Da imprenditore a mentore: Stefano Quintarelli è passato dall’altro lato della barricata e oggi con il suo fondo di venture capital Rialto Ventures, alimenta – con finanziamenti, ma soprattutto con la sua vasta rete di contatti e di competenze – la prossima generazione di startupper. «Siamo un vc legato a italiani della diaspora – dice al Corriere della Sera – perché siamo noi stessi italiani della diaspora, andati e poi rientrati, e perché le società in cui investiamo, tutte internazionali e basate sullo sviluppo di tecnologie uniche al mondo, btob, disruptive, hanno cuore e testa italiani».
Stefano Quintarelli (il papà dello Spid): «Ora finanzio la prossima generazione di startupper»


Un capitano di ventura a metà tra lo stile californiano fast to fail e quello che rimanda all’umanismo olivettiano. «I miei figli mi prendono in giro: mi dicono che io questi imprenditori li adotto, più che finanziarli». Quintarelli è a buon diritto considerato uno dei papà di Internet in Italia: autore dei primi collegamenti web all’Università di Milano, fondatore di I.Net, il primo business Isp italiano, quotato a Piazza Affari ad aprile 2000 (tecnicamente il primo unicorno di Internet che all’Ipo aveva un valore equivalente a circa un miliardo e mezzo di euro), e poi manager per grandi gruppi internazionali; infine deputato e inventore dello Spid, «il sistema di identità digitale più intensamente usato al mondo». Ed è anche tra gli originatori dell’AI Act, in quanto Esperto ad Alto Livello in seno all’Ue . Rialto Ventures nasce a dicembre 2022, da un incontro speciale: con Simone Brunozzi, imprenditore seriale, Technology Evangelist di Amazon Aws e Vp e Cto di Hybrid Cloud in VMWare, Silicon Valley. «Simone è stato uno dei primi cento dipendenti di Amazon cloud – dice Quintarelli – poi ha fondato un piccolo fondo di vc a San Francisco ed è stato partner in Cota Capital, un vc B2B con base sempre nella Bay Area: ha fatto finora 80 investimenti in startup. È stato lui, un paio di anni fa, tornando in Italia, a tirarmi dentro questo mondo».
Da quando è operativo Rialto Ventures ha finanziato quattro startup – Keyless, Medicilio, V-Nova e Roboze - per un investimento totale di oltre 19 milioni di euro “di cui la metà in aziende con sedi al Sud, dove ci sono talenti straordinari”; e sta concludendo la due diligence di altre due. Con questi round si è aperta ufficialmente una nuova stagione nel vc italiano, in cui il campo da gioco è davvero il mondo. Rialto Ventures ha alcune peculiarità sue proprie: è l’unico fondo italiano il cui anchor investor sia americano, Blue Canyon, nel Nevada , l’inventore degli Hedge Fund negli anni ’80, che nel corso del 2023 ha fatto due investimenti: «Uno in Silicon Valley e uno con noi di 25 milioni», dice Quintarelli. E non solo. «Un nostro investitore chiave è Federico Faggin, l’inventore vicentino-americano del chip – e siamo l’unico fondo fuori dagli Usa in cui lui abbia investito».
È come se Rialto avesse riacceso un faro in faccia alla tecnologia made in Italy, portandosi sul mercato nostrano del vc nel pieno della sua stagione evolutiva, in cui gli operatori storici – P101, 360, Primomiglio – si stanno aprendo all’estero e le startup domestiche iniziano a raccogliere consensi e liquidità anche da parte dei finanziatori internazionali. «Senza quegli operatori pionieri, non ci saremmo potuti essere. Oggi il mercato è diverso rispetto a quando loro lo hanno creato, abbiamo gradi di libertà maggiori, ma lo è grazie a chi ha lavorato in questo Paese e in questo settore prima di noi – dice Quintarelli - Noi investiamo in aziende focalizzate su tecnologia btob, che abbiano già dimostrato di avere qualcosa che funziona sul mercato e hanno bisogno di crescere. Hanno quindi bisogno di persone, di sostegno, di capitali».
