Le parole del figlio di Spinelli nel verbale: «Toti voleva finanziamenti illeciti». Poi lui smentisce: «Ho detto leciti»
Diventa un caso la parola usata da Roberto Spinelli nel corso dell'interrogatorio: con una lettera, il figlio di Aldo contesta la trascrizione ufficiale. «Ho parlato solo di erogazioni consentite»
DAI NOSTRI INVIATI
GENOVA - Il botto arriva quasi alla fine del verbale quando Roberto Spinelli dice che Toti «voleva finanziamenti illeciti», ma poi con una lettera al gip in serata «contesta recisamente» la trascrizione ufficiale perché ricorda «con assoluta certezza» di aver detto «finanziamenti leciti».
È giallo su una singola parola che avrebbe potuto cambiare decisamente il racconto dell’inchiesta che ha terremotato la Liguria e messo in fibrillazione la politica nazionale, ma che per la difesa sarebbe solo il frutto di un errore di trascrizione.
Durante l’ora e poco più di interrogatorio di garanzia davanti al gip Paola Faggioni, lunedì scorso Spinelli jr. accusa Toti di aver fatto pressioni su suo padre Aldo. «Sceneggiate» che facevano molta presa sull’imprenditore il quale, nonostante gli 84 anni portati splendidamente, soffrirebbe di una profonda crisi dovuta alla solitudine dopo la morte della amata moglie.
«Perché faceva queste sceneggiate, voleva denaro?», chiede il pm Luca Monteverde.
«Perché voleva finanziamenti illeciti», è la risposta che si legge a pagina 22 delle 27 della trascrizione.
Quando ieri la riceve, Roberto Spinelli immediatamente scrive una lettera di suo pugno al giudice che viene depositata dall’avvocato Andrea Vernazza, che lo difende con il collega Sandro Vaccaro. «Nego di aver utilizzato l’aggettivo “illeciti” e ritengo, come ho fatto, di aver detto “LECITI”». Punto. «Giuridicamente vale il verbale manoscritto in cui la parola “illeciti” non c’era. Per me il caso è chiuso», precisa l’avvocato Vaccaro. Infatti, la frase incriminata non c’è nel verbale stilato dal cancelliere.
Roberto Spinelli, quindi, conferma la versione del padre che ha detto che i 74 mila euro dati in tre anni ai comitati di Toti sono stati sempre versati rispettando la legge sul finanziamento dei partiti. «Risulta anche alla Procura che i finanziamenti sono sempre stati fatti secondo le norme», rileva l’avvocato Stefano Savi che assiste Giovanni Toti. La Procura diretta da Nicola Piacente, invece, li considera tangenti perché legati indissolubilmente ad atti e favori del governatore.
Una delle accuse riguarda la spiaggia di Punta dell’Olmo che Aldo Spinelli avrebbe voluto privatizzare per aumentare il valore del complesso immobiliare che ha costruito lì. Gli Spinelli si difendono accusando Toti di aver millantato pur sapendo che non se ne sarebbe mai fatto nulla. «Quanto Toti (…) parlava di questa spiaggia io ridevo e dicevo: “Ma è impossibile, è inutile che mi chiami”», dice Roberto. Era il governatore a chiamare Aldo che gli diceva insistentemente «dammi la spiaggia». E aggiunge: «Mio padre, è importante secondo me e dovete capirlo, (…) quando è lucido è lucido».
Pur temendo di «calunniare» Toti, Roberto Spinelli continua: «Faceva la sceneggiata di cose impossibili. Chiamava Aldo in continuazione, specie in periodo elettorale quando gli diceva «ci son le elezioni, ricordati delle elezioni» e rassicurava l’anziano imprenditore che era sempre in ansia per Punta dell’Olmo: «Ma sì chiamo io, non ti preoccupare facciamo, accorpiamo». Anche se dopo una riunione con i tecnici della Regione era palese che «non si potesse fare niente», Aldo Spinelli «nel suo cervellino» si ripeteva che era «impossibile che (la spiaggia, ndr) non la possono dare». Un concetto già emerso in precedenza dalle intercettazione agli atti dell’inchiesta è l’opposizione di Roberto Spinelli ad ogni forma di finanziamento dei partiti che più volte aveva messo in chiaro con il padre, solo che lui lo «dribblava» ed andava diretto all’amministratore finanziario della società. Si augura di non umiliare il genitore pubblicamente perché «rimane tutto qui dentro», ma la verbalizzazione c’è. «Noi abbiamo veramente pensato più di una volta in questi anni di prendere delle misure nei suoi confronti ma avrei dovuto litigare, avrei litigato con lui, sarei dovuto uscire dall’azienda e sarebbe stato un disastro».
«Ha 84 anni, fate conto che ormai dopo la mancanza di mia madre era impossibile gestirlo, era diventata tutta una situazione… Abbiamo più volte pensato di mettergli un amministratore di sostegno o di arrivare all’interdizione». Andò ad informarsi su come fare da un famoso, il medico gli rispose quello che tutti gli avrebbero detto: «Guarda che tuo padre non lo interdicono perché è riconosciuto come un imprenditore molto capace e quindi la perdi sicuro questa roba qui». I difensori, gli stessi per Roberto e Aldo, hanno chiesto che scio’ Aldo, come lo chiamano al porto di Genova, sia sottoposto ad un esame che valuti la sua condizione psicofisica complessiva.
Che Aldo Spinelli sia generoso è un fatto risaputo ovunque lo conoscano, una dote che fa parte integrante del personaggio di cui il figlio parla quasi con tenerezza: «Vede una signora anziana, triste e le dice: “Cosa hai?”, “Ah voglio un cappuccino”, “Va bene, ti compro…”», intendendo dire qualunque cosa. «C’è un dipendente al quale ha dato 100 mila euro per rifare la casa, ha pagato i debiti a diversi dipendenti che avevano tassi al 12-13%. Mio padre è questo». Ma quando affronta il tema dei fine settimana a Montecarlo con Paolo Signorini, il prezioso presidente dell’Autorità portuale di Genova, l’unico finito in carcere, Spinelli jr. diventa severo con il padre: «Crede che gli vogliano bene», ma forse certi amici sono più legati ai suoi soldi. In passato c’era Pippo, uno che vendeva Volkswagen, che come Signorini lo accompagna tutto spesato al casinò: «Ogni volta che tornavano dovevamo comprare una Volkswagen che non sapevamo più dove mettere».
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