ha un valore di mercato di 183 miliardi di dollari, vicinissimo ai 195 di Alibaba.
  • Jack Ma ha indicato la via dell’Intelligenza artificiale, destinata a governare lo sviluppo dell’e-commerce, definendola «un’opportunità per tutti oltre che una sfida». Alibaba sembra incerta sulla rotta. A marzo Daniel Zhang, che aveva ereditato la guida del colosso dal «pensionato» Ma, aveva annunciato un piano di ristrutturazione che prevedeva la divisione della attività tra sei nuove società che avrebbero dovuto gestire i sei rami di attività del gruppo: e-commerce cinese, e-commerce internazionale, cloud, food delivery, logistica, media e intrattenimento. A giugno, nel pieno della rivoluzione, Alibaba ha cambiato di nuovo capitano: Daniel Zhang ha lasciato le cariche di presidente e amministratore delegato. Al suo posto sono saliti al vertice Joseph Tsai e Eddie Wu, che hanno annunciato l’abbandono del progetto di spinoff del braccio cloud di Alibaba. Forse, per chiarirsi le idee sulla rotta serve ancora l’impulso del fondatore Jack Ma.
12. Lo chef, il figlio di Mao e il riso fritto con le uova
editorialista
di giulia zamponi

Mai più riso fritto con le uova. Almeno per lo chef cinese Wang Gang. Il delizioso piatto delicato e leggero è al centro di una disputa tra nazionalisti cinesi e fan di Wang. Il celebre chef cinese ha pubblicato sul social media cinese Weibo un tutorial su come cucinare il riso, ma l’ha fatto il giorno in cui ricorreva l’anniversario della morte del figlio maggiore di Mao Zedong, Mao Anying. I nazionalisti cinesi lo hanno coperto di critiche, accusandolo di deridere la scomparsa del giovane ragazzo. Mao Anying era un ufficiale e fu ucciso il 25 novembre 1950 dai bombardieri americani durante la guerra in Corea.

imageWang Gang

  • Lo chef da 10 milioni di follower online si è immediatamente scusato e ha tolto il video incriminato. «Sei nato nel posto sbagliato. Gli chef possono considerare di andare all’estero per trovare libertà nell’insegnamento del cibo», ha dichiarato un utente dei social media in supporto allo chef. Nel 2018, il governo cinese ha approvato una legge che vieta la diffamazione di «eroi e martiri» che si dice si siano sacrificati per la Cina. Un reato punibile fino a tre anni di carcere. Non è però la prima volta che Wang si trova in una situazione del genere: anche in occasione della morte di Mao del 2018 e del 2020 ha pubblicato video simili.
  • Ma perché proprio il riso fritto con le uova? Gira voce, più volte smentita però, che nel giorno della sua morte Mao stava cercando di cucinare il popolare soffritto invece di mettersi al riparo: proprio il fumo proveniente dalla cucina avrebbe esposto la sua posizione al nemico. Questa storia è stata riportata nel libro di memorie di Yang Di, un ufficiale militare che lavorò a fianco del giovane Mao. Ma il governo cinese vuole stroncare queste voci. Nonostante il controllo delle autorità, in alcuni angoli remoti della Rete il 25 novembre viene celebrato come la «Festa del riso fritto all’uovo» o il «Ringraziamento cinese»: se il giovane Mao fosse sopravvissuto alla guerra, avrebbe potuto ereditare il potere dal padre e trasformare la Cina in una dittatura ereditaria. Oggi i riferimenti al piatto sono diventati un argomento tabù, molto delicato da affrontare.
13. Altro giorno di tregua, attentato a Gerusalemme
editorialista
di lorenzo cremonesi
inviato a Gerusalemme

A sentire gli israeliani, e c’è da credergli, la ripresa delle operazioni militari nella Striscia di Gaza avverrà molto presto. Probabilmente entro l’inizio di settimana prossima. «Rispetteremo la tregua sino a quando Hamas sarà in grado di rilasciare i dieci ostaggi al giorno pattuiti nei nostri negoziati». I liberati sino ad ora sono 102, ne mancano 145, come ci dice questa mattina un portavoce del governo israeliano. Ma non è affatto detto siano ancora tutti in vita o che Hamas sia in grado di liberarli.

imageIl luogo dell’attentato di questa mattina a Gerusalemme

  • A complicare la situazione si aggiunge l’attentato questa mattina a una stazione degli autobus nella parte ebraica di Gerusalemme. I morti sono almeno 3 i feriti 16. «Sappiamo che i due terroristi che hanno sparato e poi sono stati uccisi facevano parte di una cellula di Hamas», segnala la polizia. Va aggiunto che, nonostante le dure critiche al premier Netanyahu per il gravissimo fallimento del 7 ottobre nel prevenire il pogrom di Hamas e poi difendere i civili, in Israele resta molto alto il consenso per continuare la guerra con l’obiettivo dichiarato di distruggere Hamas. Il segretario di Stato Blinken è tornato nel Paese anche col l’obbiettivo di limitare i massacri della popolazione palestinese concentrata nel centro sud dell Striscia su ordine degli stessi israeliani (qui tutti gli aggiornamenti in diretta).
14. Fronte di Gaza
editorialista
di guido olimpio

