Ucraina, così Putin vuole fare sua Chasiv Yar. E Kiev ammette: «La situazione al fronte è peggiorata»
La città ucraina sul fronte est è strategica. Il capo dell’esercito Syrsky parla apertamente dei successi russi
Bakhmut. Avdiivka. I nomi delle sconfitte ucraine sono ancora freschi nella memoria. Battaglie sanguinose costate migliaia di vite umane su entrambi i fronti e carneficine che ricordano quelle delle Guerre mondiali. Ma allo Zar non basta. Ora nel mirino di Vladimir Putin c’è Chasiv Yar.
Strategica, importante, con le sue casette colorate, il profumo di glicine in primavera e la neve alta d’inverno che piega i rami degli alberi dei viali, la piazza principale con il palazzo della cultura e il monumento ai caduti della Seconda guerra mondiale, da più di un mese questa cittadina vive con 20 mila soldati russi alle porte, che premono e bombardano senza sosta.
Ironia della sorte. «Chasiv Yar» significa «acqua tranquilla», il nome glielo hanno dato i turchi che nell’antichità stabilirono insediamenti «nel bacino del Don e del Siverskyi Donetsk», raccontava Igor mentre le bombe continuavano a cadere sopra le nostre teste. È passato un anno. Chissà se Igor è ancora vivo e va ancora in bicicletta a portare le sigarette ai soldati. E chissà quanto ancora potrà resistere Chasiv Yar. Tra le poche in Ucraina ad avere il privilegio di trovarsi su un’altura, protetta a est dal canale Siverskyi Donets-Donbas, all’epoca chiamata Hruzke o Pleshcheieve, è stata fondata nel 1876, da un nobile russo che qui costruì un impianto di estrazione di argilla.
Avanti veloce fino al 1938, quando in epoca sovietica Chasiv Yar ottiene lo status di città, e fino alla Seconda guerra mondiale, quando viene occupata dai tedeschi dal 1941 al 1943. Ora da un mese è sotto assedio. Ma è dall’estate del 2022 che i russi la tormentano. Prima per distogliere le forze di Kiev da Bakhmut, e oggi perché — spiegano fonti di intelligence ucraina al Corriere — «Putin vuole una vittoria militare in occasione dell’anniversario della vittoria della Russia sul nazifascismo, il 9 maggio». L’obiettivo del Cremlino è issare la bandiera russa sul monumento ai caduti della Seconda guerra mondiale e sfamare così l’ingorda macchina della propaganda. Ma non solo. Prendere Chasiv Yar per Mosca significa aprirsi la strada per Kostiantynivka, Druzhkivka, Sloviansk. E soprattutto Kramatorsk, snodo ferroviario fondamentale del Donbass, importante per i rifornimenti di armi e materie prime.
Il tempo è tiranno per chi attacca. Secondo l’Institute for the Study of War, i russi stanno cercando «di sfruttare la finestra di tempo prima che arrivino gli aiuti militari sbloccati dal voto al Congresso». Forti della superiorità di fuoco (10 a 1 è la proporzione al momento), al di là della scarsità di rifornimenti, i russi cercano anche di fare leva sull’inferiorità numerica ucraina. «La situazione per le nostre truppe è peggiorata, mentre le forze armate russe stanno ottenendo successi tattici in varie zone», ha ammesso ieri il capo dell’esercito di Kiev Oleksandr Syrsky, spiegando che la Russia sta «attaccando lungo tutta la linea del fronte in modo continuo e con successo». Syrsky, lo stesso generale accusato di aver fatto morire troppi giovani a Bakhmut e di essersi ritirato da Avdiivka solo per calcolo politico. Chasiv Yar però non è una preda semplice. Dal 2014 è sotto controllo di Kiev. «Le fortificazioni ucraine, il terreno e il canale limitano il modo in cui possono essere utilizzate le unità meccanizzate», continua la fonte. Per prenderla, allora, non bastano 20 mila uomini. «Ne servono il doppio», conclude. E anche se per un regime trovare da sacrificare altro «materiale umano» non è mai un gran problema, dopo tre anni sta diventando complicato pure per Putin.
A guardare Chasiv Yar viene da pensare che, comunque vada, difficilmente tornerà ad essere «acqua tranquilla». L’80 per cento degli edifici è danneggiato. I civili rimasti ormai sono davvero pochi. Dei 12 mila che erano, oggi sono 700 secondo Serhii Chaus, capo dell’amministrazione militare della città, diventato sindaco dopo la fuga del suo predecessore fuggito all’indomani dell’invasione russa. A restare sono solo gli anziani e i soldati che muoiono a decine ogni giorno nei punti di stabilizzazione per i feriti. Tutti i bambini sono stati evacuati. E tra i viali alberati non si sente più ridere. E il cielo di Chasiv Yar ora è solo il rumore delle bombe russe.