Inchiesta di Genova, il documento di Toti. «Da parte mia nessuna corruzione. Ogni euro usato per il bene pubblico»
Il governatore nella nota: voglio ridare dignità alla mia figura di uomo e servitore dello Stato
Nei lunghi giorni dei domiciliari Giovanni Toti ha studiato le carte dell’inchiesta che rischia di compromettere in modo definitivo la sua carriera politica. Si è gettato a capofitto nelle novemila pagine depositate per prepararsi all’interrogatorio, davanti ai pm, al termine del quale ha consegnato una lunga e appassionata memoria.
La dignità
«Restituire alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la dignità che ho costantemente cercato di preservare», è la principale intenzione che esprime nel documento preparato con il suo legale, l’avvocato Stefano Savi. Onore macchiato da un’indagine che contiene «carenze ed errori» ma alla quale annuncia di voler «collaborare, con trasparenza e onestà» per la «ricostruzione della verità».
Toti e le imprese
La natura dei suoi rapporti con il mondo dell’impresa non può emergere dalla «limitatissima» visuale dell’inchiesta che ha scosso la Liguria, ma va ricercata negli anni di lavoro con moltissimi imprenditori che ha incontrato, tutti sempre trattati «con la medesima attenzione», nel rispetto di «leggi o regole di mercato», senza «alcuna discriminazione» tra chi lo sosteneva politicamente o anche con i finanziamenti ai suoi Comitati, e chi no.
Ne fa un lungo elenco in cui ci sono i nomi di molti importanti armatori. All’accusa di aver utilizzato il peso della sua funzione di governatore per fare pressione su Paolo Signorini, il presidente dell’Autorità portuale (finito in carcere), e favorire il re della logistica portuale genovese Aldo Spinelli, risponde di non aver mai interferito né «ho servito un interesse particolare in danno di quello collettivo», e quando si è trattato di atti di competenza della Regione, si sarebbe limitato ad autorizzare ciò che era stato «tracciato dagli uffici preposti» stimolandoli nell’ottica dell’efficienza e della rapidità, ma sempre nel «primario interesse pubblico».
«Ogni euro incassato» dai suoi Comitati è stato usato per la politica, mai nulla è finito nelle sue tasche, dichiara. Dalle indagini, infatti, è emerso che i 74 mila euro versati da Spinelli, come altri finanziamenti anche più cospicui, sono stati rendicontati secondo la legge. Per «fugare ogni minimo possibile sospetto», ha anche dedicato un conto personale alle sole spese dell’attività politica.
La concessione
L’accusa più pesante riguarda i 40 mila euro dati da Spinelli dopo la proroga di 30 anni della concessione del terminal Rinfuse nel dicembre 2021. Le intercettazioni e gli incontri nello yacht dell’imprenditore, imbottito di cimici dalla Guardia di Finanza, dimostrano, secondo l’accusa, che il governatore avrebbe chiesto denaro a Spinelli che ha pagato dopo aver ottenuto la proroga. Toti si smarca: l’atto è stato deciso autonomamente dall’Autorità dopo un’attenta valutazione. Se lui è intervenuto è stato per scongiurare una guerra tra Spinelli e l’armatore Gianluigi Aponte, suo socio in Terminal Rinfuse, che poteva bloccare «la vita del porto con grave nocumento alla economia ligure». Lo yacht viene descritto, secondo Toti, «quasi fosse un luogo nascosto e lussuoso di piacere», in realtà «basta conoscere le abitudini di vita e lavoro di Spinelli» per capire che «da sempre è usato» come un ufficio.
L’altra area
Aldo Spinelli, che era costantemente a caccia di aree dove mettere merci e container, avrebbe versato, nel 2022, 30 mila euro ai Comitati di Toti per ottenere, dicono i pm, la concessione dell’area Carbonile. Anche in questo caso, il presidente sostiene che non ci fu alcun intervento della Regione Liguria e che, comunque, l’assegnazione fu «giusta e legittima».
Un’altra accusa riguarda i 4.100 euro versati da Spinelli per una cena elettorale nel marzo 2023 che i pm considerano una tangente legata al progetto di privatizzazione della spiaggia di Punta dell’Olmo a Varazze, di fronte a un complesso residenziale realizzato dall’imprenditore. Tutto regolare, rivendica Toti: la privatizzazione semplicemente non c’è stata perché non poteva esserci, come ha dichiarato lo stesso Spinelli. «La mia attenzione si limitava ad aiutare l’investimento» che era «nel pubblico interesse».
I finanziamenti
Spinelli non dava soldi solo al gruppo politico di Toti. L’imprenditore finanziava «moltissimi soggetti», dice il presidente. Come dimostra l’incontro con l’ex governatore pd Claudio Burlando, registrato dalle telecamere nascoste dalla Procura di Nicola Piacente, aveva contatti anche con l’opposizione pur di «trovare un mezzo di pressione».
«Solo una cena»
E sulla corruzione elettorale per qualche centinaio di voti alle ultime Regionali, garantiti da personaggi della comunità dei riesini in cambio di alcuni posto di lavoro, peraltro non trovati, Toti sostiene che c’erano persone che promettevano voti un po’ a tutti e, comunque, alla fine si parla di una cena organizzata dai suoi collaboratori della quale sapeva solo che riguardava la comunità riesina.