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Btp Italia, a cosa servono con l’inflazione che viaggia verso il 2%
La grande paura - e il gran danno - di un’inflazione a doppia cifra si stanno allontanando. Se per il cittadino-consumatore si tratta di una buona notizia per il cittadino-risparmiatore il nuovo scenario modifica le scelte di portafoglio e solleva diversi interrogativi. Vale ancora la pena investire in titoli con rendimento agganciato all’andamento del costo della vita? Perché i Btp Italia, con cedola (prevalentemente) collegata al tasso di inflazione per le famiglie (Foi) quotano al di sotto del valore di rimborso? E gli altri titoli con rivalutazione del capitale basata sul tasso di inflazione europea - i Btpei - possono ancora essere un buon affare? La risposta di un esperto, Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, una primaria investment bank quotata indipendente, non lascia spazio a dubbi. Nonostante il ritorno dell’inflazione verso la normalità di un tasso intorno al 2% i bond con rendimento (o capitale) indicizzato all’aumento del costo della vita restano una componente molto importante del portafoglio a reddito fisso dei risparmiatori. E secondo Cesarano “questi titoli dovrebbero rappresentare una quota di circa il 10% in un portafoglio obbligazionario ben diversificato”. Vediamo perché e quali sono le aspettative di rendimento in uno scenario in cui il rendimento del decennale italiano giovedì 14 dicembre, dopo la riunione della Bce, è sceso di 17 punti base al 3,74%. Mentre risultano in calo anche il Bund tedesco a 10 anni al 2,04% (-12 punti base) e sono in decisa flessione tutte le emissioni a 10 anni, come Bonos della Spagna al 3,01% (-15 punti) e le emissioni della Grecia, che vanno al 3,24% (-14 punti).