Suez, la crisi dei cargo costerà quasi il 2% di inflazione all’Italia e all’Europa: le stime Ispi
di Valentina Iorio
Il 2024 inizia con nuove tensioni e rischi per l’economia: se da un lato l’Europa aspetta le prossime mosse della Bce, che continua a perseguire l’obiettivo dell’inflazione al 2%, dall’altro iniziano a farsi evidenti le prime conseguenze della crisi del Canale di Suez. Da qua, infatti, l’allarme del centro studi di Confindustria , che ha delineato lo scenario attuale con la consueta analisi mensile «congiuntura flash»: i rischi sono legati alla «forte riduzione dei transiti a causa degli attacchi del gruppo yemenita degli Houti. I prezzi di gas e petrolio non ne hanno risentito finora ma restano alti».
di Valentina Iorio
Il Pil italiano, alla fine del 2023, è andato meglio delle aspettative grazie a una ripresa dei servizi e delle costruzioni, ma «l’industria resta debole», fanno sapere gli economisti. Anche l’inflazione in Italia ha raggiunto livelli minimi, ma «non ancora in Europa. I tassi quindi potrebbero rimanere alti ancora per alcuni mesi». Nel nostro Paese, infatti, a dicembre è scesa ancora a +0,6% su base annua, rispetto a +0,7% del mese precedente, mentre nello stesso periodo è balzata in altri Paesi europei: ad esempio, Germania (+3,8% da +2,3%) e Francia (+4,1% da +3,9%), tanto che, come illustra Confindustria, «la media Eurozona è risalita al +2,9% (da +2,4%)». È l’effetto dei prezzi dell’energia che «ora calano molto di più in Italia» rispetto alla Germania che «li aveva frenati molto a dicembre 2022».
di Mara Gergolet, corrispondente da Berlino
I tassi sono «attesi in calo», ma gli economisti mettono in evidenza che nonostante «il recente aumento dell’inflazione non abbia intaccato l’ottimismo dei mercati, può frenare le mosse Bce», scrivono nel report. «I tassi sovrani non hanno risentito delle riforme riguardanti l’Europa (accordo sul Patto di Stabilità, mancata ratifica del Mes):il Btp italiano a gennaio è stabile a 3,63%, il Bund a 2,14%; lo spread si mantiene a 149 punti. Ciò riflette le attese al ribasso sui tassi delle banche centrali: i mercati si aspettano il tasso Fed ancora fermo a fine gennaio (5,50%) e il primo taglio a marzo; anche nell’Eurozona si attendono tassi Bce fermi questo mese (4,50%) e un taglio a marzo-aprile».
di Federico Fubini
Pesa anche il «credito più caro» con «a novembre un ennesimo aumento del costo del credito per le imprese italiane (5,59% in media)», di contro «per il secondo mese si attenua la caduta dei prestiti (-4,8% annuo, da un minimo di -6,7% a settembre), sebbene il credito rimanga un fattore di freno per investimenti e consumi». Sono «meno negativi» i dati sugli investimenti, con «una dinamica meno sfavorevole nel quarto trimestre, dopo il calo nel terzo: migliorano le condizioni per investire, che rimangono però negative, e la previsione sulla spesa in beni di capitale. La domanda gioca poco a favore», con la fiducia delle imprese in calo. Nello scenario anche «consumi incerti», pur con la fiducia delle famiglie che «è risalita».«Cresce il lavoro» con +450 mila occupati a novembre da fine 2022. La crescita nei mesi di ottobre e novembre (+122 mila) è interamente ascrivibile ai lavoratori a tempo indeterminato (+0,9%, +143 mila), calano i lavoratori a tempo determinato (-0,3%) e indipendenti (-0,3%). Il settore dei servizi è «in risalita», ma è quello dell’industria a registrare un «brusco calo».
Sulle prime settimane di 2024 pesa soprattutto il blocco del canale di Suez, che, secondo gli analisti di Confindustria, «se prolungato può peggiorare lo scenario», dove le economie si muovono «ritmi divergenti»: tra quelle europee, Italia e Germania soffrono, mentre sono positive le performance di Spagna e Francia. Dai dati Usa non è chiaro se il rischio per l’economia americana sia concreto oppure no. Bene, invece, la Cina che accelera con un quarto trimestre sopra le attese ma comunque «prudenti» sul 2024. Le difficoltà di transito nel canale di Suez, strategico per il commercio, rendono «incerte» le prospettive per l’export italiano del 2024. «Più è prolungato il crollo del trasporto marittimo attraverso il canale, , maggiori saranno gli effetti negativi sul commercio estero italiano e globale», evidenzia il centro studi.
di Fausta Chiesa
«A metà gennaio, il traffico di navi nel mar Rosso si è più che dimezzato e il costo di trasporto dei container dall’Asia all’Europa è aumentato del 92%». Le rotte marine sono «cruciali», avvertono gli economisti: «Il 90% del volume degli scambi globali avviene via mare» e prima della crisi «il 12% transitava per il Canale di Suez». Per l’Italia «il 54% degli scambi è via nave, di cui il 40% tramite Suez; soprattutto, via mare transita più del 90% dei flussi italiani con i principali paesi a est del Mar Rosso (in Asia e parte del Medio Oriente). Potenzialmente esposti sono: gli scambi di petrolio e gas (da Kuwait, Qatar, EAU, Iraq; parte del petrolio dell’Arabia Saudita è invece imbarcato a nord dello Yemen), quelli di beni elettronici e apparecchi elettrici (oltre la metà dell’import extra-UE viene dalla Cina), quelli di prodotti in pelle (quasi un terzo viene dalla Cina), quelli di macchinari (soprattutto in uscita verso i principali paesi asiatici)».
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21 gen 2024
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