VERSO IL VOTO Il governatore Bonaccini: «Alle Europee contro tutte le destre. L’antisemitismo è un male che ritorna»
Il governatore che sarà capolista del Pd al Nord est: io e Elly Schlein? La gente ci chiede unità
Stefano Bonaccini, lei sarà il capolista del Pd nel Nord est, non avrebbe preferito un terzo mandato in Regione?
«Il punto non è certo cosa avrebbe preferito Bonaccini per sé. Ho accettato questa sfida perché penso che siamo a un tornante decisivo per l’Europa e la risposta non può essere quella della destra. Oltre al rapporto speciale tra Meloni e Orbán, segnalo che la Lega candida il generale Vannacci, anche in contrapposizione a me, uno che definisce Mussolini uno statista, che a scuola vorrebbe le classi separate per i ragazzi con disabilità e che cataloga le persone in base al colore della pelle. Ecco, io rappresento esattamente l’opposto e darò battaglia per i valori di democrazia, inclusione, crescita equa e diffusa. Credo sia un dovere stare dall’altra parte rispetto a Vannacci e questa destra amica di Orbán».
Già, il Pd accusa Meloni di aver compiuto una svolta orbaniana...
«Che Meloni vada a braccetto con Orbán in Europa è sotto gli occhi di tutti. Se poi inizi a modificare la Costituzione per accentrare i poteri sul capo del governo a scapito del Quirinale, a mettere il bavaglio ai giornalisti e a minacciare la magistratura, ad occupare la Rai e a censurare il dissenso, cosa se ne deve dedurre? Io sto ai fatti. E tocca a Meloni, nei fatti, correggere la rotta».
A proposito di Rai, voi dite che è un megafono del governo, allora perché non fate dimettere il vostro esponente nel cda di viale Mazzini?
«Prima di noi lo dicono i giornalisti della Rai, che per questo hanno deciso di protestare e ora di scioperare. Il cda è in scadenza e il governo va sfidato a viso aperto sulla riforma della Rai. Non si tratta di salire sull’Aventino, ma di avere un approccio molto rigoroso perché a questo livello non si era mai scesi. Tutte le opposizioni dovrebbero coordinarsi in questa battaglia, senza opportunismi, presentando una proposta concreta ed efficace, mentre non vorrei che alla fine ci fosse qualcuno sensibile al richiamo della spartizione in Rai della destra...».
Tornando alle Europee, Cecilia Strada ha detto che l’invio delle armi in Ucraina non ha funzionato, avete cambiato linea?
«Assolutamente no. Se l’Ucraina non fosse sostenuta semplicemente smetterebbe di esistere. Conto diverso è chiedere invece all’Europa di esercitare finalmente e fino in fondo una propria funzione diplomatica per la pace, perché alla fine non saranno le armi a risolvere il conflitto. Ma abbandonare l’Ucraina al proprio destino significherebbe allargare il conflitto, non spegnerlo».
Il 25 Aprile a Milano come a Roma la Brigata ebraica è stata aggredita, lo stesso è successo al giornalista David Parenzo: l’antisemitismo si sta riaffacciando in Italia?
«Innanzitutto colgo l’occasione per mandare un grande abbraccio a Parenzo che è un ottimo giornalista. Detto questo è evidente che è un male che riaffiora e da cui non ci si immunizza mai una volta per tutte. Questo significa che è responsabilità di tutti tenere alta la soglia di attenzione e responsabilità. Non può esserci alcuna accondiscendenza, tolleranza o sottovalutazione».
Bonaccini, la maggioranza va avanti sull’Autonomia.
«Mi pare che camminino sulle uova. Intanto la maggioranza è già andata sotto in Commissione alla Camera, dove stanno stravolgendo le procedure: e questo, oltre che grave, è un segno di debolezza. Ma la vera prova del nove saranno i livelli essenziali delle prestazioni, da garantire allo stesso modo in tutto il Paese: senza quelli l’impianto che hanno sbandierato non regge. E visto che non hanno un euro in cassa, stiamo parlando di niente. Aggiungo: per disciplina, hanno ottenuto un sofferto via libera dalle Regioni guidate dalla destra nel Mezzogiorno, ma al dunque nessun presidente di Regione o sindaco potrà sacrificare la propria comunità al diktat di Salvini. Tanto più se alle Europee la Lega non andrà bene».
Schlein si candida ma non andrà a Strasburgo.
«Rispetto tutte le opinioni, ma trovo legittimo che la leader del nostro partito si metta alla guida di questa battaglia decisiva».
Come risponde a chi la accusa di essere troppo accondiscendente con la segretaria?
«Non escludo che qualcuno dei dirigenti del nostro partito ragioni così, ma non ho mai trovato un iscritto o un elettore che mi muovesse questa critica. Anzi, al contrario: la nostra gente ci chiede più unità. Dovremmo tutti sforzarci di ascoltare le persone, soprattutto la comunità delle democratiche e democratici».
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