Alcuni spunti militari: l’esercito israeliano ha riportato successi non con la prima ondata dell’offensiva ma nella fase successiva, quando ha iniziato a neutralizzare i nuclei di difesa. Importante il ruolo dei bulldozer blindati incaricati di aprire nuovi corridoi stradali. Una tattica necessaria anche per evitare mine e trappole esplosive piazzate sulle vie principali della Striscia.

imageRazzi interrati

  • Molti corazzati hanno riportato danni ma il sistema antirazzo Trophy di cui sono dotati ha contenuto le conseguenze. Efficace l’azione congiunta con la fanteria che ha contrastato i team di guerriglieri. Altrettanto di impatto l’intervento delle forze speciali. Circa 70 i soldati caduti, quasi 2 mila i feriti.
  • Punti negativi: numerosi episodi di fuoco amico tra unità differenti, casi di indisciplina. Hamas ha avuto perdite consistenti nel settore nord, particolarmente grave per la fazione l’uccisione di 4-5 comandanti. Il movimento ha ancora un dispositivo ampio nella regione meridionale. Nella foto sopra, una postazione di razzi interrati usati dalla Jihad Islamica, non è facile individuarli. La Striscia è piena di punti di lancio come questi.
15. Scrive «No alla guerra» sulla neve, condannato in Russia
editorialista
di marta serafini
inviata a Dnipro

Un uomo sarebbe stato fermato dalla polizia russa dopo aver scritto «No alla guerra» con un dito su un tornello coperto di neve all’ingresso di una pista di pattinaggio di Park Gorky, a Mosca. Poi un tribunale lo avrebbe condannato a dieci giorni di arresto con l’accusa di «disobbedienza alla polizia», che lui respinge. Lo riferisce sul suo sito web l’agenzia Reuters, che cita i documenti processuali. Secondo l’agenzia, l’uomo avrebbe confermato in tribunale di aver scritto lo slogan contro la guerra. La Reuters scrive inoltre che, secondo alcuni media russi, l’uomo avrebbe anche ricevuto una multa, ma precisa che non c’è traccia di ciò nei documenti processuali.

imageMosca: sui pattini a Park Gorky

  • Poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, le autorità russe hanno varato una legge che vieta di fatto di criticare l’aggressione militare sotto la minaccia di lunghe pene detentive. Nel caso specifico, la polizia, sempre sulla base di questa legge, avrebbe accusato l’uomo arrestato di «illecito civile» punibile con una multa.
16. Un uccello-drone

Batte le ali, ha le forme e i colori di un volatile, anche le sue traiettorie possono sembrare «naturali». Invece è un piccolo drone impiegato sui campi di battaglia in Ucraina. I soldati russi ne hanno abbattuto uno usando le contromisure elettroniche.

17. Il giallo di Meghan e dei due reali «razzisti»
editorialista
di luigi ippolito
corrispondente da Londra

È il caso che in queste ore scuote la Gran Bretagna: uno dei più controversi giornalisti inglesi ha fatto in tv i nomi dei due reali accusati di razzismo da Meghan, dopo che le identità erano state misteriosamente rivelate nell’edizione olandese di Endgame, il libro appena pubblicato da Omid Scobie, considerato il «portavoce ufficioso» della duchessa di Sussex.

  • Come quei nomi siano finiti nell’edizione del volume uscita in Olanda, resta un mistero. Nella versione inglese e in quelle di altri Paesi (in Italia il libro è pubblicato da Solferino), Scobie dice di aver censurato, per ragioni legali, le identità dei reali che avrebbero discusso del colore della pelle del figlio di Harry e Meghan: una conversazione che era stata rivelata due anni fa dalla duchessa durante la sua intervista-bomba con Oprah Winfrey, quando però i nomi erano stati taciuti... (qui l’articolo completo).
18. L’Olanda e gli altri Frugali all’assalto dei fondi di coesione (che aiutano il Sud)
editorialista
di francesca basso

Ancora prima che si formi un governo all’Aja, l’Olanda va all’assalto dei fondi di coesione Ue: si tratta dei fondi strutturali che di fatto bilanciano gli aiuti di Stato con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo nelle regioni europee meno avanzate. Sono uno dei pilastri della politica europea e sono fondamentali per il Sud Italia.

