Btp e tassi in calo, cosa fare con Italia, Futura, Valore ed emissioni tradizionali: il confronto
di Marco Sabella
Tassi alti a lungo. È il nuovo mantra dei mercati finanziari, dominati fino all’inizio del 2022 da un costo del denaro a zero (se non addirittura negativo) e da un’altra convinzione ora passata di moda: la Tina, there is no alternative. Ovvero il fatto che non ci fossero alternative alle azioni per gli investitori in cerca di un guadagno. Adesso, invece, dopo i ripetuti aumenti dei tassi da parte delle banche centrali, i rendimenti nel reddito fisso sono saliti su livelli che non si vedevano da un decennio. Grazie ad essi, è possibile costruirsi un portafoglio bilanciato a capitale praticamente protetto sulla distanza di quattro anni.
di Marco Sabella
Come? Ecco un’idea semplice e realizzabile con gli Etf, i fondi passivi a basso costo che replicano panieri di bond e di azioni. Per chi invece preferisce cercare tra i fondi comuni già impostati con una ricetta simile, una selezione dei migliori bilanciati prudenti. Ma torniamo al mix da realizzare con i «cloni». Da una parte, si investe il 70% in Etf corporate bond euro con scadenza 1-3 anni o 1-5 anni che permettono di sfruttare i rendimenti delle obbligazioni societarie della zona euro attualmente intorno al 3,9%. Per essere ancora più certi di beneficiare degli attuali tassi per i prossimi quattro anni, si può ricorrere agli iBond di iShares scadenza 2026 o 2028: si tratta di particolari Etf che hanno in pancia centinaia di corporate bond investment grade euro (cioè con grado di affidabilità elevato) che scadono tutti o nel dicembre 2026 o nel dicembre 2028 e che attualmente offrono un rendimento medio a scadenza del 3,6% circa. Si tratta di scadenze a breve termine che, ragionevolmente, non subiranno grandi cambiamenti in caso di peggioramento dello scenario e che potrebbero offrire più del 4% se i tassi dovessero scendere bruscamente grazie alla rivalutazione in conto capitale dei titoli. La tabella non considera questo eventuale beneficio, lasciando invariato il contributo dei bond alle performance finali.
Il restante 30% del portafoglio va invece impiegato in un Etf azionario Europa che consente di partecipare all’andamento delle Borse del Vecchio Continente con una limitata esposizione al rischio di cambio. Un mix bilanciato prudente di questo tipo dovrebbe riuscire a offrire un buon rendimento nei prossimi anni. La simulazione si basa sulle statistiche di comportamento passato dei listini, che, va ricordato, aiutano a decidere e a capire i mercati, ma non possono mai essere considerate una garanzia per il futuro. Ipotizzando un’inflazione in graduale rallentamento che poi si stabilizza intorno al 2,5%, una crescita annua dell’Europa tra 1% e 1,5%, una politica monetaria in lento miglioramento e con essa una crescita moderata dei profitti aziendali, dovrebbe riuscire ad apprezzarsi del 21,2% da qui al 2027, ovvero del 4,9%% annuo composto. L’ipotesi di rendimento per l’azionario Europa potrebbe essere come quello sperimentato tra il 2013 e il 2017, pari al 32,2% complessivo e al 7,2% annuo composto.
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E se le cose si mettessero male? In uno scenario dove i prezzi al consumo tornano a mordere e le banche centrali sarebbero costrette ad alzare ulteriormente i tassi spingendo l’economia in forte recessione, i profitti aziendali andrebbero in sofferenza. In questo contesto, ipotizzando una performance dell’azionario Europa come quella dei quattro anni che vanno dal 30 giugno 2007 al 30 giugno 2011 — ovvero una perdita del 22% — il portafoglio riuscirebbe comunque a rivalutarsi del 4,9%, l’1,2% annuo composto. Affinchè il portafoglio bilanciato valga ancora 100 dopo 4 anni,senza nè guadagni né perdite, l’azionario Europa dovrebbe accusare un arretramento del 42% nel quadriennio.
di Adriano Barrì
Una possibilità statisticamente remota. Nelle precedenti quattro grandi crisi dei mercati azionari mai l’Europa è arrivata a perdere tanto nell’arco di quattro anni. Ecco i dati: marzo 2020 (-8,1% il minimo dopo lo scoppio della pandemia) novembre 2011 ( -35,2%, crisi del debito sovrano), marzo 2009 (-33,4%, crisi finanziaria dopo Lehman Brothers), marzo 2003 (-38,5% crisi post bolla dot-com e attentato alle Torri Gemelle di New York). Per i più ottimisti c’è poi anche un terzo scenario positivo. Ipotizzando che l’inflazione torni sotto controllo e che i tassi scendano stimolando la crescita, i profitti aziendali subirebbero un’accelerazione mentre il sentiment di mercato spingerebbe i listini: nell’ipotesi di un l rendimento azionario Europa come quello tra il 30 novembre 2003 e il 30 novembre 2007 (+83,4%), il portafoglio riuscirebbe a registrare una performance complessiva quadriennale del 36,6%,ovvero dell’8,1% annuo composto.
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31 dic 2023
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