Irpef, chi paga davvero? Per ogni contribuente che versa un euro, due non pagano nulla
di Ferruccio de Bortoli
Gli italiani, è risaputo, sono un popolo di risparmiatori. Ma forse non tutti sanno che la ricchezza complessiva delle attività finanziarie detenute dalle famiglie è circa il doppio del debito pubblico. Per la precisione, sommando contanti, depositi bancari e postali, obbligazioni, titoli di stato, partecipazioni azionarie, fondi d’investimento, polizze vita e fondi pensione, e senza considerare le proprietà immobiliari, ammontava a fine giugno di quest’anno a 5.289 miliardi di euro (in base ai dati Bankitalia e Abi) e dovrebbe essere arrivata a 5.400 miliardi di euro a fine 2023. Ma quanto ha reso questo portafoglio collettivo? L’abbiamo calcolato utilizzando i dati di Banca d’Italia che ogni anno fornisce il valore complessivo del patrimonio a fine dicembre e i flussi netti (il nuovo risparmio) accumulati nei 12 mesi.
Negli ultimi 5 anni, dal 2019 al 2023, la performance aggregata si è attestata al +18,4%. Un risultato più che discreto, considerando che le famiglie, considerate nel loro complesso, hanno fatto meglio della media dei fondi bilanciati, Nel 2019, il positivo andamento delle Borse e del mercato obbligazionario ha permesso di realizzare buone performance annuali che hanno più che compensato l’elevata esposizione del portafoglio ai contanti e alla liquidità i cui tassi di interesse quell’anno erano vicini allo zero o in territorio negativo.
di Ferruccio de Bortoli
L’anno successivo, nonostante la pandemia, il portafoglio delle famiglie italiane è riuscito ad apprezzarsi grazie all’ingente apporto di nuovi risparmi per oltre 126 miliardi. Flussi che sono stati impiegati per irrobustire la componente azionaria e obbligazionaria nella seconda parte dell’anno, sfruttando la correzione dei prezzi accusata in primavera a seguito dello choc dello scoppio della pandemia. Grazie anche a questo incremento di esposizione al rischio, nel 2021 il portafoglio ha beneficiato di un ambiente molto favorevole alle azioni e, in parte anche al mercato obbligazionario, riportando una buona performance complessiva annuale (+7%).
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Il 2022, invece, è stato un annus horribilis anche per il portafoglio delle famiglie ha subito perdite sia nella componente azionaria, che in quella obbligazionarie e dei fondi d’investimento. Solo grazie alla forte esposizione alla liquidità (quasi un terzo del portafoglio) e ad un circa 15% impiegato in assicurazioni sulla vita il risultato finale ha limitato la perdita annua del -3,8%. Perdita più che compensata nel 2023, sulla scia del buon andamento dei mercati. In particolare grazie al rally di Borse e obbligazioni scattato tra la fine di ottobre e inizio novembre, quando tra gli operatori è cresciuta la convinzione che l’inflazione fosse in costante riduzione e potesse propiziare una nuova stagione, caratterizzata da tagli dei tassi da parte di Fed e Bce.
di Andrea Rinaldi
Ma quali sono le prospettive del portafoglio delle famiglie italiane per il 2024? L’allocazione di partenza, con un 30% in contanti e strumenti di liquidità, un 20% in assicurazioni sulla vita e fondi pensione, un 14% in fondi comuni, un 27% in azioni e partecipazioni e un 5% in obbligazioni e titoli di stato, evidenzia una sostanziale prudenza. In linea con il profilo di rischio storico ma anche con le raccomandazioni di molti esperti. Secondo i quali, i numerosi rischi economici all’orizzonte, la riluttanza delle banche centrali ad attuare un allentamento troppo rapido delle condizioni finanziarie e lo scenario favorevole già prezzato dai mercati, sconsigliano un’esposizione troppo aggressiva sulle asset class di rischio. Partire con un peso non eccessivo in azioni, obbligazioni societarie, high yield e titoli dei mercati emergenti potrebbe quindi rivelarsi una scelta oculata per iniziare il nuovo anno. Semmai, nei prossimi 12 mesi potrebbe essere opportuno alleggerire una quota (10-15%) attualmente impiegata in contanti e liquidità per fare investimenti strutturali a medio lungo termine in azioni e obbligazioni internazionali, in materie prime e oro (tramite Etf) per diversificare il rischio e ottimizzare le fonti di rendimento. E meglio ancora se tali operazioni verranno fatte in modo frazionato e approfittando di eventuali correzioni mercato. i.
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28 gen 2024
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