Btp, rendimenti in calo (dopo il boom degli ultimi mesi): cosa fare con i titoli di Stato? Le strategie

Btp, rendimenti in calo (dopo il boom degli ultimi mesi): cosa fare con i titoli di Stato? Le strategie Btp, rendimenti in calo (dopo il boom degli ultimi mesi): cosa fare con i titoli di Stato? Le strategie

Attorno al 20 dicembre 2023, i rendimenti dei Btp e dei Bund tedeschi hanno toccato un nuovo minimo di periodo. Circa il 3,60% per il decennale italiano e l’1,99%, al di sotto dunque della soglia psicologica del 2% per quanto riguarda il pari durata tedesco. A metà ottobre, circa 2 mesi fa, il Btp viaggiava a un passo dal 5% e il Bund aveva superato il 3%. Il ridimensionamento dei rendimenti dei titoli pubblici si manifesta in un contesto in cui i mercati danno fiducia all’Italia (e all’Europa) nonostante le incertezze politiche che ancora avvolgono l’approvazione di misure fondamentali come il Mes, la riforma del fondo Salvastati, e il nuovo Patto di stabilità e crescita, che ha l’obiettivo di garantire la stabilità di lungo periodo delle finanze pubbliche degli Stati che compongono l’Unione europea. Questa mattina il termometro dello spread Btp Bund segnava una febbre piuttosto bassa a 162 punti. Se le aspettative di diminuzione dei tassi di interesse dovessero continuare a pesare con questa forza sui rendimenti di mercato ci dovremmo aspettare il rendimento dei Bund prossimo all’1% a primavera e quello dei Btp avviato verso il 2-2,5%. Ma si tratta di un’ipotesi realistica. Quali sono le condizione che rendono improbabile questo scenario di mercato?

Inflazione verso il target del 2%

Partiamo dai numeri. Il dato che ha dato la spinta decisiva al calo dei rendimenti e alle aspettative di una forte riduzione dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, in primis Fed e Bce, è il drastico ridimensionamento del tasso di inflazione. Passata da un valore a doppia cifra della fine del 2022 ad un tendenziale 2,4% su base annua a novembre nell’eurozona e addirittura allo 0,7% in Italia. Negli Stati Uniti il calo si arresta al 3,5% di novembre. Possibile che la battaglia contro l’inflazione sia vinta in così poco tempo? La risposta non sembra affermativa. E’ stata la stessa Bce che nell’ultima riunione del Board di dicembre ha dichiarato che “si assisterà a una probabile ripresa del tasso di inflazione nei primi mesi del 2024”, mentre l’andamento del costo della vita di area euro si collocherà intorno al +2,7% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e finalmente all’1,9% nel 2026, quando l’obiettivo di un tasso di inflazione tendente (ma inferiore ) al 2% annuo dovrebbe essere finalmente raggiunto. In attesa di questa vittoria la Bce ha annunciato che continuerà a vigilare e che non vi sono, per il momento, discussioni in seno alla Banca centrale per decidere sull’eventualità e sull’ammontare di un prossimo taglio ai tassi di interesse.

Il rimbalzo dei titoli già emessi è anche del 10%

Eppure nonostante le prudenti dichiarazioni della Bce (e della Fed) il mercato ha fatto le sue scommesse. La previsione è di una riduzione (minima) dell1,5% del costo del denaro nell’eurozona, che passerebbe così dall’attuale 4,5% al 3%. Ci sono anche previsioni molto più aggressive: ad esempio Goldman Sachs ipotizza per l’eurozona un costo del denaro intorno al 2,25% per la fine del prossimo anno. Negli Stati Uniti il costo del denaro, secondo molti analisti potrebbe passare dall’attuale 5,25-5,5% al 3% nello stesso arco di tempo. Se dunque l’aspettativa media di mercato è quella di un calo dei tassi di riferimento delle Banche centrali di almeno 1,5-2 punti percentuali ecco che gli operatori si sono ormai già posizionati su questa previsione, come se fosse una realtà accertata. E di conseguenza, di pari passo con la riduzione dei rendimenti di mercati dei titoli governativi di area euro (e anche il calo delle cedole dei bond di nuova emissione), le quotazioni dei titoli ad alta cedola già emessi sono esplose. Con un rimbalzo che talvolta ha toccato in due mesi punte superiori al 10% Come nel caso del Btp con cedola 5,75% (un record) e scadenza febbraio 2033 che quota oggi 117,80. O come accade al Btp scadenza 1 agosto 2034, cedola al 5% scambiato a 112. Ma anche gli infelici Btp emessi all’epoca dei tassi a zero, con misere cedole annuali inferiori o di poco superiori all’1% hanno registrato un bel rimbalzo delle quotazioni, avvicinandosi alla pari, ovvero a quel prezzo di 100 che è il valore di rimborso. Da qui a pensare che altri importanti guadagni in conto capitale siano realizzabili entro breve tempo ce ne corre. Il mercato deve adesso metabolizzare la scorpacciata di buone notizie sui prezzi fatta fino ad ora. E registrare le prime iniziative di taglio dei tassi da parte di Fed e Bce. Per il momento ancora di là da venire.

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