Btp, le due strategie in attesa di Fed e Bce: tenere cedole alte, vendere i più rivalutati

Btp, le due strategie in attesa di Fed e Bce: tenere quelli con cedole alte, vendere chi si è rivalutato Btp, le due strategie in attesa di Fed e Bce: tenere quelli con cedole alte, vendere chi si è rivalutato

Sei. Oppure Tre. Non è il pronostico di una partita di tennis, ma le previsioni sul numero di riunioni in cui la banca centrale degli Stati Uniti potrebbe decidere di ridurre il tasso di riferimento. Fissato, ora, al 5,50%. Una corrente di pensiero, decisamente ottimista, ritiene possibile che, nel corso di sei delle otto riunioni previste nel corso di quest’anno, la Federal Reserve deciderà di ridurre, ancorché in misura graduale a livello di percentuale, il valore del tasso di riferimento. Più moderato l’ottimismo di altri addetti ai lavori, che si accontenterebbero della metà delle ipotetiche riduzioni, in sole tre riunioni.

Le dinamiche

Alla base delle differenti opinioni, vi sono dati incontrovertibili relativi all’efficacia della politica monetaria che le banche centrali hanno attuato negli ultimi due anni. Prima lentamente, poi con maggiore velocità, il tasso d’inflazione è diminuito, pur senza raggiungere ancora la meta, fissata al livello del 2%. L’una e l’altra previsione collimano senza dubbio sulla politica che attuerà la banca di Washington, in primo luogo, ma cui dovrebbe affiancarsi anche la Bce e, probabilmente, la banca centrale inglese. Le due realtà anglosassoni saranno al cospetto, quest’anno, del voto per il rinnovo dei rispettivi Parlamenti. Prima Londra, poi Washington. Elezioni politiche e dinamica finanziaria non dovrebbero condizionarsi l’un l’altra, ma nulla esclude che, in campagna elettorale, l’argomento tassi d’interesse possa assumere un ruolo tutt’altro che secondario, considerando che i costi a carico di chi si indebita sono attualmente di livello medio alto. Con effetti indesiderati sulla propensione ai consumi, anche se negli Stati Uniti, in Eurozona e in Giappone, questa si mantiene quasi sempre su livelli medio alti.

Sicuramente il valore dei tassi di riferimento diminuirà, e più rapidamente negli Stati Uniti. Il probabile arco temporale, in cui gli effetti positivi del prevedibile calo dei tassi ufficiali si manifesterà per intero sui valori di scambio dei titoli obbligazioni e maggiormente su quelli azionari, dovrebbe partire da ora e protrarsi fino ai prossimi diciotto mesi. A prescindere dalla velocità con cui il livello dei rendimenti di mercato diminuirà, in anticipo sulle strategie che le banche centrali attueranno, è probabile che, per l’intero anno in corso e per i primi mesi del 2025, la redditività delle emissioni obbligazionarie possa attestarsi a valori quasi dimezzati, se rapportati a quelli odierni. Ne beneficeranno principalmente le quotazioni dei titoli con durata medio lunga. A partire dai rimborsi fissati nell’anno 2031 e a seguire.

Le due strade

Strategicamente, due sono le opzioni. Mantenere inalterato il portafoglio titoli, laddove, con investimenti relativamente recenti, il valore delle cedole semestrali sia di livello medio alto. Oggi, come si vede nella tabella, i rendimenti brevi (2025-2026) oscillano intorno al 3%, quelli più lontani (2038) intorno al 4%.

L’altra strada è cedere una parte degli strumenti, incamerando una discreta plusvalenza. Non è da escludere che, nel breve periodo, si assista ad una fase il cui la tendenza ribassista dei rendimenti possa rallentare, se non addirittura bloccarsi, con una temporanea risalita dei rendimenti. Strategicamente, nel caso il rendimento a scadenza delle emissioni con maggiore durata dovesse subire un incremento di venti, trenta centesimi di punto, si potrebbe reinvestire una parte della somma incassata, avendo in precedenza venduto una quota parte, se non l’intero importo riscosso, nella stessa tipologia di strumenti che hanno generato l’entrata finanziaria. Per poi dare vita ad una strategia di attesa, che potrebbe manifestarsi, forse in forma definitiva, come si è anticipato, a metà del 2024.

Ad un aumento dei rendimenti, il valore delle emissioni a media e lunga durata manifesta cali che rendono l’investimento molto appetibile. Nella strategia dell’investitore non può mai mancare il riferimento alla variazione che subiscono le quotazioni degli strumenti con maggiore durata, quella decennale è l’esempio classico. Perché, ad un punto di incremento/decremento del rendimento di mercato, corrisponde una variazione del prezzo di circa 7,5 punti. Oscillazione che può essere paragonata alle variazioni che non di rado evidenziano la dinamica di tante azioni.

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