Toti, le telefonate: «Sono buttato in barca da Aldo, facciamo la proroga così è tranquillo» Le accuse di corruzione al governatore
Le intercettazioni del presidente della Liguria Giovanni Toti, arrestato per corruzione, e le telefonate con Signorini: «Le spiagge libere? Mettiamoci un piede dentro»
DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA - Sceglieva Giovanni Toti, chiedeva la riservatezza del magnifico yacht «Leila» di Aldo Spinelli per trattare. Una «accortezza», che non ha impedito agli investigatori di captare le conversazioni con le quali si sarebbe accordato per far ottenere all’imprenditore genovese grossi favori in cambio di fondi per le campagne elettorali. Per questo il governatore della Liguria, che ha svenduto «la propria funzione, i propri poteri», è agli arresti domiciliari su richiesta della Procura guidata da Nicola Piacente, e perché, scrive il gip Paola Faggiani, potrebbe commettere «in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati», mentre sullo sfondo emerge (non per Toti) un preoccupante filone di corruzione elettorale aggravata dalla finalità mafiosa. Un quadro sconcertante delineato dalle 654 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere anche l’ex presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini, ora presidente di Iren.
La spiaggia esclusiva di «Punta dell'Olmo»
Aldo Spinelli e il figlio Roberto, per trasformare la spiaggia libera di «Punta dell’Olmo» nell’arenile privato di un lussuoso resort, hanno bisogno della Regione. È il primo settembre 2021, mentre pranza a bordo del Leila 2, Toti telefona ad un suo consigliere regionale: «Bisogna trovare una soluzione». L’altro risponde: «Me la devi trovare tu caro Gio!» . «Ci mettiamo lì… ma razionalizziamo le libere che ci sono attrezzate, accorpiamo, spostiamo», intanto «ci mettiamo un piede dentro, poi vediamo», suggerisce il governatore. Secondo l’accusa, per questo «scambio corruttivo» il gruppo Spinelli versa al Comitato Toti e alla fondazione Change (che a Toti fa capo) tangenti per 65 mila euro.
Terminal Rinfuse
La spiaggia sembra un tema secondario, il vero interesse è la proroga della concessione su 100 mila metri quadrati dell’arenile del Terminal portuale Rinfuse. Stesso giorno, stesso yacht, Toti chiama Paolo Emilio Signorini, allora presidente dell’Autorità portuale Mar Ligure occidentale. Toti: «Sono buttato in barca da... da Aldo, quando gliela portiamo sta proroga in Comitato, che così (…) possiamo ragionare (…) e lo mettiamo tranquillo».
Il presidente dell’Autorità non ha problemi: «Digli di stare tranquillissimo (…) noi nel giro di due settimane facciamo tutto».
Toti ride: «Dice che due settimane son tante (…) vediamo di farlo il prima possibile».
Un’ora dopo, annotano i pm, Toti chiama la segretaria per avvisarla che è arrivato un versamento al suo Comitato, ma ci vorranno tre mesi per risolvere la questione. Il 2 dicembre, finalmente, l’approvazione.
«Ora ci diamo a festeggiare, dai porta un po’ di caviale» afferma, e chiude: «così parliamo un po’ che ora ci sono le elezioni, c’abbiamo bisogno di una mano».
Esselunga
Manca poco alle comunali di Genova di giugno 2022. Francesco Moncada, componente del cda di Esselunga e marito di Sylvia, figlia del fondatore Caprotti, chiede a Toti e al coordinatore della sua campagna elettorale Matteo Cozzani (ai domiciliari) di oliare le pratiche edilizie di un supermercato a Sestri Ponente e di un altro a Savona. In cambio offre di finanziare messaggi elettorali per la lista «Toti per Bucci» sindaco. In pratica, la pubblicità su un maxi schermo in centro a Genova, pagata da Esselunga per i suoi supermercati, verrà girata al candidato sindaco.
Il 17 marzo 2022, Moncada effettua una curiosa telefonata in viva voce a Renato Brunetta, allora ministro per la Pubblica amministrazione, dall’ufficio di Toti, che evidentemente non rivela la sua presenza, dicendo di «avere bisogno del presidente Toti per risolvere il problema di due supermercati». Brunetta risponde che sta organizzando l’incontro. Quando tutto si risolve, Moncada a Toti: «Allora noi siamo tutti a posto giusto?», il governatore: «Siamo allineati su tutto». Gli investigatori, che hanno chiesto le misure cautelari il 27 dicembre, sembrano avere altre carte da scoprire perché dalle indagini emergono «ulteriori vicende, ancora oggetto di approfondimenti, che hanno visto il coinvolgimento di ulteriori imprenditori alle quali (...) sono seguite elargizioni di finanziamenti».
Casinò e fiches
Spinelli instaura anche un rapporto personale con Signorini. L’Autorità portuale è decisiva per gli affari, ad esempio per chiudere un occhio sulle occupazioni abusive di terreno demaniale, e l’incarico di Signorini terminerà nel giro di qualche anno. La proposta è un contratto da 300 mila euro l’anno ed un ufficio a Roma, ma intanto il legame viene rafforzato con la bellezza di 22 weekend a Montecarlo (per 42 notti) tra massaggi, suite, tavoli esclusivi in ristoranti gourmet e fiches gratis alla roulette. Signorini vi si reca, sempre a carico degli Spinelli, in compagnie di amiche e senza badare a spese. Non solo, chiede ed ottiene, dicono le indagini della Guardia di Finanza di Genova, 15 mila euro per il catering del matrimonio di sua figlia, e perfino uno smartwatch per un’amica per il compleanno, che non è la stessa con cui ha alloggiato una volta nel Principato all’Hotel de Paris. In tutto gli Spinelli pagheranno per i soggiorni a Monte Carlo oltre 74 mila euro.
L’ombra della mafia
L’inchiesta che ha messo a soqquadro la Liguria parte da un’indagine della Procura di La Spezia dalla quale emergeva la gestione di un pacchetto di voti destinati a Toti e provenienti da persone originarie di Riesi (Caltanissetta) ma residenti a Genova. A tenere le fila sarebbero i fratelli Italo Maurizio e Arturo Angelo Testa, esponenti di Forza Italia in Lombardia, considerati molto vicini al coordinatore regionale Alessandro Sorte, e Venanzio Maurici, sindacalista in pensione della Cgil. Per i due fratelli Testa, che sono stati sospesi dal partito, obbligo di dimora per corruzione elettorale aggravata dal fine di agevolare Cosa nostra. I voti, però, dovevano avere in cambio posti di lavoro. Per i pm, sarebbe stato l’attuale capo di gabinetto Matteo Cozzani ad intervenire. A lui Sorte indica Arturo Angelo Testa come candidato, ma poi non se ne fa niente per una vecchia foto in saluto romano davanti al busto di Mussolini che potrebbe ritornare a galla. Allora si decide di dirottare i voti sulla lista Toti, il che fa preoccupare Cozzani: «Non vorrei ritrovarmi la Direzione investigativa antimafia».