Ricchi e poveri, in Italia aumenta il divario 23% dei patrimoni all’1% della popolazione

Aumenta il divario tra ricchi e poveri in Italia: il 23,1% della ricchezza all'1% della popolazione Aumenta il divario tra ricchi e poveri in Italia: il 23,1% della ricchezza all’1% della popolazione

In Italia anche i poveri restano indietro. A fine 2022 il patrimonio netto dell’1% più ricco era 84 volte superiore a quello detenuto dal 20% più povero della popolazione, la cui quota di ricchezza si è quasi dimezzata tra il 2021 e il 2022, passando dallo 0,51% allo 0,27%, denuncia il nuovo Rapporto di Oxfam sulle disuguaglianze pubblicato come di consuetudine nel giorno di apertura del World Economic Forum di Davos. A livello globale, invece la condizione dei 5 miliardi più poveri della popolazione è rimasta invariata, a fronte del raddoppio della fortuna, in termini reali dei cinque uomini più ricchi del pianeta (Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett), che hanno visto crescere il proprio patrimonio da 405 a 869 miliardi (+114%), a un ritmo di 14 milioni all’ora.

La ricchezza in Italia

Nel nostro Paese la forbice economica si amplia. Se a fine 2021 la ricchezza del top 10% era 6,3 volte superiore a quella detenuta dalla metà più povera della popolazione, il rapporto supera il 6,7 nel 2022. Le disparità sono ancora maggiori al vertice della piramide distributiva, dove le consistenze patrimoniali nette dell’1% più ricco, titolare, a fine 2022, del 23,1% della ricchezza nazionale, erano oltre 84 volte superiori alla ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana. Dall’inizio della pandemia fino al mese di novembre 2023 il numero dei miliardari italiani è aumentato di 27 unità (passando da 36 a 63) e il valore dei patrimoni miliardari (pari a 217,6 miliardi di dollari a fine novembre 2023) è cresciuto in termini reali di oltre 68 miliardi di dollari (+46%). Nel corso del 2023 è cresciuto sensibilmente anche il numero dei multimilionari italiani: l’insieme dei titolari di patrimoni finanziari superiori a 5 milioni di dollari ha visto 11.830 nuovi ingressi su base annua. Il valore complessivo dei loro asset è lievitato nel corso dell’anno passato di 943 miliardi di dollari in termini reali.

Distribuzione dei redditi

Cresce l’incidenza della povertà assoluta nel 2022 e le prospettive segnalano un peggioramento per il 2023, si legge nel Rapporto Oxfam. La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi netti equivalenti in Italia è rimasta pressoché stabile nel 2021 (ultimo anno di accertamento delle stime distributive) rispetto al 2020, grazie a un ruolo incisivo dei trasferimenti pubblici emergenziali e del reddito di cittadinanza. Il profilo poco egalitario della distribuzione dei redditi colloca il nostro Paese in ventunesima posizione sui 27 Paesi membri dell’Unione europea. Nel 2022 cresce anche il fenomeno della povertà assoluta. Poco più di 2 milioni e 180 mila famiglie per un totale di 5,6 milioni di individui versavano in condizioni di povertà assoluta, senza risorse mensili sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi essenziali per vivere in condizioni dignitose. L’incidenza della povertà a livello familiare è passata in un anno dal 7,7% all’8,3%, mentre quella individuale è cresciuta dal 9,1% al 9,7%. Un aggiornamento che si colloca in coerenza con il trend più che ventennale di crescita della povertà in Italia, sospinta da una perdurante stagnazione economica e dagli effetti non cicatrizzati delle crisi che nel nuovo millennio si sono abbattute sul nostro Paese, spiega Oxfam.

L’incidenza della povertà

«L’aumento tra il 2021 e 2022 dell’incidenza della povertà assoluta è attribuibile in larga parte e malgrado il buon andamento dell’economia italiana nel 2022, all’impennata dell’inflazione e ai suoi impatti più incisivi sulle famiglie a bassa spesa rispetto a quelle benestanti — ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia —. La dinamica del 2023 risentirà verosimilmente del rallentamento dell’economia nazionale e della minore capacità delle famiglie di fare affidamento sui propri risparmi. Peseranno anche la riduzione delle misure compensative contro l’impennata dei prezzi nella fase di rientro dall’inflazione, e la portata degli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza. Misure che segmentano la platea dei poveri secondo discutibili criteri di meritevolezza, i cui beneficiari si stima potranno ridursi di 500.000 unità rispetto alle famiglie eleggibili per il reddito di cittadinanza. Misure destinate ad aumentare la disuguaglianza, l’indigenza e l’esclusione sociale».

Il mercato del lavoro

Dal mercato del lavoro emergono alcuni segnali positivi, come il tasso di occupazione al 61,3% per le persone tra i 15 e i 64 anni di età, ma restano i problemi strutturali. Persistono ampi squilibri territoriali tra aree ad alta e bassa occupazione oltre a forti ritardi rispetto agli indicatori Ue o di Paesi omologhi all’Italia, come Francia e Germania. Inoltre, il miglioramento registrato dagli indicatori italiani risulta sempre più agevolato dalla dinamica demografica negativa. Tanti nodi restano ancora irrisolti, sottolinea il Rapporto, come la perdurante stagnazione salariale e la contenuta produttività del lavoro, o i forti ritardi occupazionali, la bassa qualità lavorativa di giovani e donne, il diffuso ricorso a forme di lavoro atipico che determina marcate disuguaglianze retributive e amplia le fila dei working poor. Giulana Ferraino

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