Ricchezza, in Italia la metà è in mano al 5% delle famiglie: i dati Bankitalia

Ricchezza, in Italia la metà è in mano al 5% delle famiglie: i dati Bankitalia Ricchezza, in Italia la metà è in mano al 5% delle famiglie: i dati Bankitalia

Siamo sotto la media europea per concentrazione di ricchezza, ma il 5% delle famiglie italiane più abbienti possiede circa il 46% della ricchezza netta totale contro il 50% più povero che può contare su meno dell’8%. Un dato sconcertante, riportato dalle nuove statistiche sperimentali trimestrali sui conti distributivi della ricchezza delle famiglie italiane pubblicate dalla Banca d’Italia, in contemporanea con l’uscita dei dati sull’area euro prodotti dalla Banca Centrale Europea. Da sottolineare che l’analisi non considera le fortune accumulate da evasori. Nel confronto con gli altri tre maggiori paesi dell’area dell’euro (Francia, Germania e Spagna) e con il complesso di quest’ultima, il rilevante calo della ricchezza netta mediana negli anni successivi alla crisi dei debiti sovrani (2010-2016) e il suo mancato recupero nel periodo successivo rappresentano una peculiarità italiana (2017-2022). In Francia, per esempio, nel periodo di analisi la ricchezza mediana ha superato ampiamente quella dell’Italia, mentre in Germania la sua crescita ha ridotto da circa 140.000 a 50.000 euro il divario rispetto ai più elevati livelli osservati in Italia.

I diversi portafogli

Bankitalia sostiene che le famiglie meno abbienti possano contare principalmente sul possesso dell’abitazione mentre quelle più benestanti detengano un portafoglio più diversificato in azioni, depositi, polizze. La composizione del portafoglio delle famiglie per classe di ricchezza ha subito significative variazioni fra il 2010 e il 2022. In un periodo caratterizzato da una generale flessione dei prezzi degli immobili, il peso delle abitazioni è sceso dal 55,8 al 50,2% a livello aggregato; tuttavia, per le famiglie più povere è cresciuto di quattro punti percentuali. La riduzione del peso dei titoli di debito è stata particolarmente accentuata per la parte più ricca, con un calo di oltre sette punti percentuali, a fronte di un rilevante aumento del peso di azioni, assicurazioni ramo vita e quote di fondi comuni. La crescita del peso dei depositi ha invece accomunato tutte le classi di ricchezza considerate, ma in maniera più forte quella centrale. C’è un altro dato interessante e che risalta ancora maggiormente per le famiglie povere: l’indebitamento. Il rapporto tra debiti e attività per le famiglie più povere, che hanno maggiore necessità di finanziamento per le proprie esigenze di spesa, è salito rapidamente tra il 2010 e il 2014, per poi riportarsi nel 2016 ai livelli iniziali mentre dal 2018 in poi è tornato a crescere leggermente, ad eccezione del temporaneo crollo durante la crisi pandemica.

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