Evitare l’escalation e temporeggiare: così Netanyahu guarda alle elezioni negli Stati Uniti di novembre

diMarta Serafini

Il premier israeliano vuole evitare passi falsi e ora ha dalla sua il vantaggio che la Knesset è entrata ufficialmente in ferie fino al 27 di ottobre. Ma non è esente da rischi

DALLA NOSTRA INVIATA 
TEL AVIV - Prendere tempo fino a novembre e provare a stare in equilibro fino al voto negli Stati Uniti. A voler trovare una definizione sintetica della strategia di Benjamin Netanyahu, in questa fase è l’attendismo il migliore asso nella manica del «Mago». A livello interno, il premier israeliano ora ha dalla sua il vantaggio che la Knesset è entrata ufficialmente in ferie fino al 27 di ottobre, nonostante i partiti di opposizione, insieme ai parenti degli ostaggi, si siano opposti ad una pausa dei lavori di tre mesi in un periodo così delicato. Se gran parte dell’attività quotidiana parlamentare è destinata a proseguire, compresa quella sul progetto di legge per la leva obbligatoria per gli studenti ultra ortodossi, tema altamente divisivo che rischia di rompere gli equilibri del governo per le pressioni dell’ultradestra messianica, le sessioni plenarie tuttavia sono sospese a meno che non le convochi il governo. Un fastidio in meno per un esecutivo già traballante.

A livello militare — piano che in questa fase rischia ovviamente di influenzare la riuscita del gioco di prestigio molto più degli equilibri politici interni — il tema più urgente è la risposta da dare a Hezbollah dopo il raid sulla comunità drusa e la morte di 12 bambini, evitando però l’escalation, tanto temuta sia in patria che all’estero, Stati Uniti in testa. Il gabinetto di guerra ha ribadito l’annuncio del premier: una risposta ci sarà. Ma quale sarà e se preveda un’invasione anche solo parziale del Sud del Libano è ancora da scrivere. L’apertura di un secondo fronte di terra, a detta di molti osservatori, è improbabile e non conviene a nessuno, Hezbollah e Iran compresi. Ma — succede inevitabilmente — potrebbero esserci parti interessate invece ad un’escalation del conflitto e in guerra facilmente missili e droni possono scappare di mano. Dopo che Bibi ha ritardato l’invio a Doha della delegazione negoziale alla fine del suo viaggio negli Stati Uniti, le trattative sono riprese con la missione del direttore del Mossad David Barnea che a Roma ha recapitato il messaggio con le linee rosse del governo israeliano.

Oltre a impedire il movimento di combattenti armati nella parte settentrionale di Gaza, le richieste includono la supervisione israeliana sul corridoio di Filadelfia, e il valico di Rafah per impedire il contrabbando di armi attraverso quel confine. Punti su cui Hamas è tornata subito a tacciare Israele di attendismo, critica condivisa anche dai parenti degli ostaggi che accusano il governo di non avere come priorità il ritorno a casa dei loro cari. Tutti fermi fino a novembre? Anche al leader di Hamas, Yahya Sinwar, conviene aspettare invece di procedere immediatamente con un accordo, perché se c’è una possibilità di trascinare Israele in una guerra regionale che includa il coinvolgimento diretto di Hezbollah e quello indiretto dell’Iran, dal suo punto di vista è un vantaggio. Quindi che il gioco di prestigio funzioni per il premier israeliano, è tutto da vedere. E non dipende certo solo dal «Mago».

29 luglio 2024

- Leggi e commenta