Netanyahu prepara la risposta dopo l'attacco in Golan: in Libano si teme l’escalation

diMarta Serafini

Secondo i media israeliani, la sensazione è che Bibi approverà una rappresaglia su vasta scala. La Casa Bianca tenta la soluzione diplomatica 

DALLA NOSTRA INVIATA 
TEL AVIV - Atterrato dagli Stati Uniti in anticipo di qualche ora sull’agenda, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu ha riunito il Gabinetto di sicurezza per decidere una risposta all’attacco missilistico di Hezbollah su un campetto da calcio nel Golan che sabato ha causato 12 vittime nella comunità drusa. La sensazione — sottolineano i media israeliani — è che Bibi approverà una rappresaglia su vasta scala, anche se resta da stabilirne la portata, così come è da capire se ciò scatenerà una guerra totale. Se un attacco israeliano sul Libano è certo, secondo la tv libanese sono però in corso sforzi diplomatici perché questo non avvenga sulle città principali, tra cui Beirut, e le aree densamente popolate.

Hezbollah, dal canto suo, nega la responsabilità dell’attacco missilistico sulla città drusa e accusa Israele di esserne responsabile affermando che «non è la prima volta che le batterie israeliane e i missili Iron Dome per errore hanno colpito le aree intorno a Majdal Shams e le alture del Golan». Nell’attesa della reazione , i comandanti del gruppo, dopo una serie di attacchi dell’Idf nella notte tra sabato e domenica, hanno dato ordine di evacuare alcune posizioni nel sud e nella Beqaa a est, ritenute possibili obbiettivi da parte di Israele. Ad auspicare un abbassamento della tensione, tra i tanti leader, il segretario di Stato americano Antony Blinken che, in una conferenza stampa a Tokyo, pur ribandendo che Israele ha il diritto di difendere i propri cittadini e condannando l’attacco di Hezbollah e le azioni terroristiche, auspica che «il conflitto non si inasprisca». Il tutto mentre dalla Casa Bianca arriva un passo in più e l’annuncio di tentativi in corso per una «soluzione diplomatica lungo la linea Blu», come annunciato dalla portavoce del consiglio di sicurezza Adrienne Watson.

Anche l’Egitto mette in guardia dai pericoli dell’apertura di un nuovo fronte in Libano che «potrebbe far precipitare la regione in una guerra su larga scala», secondo quanto dichiarato il ministero degli Esteri egiziano in un comunicato stampa. Il Cairo ha sottolineato l’importanza di «sostenere il Libano, il suo popolo e le sue istituzioni e di risparmiargli il flagello della guerra» e ha fatto appello alle «forze influenti della comunità internazionale». Infine, l’Egitto ha ribadito la richiesta di un cessate il fuoco immediato e completo a Gaza.

Tentativi di mediazione sono in corso anche in Europa. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sta seguendo in stretto coordinamento con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, l’evoluzione della crisi in Libano e sono state avviate consultazioni telefoniche con i ministri degli Esteri di Israele, Israel Katz, e del governo libanese, Abdullah Bou Habib. Tajani e Crosetto, con i vertici dei loro ministeri, hanno valutato le opzioni a disposizione per la protezione dei cittadini italiani presenti nella regione. La Farnesina rafforza il monitoraggio operativo sugli italiani in Libano e Israele e continua a suggerire a tutti i cittadini italiani in grado di farlo di lasciare la regione. Nelle scorse settimane, assieme al Comando operativo di vertice interforze della Difesa, anche con riferimento alla presenza militare in Unifil, l’Unità di crisi della Farnesina ha aggiornato i piani per possibili evacuazioni.

Resta in stato di allerta il cacciatorpediniere lanciamissili della Marina Militare Luigi Durand de la Penne in porto a Iraklion a Creta a meno di 24 ore di navigazione dalle coste libanesi, così come restano allertati anche i c130 dell’aeronautica mentre rimangono costanti i contatti con le controparti israeliane, libanesi e francesi.

28 luglio 2024

- Leggi e commenta