Inchiesta di Genova, interrogatorio di otto ore per Toti. Le 180 domande della Procura
Dalla concessione trentennale nel porto ai soldi sul suo conto Memoria difensiva diffusa prima della chiusura dei verbali

Il governatore Giovanni Toti all’arrivo nella caserma della Guardia di Finanza, a Genova, per l’interrogatorio con i pm (Ansa)
Sono andati a prenderlo nella sua villetta di Ameglia, Levante ligure a un passo dalla Toscana. E l’hanno portato alla caserma della Guardia di Finanza di Molo Giano, nel porto di Genova, chiusa ai cronisti. E lì, il governatore Giovanni Toti, agli arresti domiciliari per corruzione e voto di scambio, è stato interrogato dai magistrati della Procura di Genova.
Centottanta domande, preparate in questi giorni dai pm Luca Monteverde e Federico Manotti insieme con il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati che coordina l’indagine. Gli hanno chiesto soprattutto dei finanziamenti ai Comitati Toti da parte degli imprenditori, in particolare di Aldo Spinelli, uno dei terminalisti più importanti del porto di Genova. Per loro quei denari sono da considerarsi corruzione perché farebbero parte del «do ut des», cioè di pagamenti in cambio di favori. E primo favore fra tutti il rinnovo trentennale della concessione del Terminal Rinfuse. «Sono tutti finanziamenti leciti e registrati, nessuna corruzione, ogni atto politico è stato fatto nell’interesse delle collettività», è stata la sintesi delle risposte di Toti. Il suo intento sarebbe stato quello di mettere pace fra gli operatori dello scalo ligure, dove da anni si combatte una guerra intestina per conquistare nuovi spazi.
L’interrogatorio ha toccato i rapporti con i vari indagati: con Spinelli, con l’imprenditore delle discariche Pietro Colucci, dal quale i Comitati elettorali hanno incassato 195 mila euro senza che il contributore li registrasse, con quello delle riparazioni navali Luigi Alberto Amico, 30 mila. «Si giustifica tutto e non ci sono collegamenti tra dazioni e atti della Regione», ha ribadito Toti che ha portato la lista degli imprenditori beneficiari dalla sua attività nonostante non abbiano versato nulla ai Comitati. Come dire, i bonifici non erano richiesti e in ogni caso non erano la «conditio sine qua non» dell’azione politica. E l’insistenza con Spinelli perché provvedesse a versare in prossimità delle varie elezioni? «Il mio cliente non ci vede nulla di male nell’invito a contribuire», ha detto l’avvocato Savi.
Fra le domande dei pm anche quelle riguardanti il rapporto con Esselunga, in particolare con il componente del cda Francesco Moncada, indagato per corruzione e colpito da misura interdittiva. Secondo l’accusa Toti avrebbe spinto per sbloccare le pratiche riguardanti l’apertura di due supermercati in cambio del pagamento occulto di spazi pubblicitari a favore della lista Toti per Bucci. Mercoledì scorso Moncada si è visto negare la revoca della misura dalla gip Paola Faggioni nonostante si fosse dimesso dalla carica. Un campanello d’allarme per Toti, che intende ora chiedere alla stessa gip la libertà. La strategia è chiara: uscito dai domiciliari si confronterà con i suoi e con gli alleati e deciderà il da farsi, cioè se dimettersi o meno.
Altro capitolo, Matteo Cozzani, il capo di gabinetto. Dalle sue intercettazioni è partita l’inchiesta che poi si è estesa al voto di scambio. Per avere qualche centinaio di preferenze alle Regionali 2020, secondo l’accusa Cozzani e Toti avrebbero promesso posti di lavoro alla comunità riesina di Genova, intorno alla quale ruotano personaggi che i pm ritengono collegati alla mafia. «Che rapporti ha con questo gruppo?». Toti sostiene di aver partecipato a una sola cena elettorale ignorando i legami criminali.
Altra questione riguarda i flussi di denaro dalle casse del Comitato Toti a un suo conto corrente personale: 55 mila euro. Secondo il governatore quella somma sarebbe stata utilizzata per l’attività politica: 25 mila per pagare un risarcimento a Raffaele Paita, senatrice di Italia Viva, che l’aveva querelato per diffamazione. Gli inquirenti stanno valutando se le spese legate a una causa possono rientrare nel perimetro della politica. Al termine delle otto ore di interrogatorio Toti ha depositato una memoria di 17 pagine, pubblicata integralmente sul sito di una tv locale prima ancora che si chiudesse formalmente il verbale. «Sorprendente», il commento della Procura, che verificherà l’anomalia.