Chi è Giovanni Toti: Mediaset, pupillo di Berlusconi, il «cerchio magico», governatore, l'accusa di «tradimento»
Da figlio di albergatori a direttore di Studio aperto e Tg4, fino a «delfino» del Cavaliere, presidente della Liguria, coordinatore di Forza Italia, la rottura
Viareggino, classe 1968, figlio di un albergatore, Giovanni Toti durante gli anni della gioventù risiede a Marina di Massa e vicino a La Spezia, finché si iscrive a Scienze politiche a Milano. Grazie a un periodo da stagista a Mediaset nel 1996, ha successivamente l'opportunità di lavorare a Studio aperto, e da lì a Videonews, nell'ufficio stampa della stessa Mediaset, diventandone nel 2007 vicecapo. È nominato direttore di Studio aperto nel 2010 (al posto di Mario Giordano) e nel 2012 del Tg4 (al posto di Emilio Fede). Toti vi rimane fino al 2014 quando Silvio Berlusconi lo sceglie come consigliere politico di Forza Italia.
Politicamente si definisce «moderatissimo». Da ragazzo ha frequentato la Federazione giovanile socialista italiana, e con Berlusconi dice di essere «perfettamente allineato», così che il Cavaliere, in vista delle Europee del 2014, lo inserisce nel comitato di presidenza di Forza Italia. Scala presto gerarchie e simpatie e successivamente entra a far parte del cosiddetto «cerchio magico» di Berlusconi, formato insieme a Mariarosaria Rossi, Francesca Pascale e Deborah Bergamini.
La corsa è iniziata. Candidato capolista nel Nord Ovest, alle Europee ottiene quasi 150 mila preferenze e viene eletto. Ma già l'anno dopo Berlusconi lo indica come candidato alla presidenza della Regione Liguria, incarico che in effetti ottiene vincendo poi le elezioni. Da governatore promuove tra l'altro il referendum sulle trivelle, gestisce il nuovo Piano casa (molto criticato dal centrosinistra per il maggiore ampliamento degli edifici), vara un regolamento restrittivo sugli stranieri che chiedono un alloggio popolare, istituisce un fondo per chi per difendersi è accusato di eccesso di legittima difesa, affronta nel 2018 la tragedia del crollo del Ponte Morandi con 43 vittime, diventando commissario delegato all'emergenza. Con Toti presidente l'intera regione Liguria conosce intanto una fase di successi del centrodestra nei Comuni.
In una certa fase Toti viene considerato addirittura delfino di Berlusconi e quasi suo erede, tant'è che ottiene l’incarico di coordinatore nazionale di Forza Italia nel 2019 insieme a Mara Carfagna. Poi, però, la rottura. «Meglio che ognuno vada per conto suo», dice. Il casus belli è l'esclusione del governatore della Liguria dal coordinamento a cinque per la presidenza. «Mi pare che ci siano le condizioni per cui ognuno vada per conto suo, è Forza Italia che esce da se stessa. Buona fortuna a tutti», è la conclusione del governatore, «mi pare non ci sia la volontà di cambiare alcunché: la tragedia sta diventando farsa». Berlusconi grida al tradimento. Il 7 agosto dello stesso anno Toti lascia quindi il partito del Cavaliere per lanciare Cambiamo!, con il sindaco di Venezia Brugnaro. Nel 2020 si ricandida dunque a presidente della Regione Liguria e il 21 settembre viene rieletto con il 56% delle preferenze. Ma a sorpresa scioglie Cambiamo! e fonda Coraggio Italia. Con il centrodestra che lo sostiene non sempre è allineato. Sulla legge del suicidio assistito non si oppone rivendicando la sua «formazione politica liberale». Nel 2023 avvia con Maurizio Lupi il cantiere unitario di Noi moderati, il partito che si presenta alle elezioni Europee dell'8 e 9 giugno alleato con Forza Italia.
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