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La politica e il denaro spesso divorziano. Oggi si apre la Cop28 negli Emirati Arabi: deve discutere e prendere decisioni per ridurre le emissioni provocate dai combustibili fossili, petrolio in testa. Intanto, invece, negli Stati Uniti cresce proprio la voglia di greggio: si viene a sapere che la Occidental Petroleum sta preparando un’offerta per comprare CrownRock, uno dei maggiori produttori di petrolio estratto via fracking. Oggi si riunisce l’Opec+, la principale associazione dei Paesi produttori di petrolio
- Un’operazione nell’ordine dei 12,5 miliardi di dollari, secondo il Financial Times. Se portata a termine, l’acquisizione sarà la terza del genere in pochi mesi: in ottobre, ExxonMobil ha comprato Pioneer Natural Resources per 60 miliardi e poco dopo Chevron ha acquisito Hess per 53 miliardi. Mentre nella regione del Golfo Persico, luogo di grandi estrazioni di greggio, si discute su come eliminare il greggio stesso, in America si scommette di nuovo, e per grandi cifre, sull’oro nero.
- La logica delle compagnie americane è stata riassunta il mese scorso dal chief executive di Chevron, Mike Wirth: «Noi non vendiamo un prodotto che è il male. Vendiamo un prodotto che è il bene». Di fronte alla previsione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia secondo la quale il picco massimo di estrazione di greggio si raggiungerà prima del 2030 per poi declinare, Wirth è stato netto: «Non penso che abbiano minimamente ragione: tu puoi tracciare scenari ma noi viviamo nel mondo reale e dobbiamo allocare il capitale per rispondere alla domanda reale del mondo».
- L’idea che la fine dell’era del barile di greggio non sia vicinissima sta prendendo piede da qualche tempo, non solo tra le compagnie petrolifere americane. Anche molti investitori finanziari hanno rallentato, e in qualche caso ridotto, la loro esposizione alle società di energie alternative per tornare al vecchio greggio.
- Potrà la Cop 28 modificare l’umore che in questo 2023 è diventato più scettico sul declino dell’energia da combustibili fossili? Potrà dare una nuova spinta agli investimenti in fonti rinnovabili? Il fatto che si tenga a Dubai, in una regione che sta diversificando la sua economia ma che, comunque, dalla produzione di petrolio continua a trarre enormi benefici, può sollevare dubbi. Da un lato, pare che in occasione del summit si stiano tenendo trattative anche riferite a nuove operazioni su petrolio e gas. Dall’altro, gli Emirati e in generale i Paesi del Golfo hanno bisogno che la Cop28 non sia un fallimento: ne va della loro reputazione di attori globali e responsabili che stanno costruendo da anni. L’ultimo successo, l’Expo 2030 che la capitale saudita, Riad, ha appena ottenuto.
- La convenienza a usare e sviluppare energia alternativa invece che fossile dipenderà anche dal prezzo del greggio: più è alto, meno è conveniente il petrolio. Al momento, il prezzo del barile di Brent è attorno agli 83 dollari: nonostante la crisi di Gaza, nelle ultime settimane è sceso rispetto ai quasi cento dollari dell’estate, a differenza di quanto ci si potesse aspettare da una situazione di tensione in Medio Oriente. Oggi, si riuniscono i Paesi produttori dell’Opec+ per discutere eventuali tagli all’estrazione con il fine di aumentare il prezzo del barile. Sul mercato, però, non ci si aspettano rialzi significativi. Cop 28 chiama una nuova economia, o almeno una nuova energia. Le fonti tradizionali, però, resistono. Non sarà un conflitto breve.
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