Tancredi e Alberto, i fratelli Alemagna: «Dal panettone ai piatti pronti con il marchio T’A Milano»

Tancredi e Alberto, i fratelli Alemagna: «Dal panettone ai piatti pronti con il marchio T'A Milano» Tancredi e Alberto, i fratelli Alemagna: «Dal panettone ai piatti pronti con il marchio T’A Milano» Da sinistra, Alberto e Tancredi Alemagna

I fratelli Tancredi e Alberto Alemagna stanno cercando uno spazio nell’alto-milanese per costruire il terzo stabilimento. Quarta generazione, bisnipoti di Gioacchino Alemagna che nel 1921 lanciò il panettone simbolo, con il rivale Motta, di Milano, hanno costruito una food company su quattro pilastri, che si sta allargando. Sotto la T’A Milano (dalle loro iniziali), fondata nel 2008, ci sono oggi la pasticceria, con anche il panettone naturalmente (artigianale); la cioccolateria di qualità; il catering; i piatti pronti di alta gamma per l’alta ristorazione.

Il marchio

Nella firma i fratelli non possono più usare il marchio Alemagna, rilevato da Bauli, ma possono usare nome e cognome: T’A-Tancredi e Alberto Alemagna. «Veniamo da una famiglia che ha fatto la storia del dolciario — dice Tancredi Alemagna, azionista con il fratello Alberto e direttore commerciale —. Mio fratello aveva fatto una promessa a nonno Alberto: quando diventiamo grandi ricompriamo l’azienda. Invece abbiamo deciso di aprire una nostra società. Sono cresciuto a panettone, ma la mia passione è il salato. Con una sola azienda oggi copriamo dall’antipasto al dessert. Essere dolci e salati insieme è la nostra fortuna. Sono contento che il marchio sia stato rilevato da Bauli, un’azienda storica, una scelta di grande coraggio. Ma noi volevamo una cosa diversa».

Gli stabilimenti

Il gruppo ha 110 dipendenti e produce in due stabilimenti a Cerro Maggiore e Parabiago, in provincia di Milano. Dal primo gennaio diventerà fornitore di Borsa Italiana, dallo scorso aprile lo è della Terrazza Martini nel capoluogo milanese. Ha un giro d’affari stimato di 12 milioni quest’anno, quasi il doppio del 2019 (7 milioni). Si attende un utile sostanziale e un margine operativo lordo intorno al 10%. Con il piano triennale 2023-2026 intende raddoppiare. Poi, magari, aprire il capitale.

Gli obiettivi

«Vogliamo superare i 25 milioni di ricavi in tre anni con un margine operativo lordo del 13-15%— dice Alberto Alemagna, amministratore delegato di T’A Milano, fondatore dell’Associazione nazionale banqueting e catering, ex membro del direttivo Confindustria Giovani Alto Milanese —. Stiamo crescendo su tutte e quattro le linee di business, in particolare sui piatti pronti per la ristorazione dove vediamo grandi margini di sviluppo per la mancanza di manodopera specializzata e l’aumento dei costi. Così i ristoratori possono diminuire gli spazi di produzione a favore della somministrazione, evitare grandi investimenti. È il modello del futuro come nel mobile, nella gioielleria e nella moda».

Le linee per la grande distribuzione

I panettoni sfornati, fascia di prezzo medio alta, «sono 80 mila all’anno con due linee, T’A Milano e Cioccolato Gourmet che va nella grande distribuzione: Esselunga, Coop, Carrefour — dice Tancredi Alemagna —. Li esportiamo in America, Giappone, Canada. Il panettone si continua a comperare malgrado la frenata dei consumi». Il catering, con la ristorazione in appalto, è previsto crescere con la ripresa delle manifestazioni: «Abbiamo avuto 500 eventi nel 2022, l’elenco degli appalti cresce ogni mese». Ma è sui piatti pronti per ristoranti e hotel, la quinta gamma, che T’A ora spinge di più. «Abbiamo servito 1,5 milioni di portate nel 2022, speriamo di superare i due milioni quest’anno. Stiamo sviluppando kit modulabili per gli hotel a supporto della cucina, usiamo tecniche di cottura a bassa temperatura e sottovuoto così il prodotto non si deteriora». Per esempio, piatti come il branzino sfilettato, la faraona ripiena.

I tempi, gli investimenti

Quanto all’espansione industriale: «Speriamo di aprire il nuovo stabilimento entro fine 2024. Stiamo cercando un sito adiacente agli altri due impianti, innovativi e interamente alimentati con energie rinnovabili. Investiremo un paio di milioni in aggiunta agli 1,5 milioni dell’ultimo anno e mezzo, anche con il supporto dei finanziamenti di Industria 4.0».

Il capitale

Il caso Alemagna è un modello di rinascita industriale. Ma «servono strumenti che agevolino la crescita dele imprese — dice Alberto Alemagna—. Industria 5.0, sgravi contributivi, bandi per l’internazionalizzazione delle filiere. Bisogna aumentare le risorse per le imprese che aiutano a commercializzare il made in Italy, non ridurle». Era il 2007 quando i due fratelli iniziarono con la lavorazione del cioccolato, il 2011 quando nacque il primo stabilimento. «Nel 2019 , con il Covid, ci siamo reinventati con i piatti pronti di alto livello per hotel e ristoranti — dice Tancredi Alemagna — e nel 2021 siamo partiti con la produzione nazionale». Ora il piano è espandersi all’estero anche con questo, oltre che con il cioccolato e la pasticceria. E chissà, più avanti, accogliere un socio: «Aprire il capitale è un’ipotesi, vedremo quando abbiamo superato i 20 milioni».

Iscriviti alle newsletter di L'Economia

Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)

E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18


Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.