  • Per il prossimo bilancio Ue, ma anche per la revisione di medio termine (per intenderci quella che prevede 66 miliardi freschi per finanziare da qui al 2027 l’Ucraina, la dimensione esterna della migrazione, gli interessi sul debito del Recovery Fund su cui i leader Ue decideranno a dicembre), l’Olanda e gli altri Paesi cosiddetti «Frugali» vogliono ridurre gli esborsi e usare i fondi di coesione, che hanno obiettivi diversi, per le nuove priorità, fatta eccezione per l’Ucraina.
  • Il fatto che la Germania non abbia più un’adeguata capacità di spesa crea un ulteriore problema perché anche Berlino non potrà sborsare di più. Non è un discorso tecnico, ma politico. Nei prossimi mesi ci sarà grande attenzione sull’uso dei fondi di coesione in corso e del Pnrr. A dicembre scade la programmazione 2014-2020 e l’Italia vedrà molto probabilmente il disimpegno di 250-300 milioni, la maggior parte dei quali destinati alla Sicilia. Il nostro Paese sarà usato come test. Oggi c’è un Consiglio Ue che ha al centro il futuro della politica di coesione, e sarà interessante capirne gli sviluppi.
19. Prove di governo Wilders all’Aja
editorialista
di irene soave

Prove di governo Wilders in Olanda. Dopo le dimissioni del primo «scout», Gom van Strien, travolto da uno scandalo, martedì l’incarico — in Olanda ufficiale — di consultare i vari partiti per stabilire possibili alleanze è stato assegnato a un ex ministro laburista, Ronald Plasterk. I risultati dei suoi uffici sembrano vedersi. Si è detta ieri disponibile a sostenere Wilders la leader dei Liberali Dilan Yesilgoz. Nei giorni scorsi aveva difeso la necessità di «saltare un giro» del suo partito, dopo 13 anni di governo liberale a guida Mark Rutte.

imageGeert Wilders, leader dell’estrema destra, ha vinto le elezioni in Olanda

  • Ieri il dietrofront su Twitter: «Siamo disponibili». Ai 37 seggi del partito di Wilders si aggiungono i 25 suoi; e i 7 dei Contadini. Fa 69; per la maggioranza (76) mancherebbero i 20 del Nuovo Contratto Sociale, formazione centrista guidata dall’economista Pieter Omtzigt che ieri, però, si è tirato indietro. Lo ha detto alla stampa dopo i colloqui con Plasterk. «Non vedo le basi per sostenere un governo, nemmeno di minoranza».
20. L’Europa e l’Islam, i rischi da evitare
editorialista
di maurizio ferrera

È possibile che fra qualche mese l’Olanda abbia un primo ministro apertamente «islamofobo». Si tratta di Geert Wilders, vincitore delle ultime elezioni. Nel suo programma c’è la proposta di bandire le moschee e le scuole coraniche, vietare il velo islamico negli edifici pubblici, bloccare l’immigrazione.

  • Domenica prossima Wilders sarà a Firenze, invitato da Salvini al convegno dei partiti appartenenti al gruppo parlamentare «Identità e Democrazia», tutti variamente impegnati a combattere la cosiddetta invasione musulmana dell’Europa. Una strategia che in parte riflette e in parte cavalca radicati pregiudizi culturali e religiosi nei confronti di una comunità percepita come estranea ai valori occidentali. La crescente ostilità verso l’Islam potrebbe scatenare anche nel cuore dell’Europa quello «scontro di civiltà» per ora concentrato nelle aree più calde del Medio Oriente. Uno scenario allarmante. Oggi vivono nell’Unione europea 26 milioni di musulmani (il 5% del totale), una cifra in rapida crescita sia per i più alti tassi di fertilità sia per i flussi migratori... (qui l’articolo completo).
21. L’intelligenza artificiale un anno dopo: luci e ombre

(Massimo Gaggi) «Non so come sarà combattuta la Terza guerra mondiale ma so che la quarta sarà combattuta con l’arco e le frecce». Chi, nella Silicon Valley, vuole rallentare l’avanzata dell’intelligenza artificiale (AI) spesso manifesta timori simili a quelli attribuiti ad Albert Einstein sui pericoli dell’energia nucleare trasformata in bomba. Il conflitto sui rischi dell’AI che divide da molto gli scienziati ha mantenuto un carattere accademico anche nelle discussioni tra i ricercatori delle aziende fino al lancio, il 30 novembre del 2022, di ChatGPT.

  • Da allora abbiamo avuto a disposizione le prime stupefacenti applicazioni di una tecnologia rivoluzionaria e questo ha spinto i cittadini — e quindi anche la politica — a interrogarsi sulla sicurezza del nostro futuro digitale. Ma ha anche aperto la strada a un’infinità di applicazioni imprenditoriali per modelli di AI sempre più definiti e specializzati che promettono di dare entro pochi anni un forte impulso alla produttività dell’industria e dei servizi... (qui l’articolo completo).

Grazie. A domani. Cuntrastamu.

Michele Farina


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