Da «John Wick» a «Barbie»: i film più visti in aereo e la gara milionaria tra le compagnie

Da «John Wick» a «Barbie»: i film più visti in aereo e la gara milionaria tra le compagnie Da «John Wick» a «Barbie»: i film più visti in aereo e la gara milionaria tra le compagnie Gli schermi del sistema di intrattenimento di bordo

I passeggeri di United Airlines adorano il quarto capitolo di «John Wick». Quelli di Emirates pure. Così come i viaggiatori di Ita Airways. Le (ennesime) avventure del sicario interpretato da Keanu Reeves sono — un po’ ovunque — le più viste in alta quota nel 2023, secondo i dati raccolti dal Corriere. Anche se questo primato globale viene messo in discussione, negli ultimi giorni, dall’arrivo di «Barbie». Chi preferisce le serie tv si divide soprattutto tra «Succession», «White Lotus» e «The last of us».

La spesa annuale

Con 650 milioni di persone che nel 2023 hanno preso un volo di almeno quattro ore le compagnie aeree si sono sfidate non poco anche sui contenuti da offrire attraverso il proprio sistema di intrattenimento di bordo. In un anno — calcolano le società specializzate Valour Consultancy e Anuvu — hanno speso tra i 300 e i 500 milioni di dollari soltanto per acquistare le licenze dei film e delle serie, delle dirette tv e dei podcast e della musica. E con il passare del tempo nell’offerta multimediale si tiene sempre più conto di Netflix e Amazon Prime, Apple Tv e Disney+.

Le piattaforme di streaming

«Nei prossimi dieci anni prevediamo che le partnership tra aviolinee e piattaforme di streaming/social media, e i relativi ricavi, cresceranno più rapidamente dei tradizionali introiti dalle licenze dei contenuti cinematografici e televisivi», spiega via e-mail al Corriere David Whelan, senior analyst di Valour Consultancy. «Si stanno moltiplicando i casi di accordi come quello tra Air Canada e Disney+, o Latam e Hbo-Max», ricorda. Anche se, aggiunge, «queste intese sono ancora rare».

Il ruolo degli schermi

L’attenzione al cinema d’alta quota è confermato anche dai ripensamenti. Dopo alcuni anni in cui si è puntato sull’intrattenimento sui dispositivi portatili dei passeggeri alcuni vettori sono tornati a rimettere gli schermi. United Airlines, per esempio, al momento li ha installati in metà della flotta ma l’obiettivo è dotare ogni velivolo del sistema di intrattenimento. «I monitor faranno sì che i passeggeri scelgano United di più e più spesso», ha detto di recente l’amministratore delegato Scott Kirby. Mentre Delta Air Lines calcola che l’80% dei clienti interagisce con gli schermi. L’interfaccia di Emirates «Ice» è tra le più ricche con gli oltre 2 mila film offerti, 3 mila album musicali, 500 playlist, più di 40 mila canzoni.

Come funziona

«Le aviolinee ottengono i loro contenuti attraverso dei fornitori che esistono specificamente per questo tipo di prodotto», dice Whelan. In media le compagnie che offrono l’intrattenimento a bordo spendono 200 mila dollari al mese per i contenuti, stando alle cifre raccolte dal Corriere. Per ogni passeggero-telespettatore il vettore sborsa, sempre in media, 50-60 centesimi di dollaro per acquistare i diritti dei film. La spesa complessiva segue la quantità e la qualità dell’offerta. Ai costi per le licenze si devono aggiungere — calcola Whelan — i «6 mila dollari a sedile per l’installazione del sistema di intrattenimento di bordo, ovviamente dipende dal fornitore e dalle misure dello schermo».

«60 versioni dello stesso film»

Portare i film a una decina di chilometri di quota non è operazione semplice. «Dalla selezione dei contenuti all’inserimento negli aerei trascorrono 90 giorni», calcola Valour Consultancy. Le case di produzione hanno un file di ogni film che deve essere ri-lavorato e adattato a uno schermo non cinematografico. Poi c’è un’altra società che codifica, modifica e aggiunge i metadati, il marchio della compagnia (che compare ogni tanto durante il film) e i sottotitoli. L’ulteriore complessità è determinata dal tipo di passeggero: in alcuni mercati — ad esempio in Medio Oriente — scene di un certo tipo vengono tagliate. «A un singolo fornitore di sistemi d’intrattenimento di bordo vengono consegnate fino a 60 versioni dello stesso film», spiegano gli esperti. Il file poi viene poi caricato manualmente su ogni singolo aereo.

L’avviso che compare all’inizio del film con l’indicazione di alcuni tagli alle scene (foto Leonard berberi/Corriere)
L’avviso che compare all’inizio del film con l’indicazione di alcuni tagli alle scene (foto Leonard berberi/Corriere)
I costi per il vettore

Da Ita Airways fanno sapere che la spesa varia in base a diversi parametri: distributore, film più o meno recente, tempo di presenza sul sistema di intrattenimento. I lungometraggi costano all’azienda dai 6 mila dollari per un film italiano di nuova uscita ai 15 mila per una pellicola hollywoodiana «classica», fino ad arrivare ai 25-28 mila per un lungometraggio fresco di cinema. Questi importi sono da intendersi al netto dei costi per la lavorazione e il caricamento a bordo e per un tempo di permanenza di 6 mesi. Qualche altro vettore aggiorna il catalogo anche ogni due mesi.

Serie tv e podcast

E le serie tv? Il costo varia moltissimo in base alla casa di produzione e al successo di pubblico (a terra). Un episodio di un lavoro di Hbo costa in media 3 mila dollari, una puntata fornita da Entertainment In Motion — che ha accordi con oltre 150 aviolinee — si aggira sui 900 dollari. Un episodio da un distributore italiano — proseguono da Ita — costa in media 1.500 dollari. Mentre per il podcast — che negli ultimi anni sono decollati pure in aereo — l’esborso medio è sui 500-800 dollari a episodio.

Il ruolo dei social

«La domanda dei passeggeri negli ultimi tempi è andata al di là della tradizionale offerta a bordo — sostengono da Anuvu, che cura i cataloghi di diverse compagnie aeree in giro per il mondo come Cathay Pacific e Singapore Airlines — e verso contenuti sviluppati per i servizi di streaming e persino contenuti nativi digitali prodotti per piattaforme come TikTok». Vanno, molto, anche i giochi.Una «tendenza degna di nota è anche la maggiore richiesta di film indipendenti». Non solo. Con il passare dei mesi cresce la voglia di prodotti legati al mondo della Formula 1. Anche questo effetto di una delle serie di successo su Netflix, «Drive to survive».

lberberi@corriere.it

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