L’ultima operazione, annunciata una manciata di settimane fa, ha riguardato Keyless, l’unica azienda al mondo che ha una tecnologia capace di autenticare la persona e non il dispositivo, senza fare trattamento di dati personali ma operando con la biometria da remoto in cloud. Una specie di magia, coperta da brevetto e che contribuirà a risolvere il problema immenso delle frodi legate ai furti di identità, che valgono 20 miliardi ogni anno solo in Europa. «Li abbiamo scelti perché il team ha una chiara consapevolezza della tecnologia, del problema e della dimensione ed è un team internazionale. La società è basata a Londra, con operazioni in giro per il mondo, ma sviluppo e mercato sono in Italia», precisa Quintarelli.
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Cuore italiano, spirito internazionale: come Roboze, centro nevralgico a Bari e parte commerciale a Houston, con focus su stampa 3d con risoluzione micrometrica e con l’uso di polimeri che pesano la metà e resistono il doppio dell’alluminio e con clienti eccellenti nell’industria aerospaziale. «Alessio Lorusso, il ceo è un enfant prodige – dice Quintarelli - a 17 anni ha costruito la prima stampante 3D senza cinghie dedicata alle PMI. Ora con Roboze, fondata nel 2015, vuole rimodellare l’industria manifatturiera». Ancora, VNova, fondata nel 2011 e con sede a Londra e attività anche in India, ha alle spalle un management tutto italiano: i founder sono Guido Meardi e Pierdavide Marcolongo e hanno costruito la loro azienda su un sistema di compressione audio video che è il 40% più efficiente delle tecnologie precedenti e promette un enorme risparmio di energia alle aziende che se ne serviranno in futuro. Gli ambiti di applicazione sono video streaming & conferencing, virtual reality & 360 video, social media, broadcasting, artificial intelligence indexing.
Infine Medicilio, la creatura di Mattia Perroni, studi economici e una passione sfrenata per software e innovazione e una carriera nella consulenza in campo private equity, principalmente nel settore pharma, tra Londra e Milano. Cinque anni in Rocket Internet dove si è occupato di lanciare e gestire i principali e-commerce di Filippine ed Egitto, rispettivamente Lazada e Jumia. Quattro anni da Houzz, società in portafoglio a Sequoia Capital, con sede a Palo Alto in Silicon Valley, come Country Manager Italia e direttore e-commerce internazionale e nel 2020 l’idea: fondare un portale per portare gli esami medici di ogni tipo il più vicino e rapidamente possibile ai pazienti. Se c’è un modo per far rientrare i cervelli in fondo, è proprio questo, aiutarli a sviluppare grandi mercati da piccole idee geniali, che nascono in casa nostra e mirano al mondo dopo aver attinto dal mondo.
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Capitani di ventura come Quintarelli e Brunozzi sono la chiave: perché mettono a disposizione soprattutto la loro fitta rete di contatti, portando le aziende in cui credono ai tavoli che contano, fin da principio. Come si fa da sempre in Silicon Valley. «Fondo Rialto si serve di una società di advisory omonina il cui managing director è un altro italiano della diaspora, Ash Fontana, australiano con il nonno italiano, cresciuto in Silicon Valley e tornato a Bassano del Grappa durante il Covid – racconta Quintarelli – è colui che ha costruito la parte di fundraising di Angellist, l’iniziativa di vc più importante al mondo che ha un giro di affari di 13 miliardi di dollari all’anno. Ci aiuta dandoci relazioni e linee di indirizzo». Tutto questo impianto serve esattamente a costruire nuove aziende, che poi vuol dire pezzi di Pil, nuova occupazione. «Non siamo private equity, non siamo interventisti ma siamo molto di supporto – spiega Quintarelli – una volta un investitore ha chiesto a un nostro imprenditore perché avesse scelto noi e lui ha risposto che la ragione principale fosse che prima di parlare di finanza lo avessimo portato a pranzo con l’ad di una big corp che poteva diventare un suo potenziale cliente di riferimento. Cerchiamo di replicare la stessa esperienza che ho avuto io con I.NET, che è nata nel 1994 solo quando Roberto Galimberti ci ha dato l’equivalente di 250mila euro per il 64% della società: ci siamo diluiti e poi di nuovo con altri aumenti di capitali. Ma Galimberti ci ha insegnato a essere azienda e ci ha aperto la possibilità di prendere come primo cliente Stm e come secondo Italtel. E ha vigilato che facessimo le cose per bene». Oggi i tempi sono maturi per la rinascita hi-tech dell’Italia. E anche per fare in modo che non ci sia una nuova bolla.
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18 dic 2023
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