|
Che un governo olandese impieghi tanto a formarsi non è strano: le coalizioni per l’ultimo, il Rutte IV uscente, durarono quanto una gestazione umana, nove mesi. Era il 2021. La creatura non è sopravvissuta, e mercoledì scorso gli olandesi sono tornati a votare. Non è strano, dunque, che passati solo cinque giorni dalle elezioni le trattative per il nuovo governo siano a un’apparente impasse; succede sempre, sempre dopo lunghi colloqui si trova la via. Geert Wilders
- Eppure c’è chi in questa impasse legge un possibile argine alla marea di partiti di estrema destra che da anni si infilano nei governi di mezza Europa, con qualche eccezione — Polonia, Spagna — ma sempre più sdoganati, sempre meno inaccettabili. Le elezioni olandese le ha stravinte, non vinte, lo xenofobo Geert Wilders; dopo diverse legislature in continua crescita il suo Partie voor de Vreijheit, partito per la libertà, ha preso il 23% dei voti. E le ha straperse, non perse, il partito di Rutte che ha governato per tredici anni; su un Parlamento di 150 seggi ne ha perduti dieci, e alle urne è terzo. Il volto della sconfitta non è quello di Mark Rutte, che prudentemente ha mantenuto un profilo basso. Ma quello della sua successora, Dilan Yesilgoz-Zegerius.
- Cognome turco-curdo da nubile e poi sposata Zegerius (René: funzionario della Sanità), Yesilgoz-Zegerius,sarebbe stata la prima premier donna dei Paesi Bassi. Ha impostato l’intera campagna elettorale sulla promessa di compiere il giro di vite sull’immigrazione che ha fatto cadere il governo Rutte; è passata così per una figura leggermente opportunista, pronta a rinnegare il suo passato di richiedente asilo, pur di governare. È stata ribattezzata «il pitbull». Ha dichiarato più volte, unica tra i leader politici unanimi nell’ostracismo, che avrebbe potuto governare con il Pvv di Wilders come alleato. Sottinteso, con i Liberali alla guida. Le urne l’hanno smentita: le carte di questo governo non può darle lei.
- Wilders, prima ancora di farle una telefonata, l’ha chiamata immediatamente in correo con un tweet, a spogli ancora in corso: governerò, ha scritto, col supporto di Liberali, Centristi e partito dei Contadini. Ma il solo sostegno che ha incassato è quello dei contadini. Il loro Boer Burger Beweging è stata una scossa d’avvertimento alle elezioni locali di marzo, travolgendo ovunque i Liberali ed esprimendo una forte spinta antisistema. Il leader del partito di centro Nsc Pieter Omtzigt sta ben zitto, e non fa sapere se sosterrà un governo Wilders o no. La sorpresa sono stati i Liberali. Nemmeno 24 ore dopo Dilan Yesilgoz-Zegerius comunicava ai suoi, e quindi alla stampa: noi Liberali non governeremo. Sosterremo il governo sulle singole mozioni, ma gli elettori ci hanno dato un segnale, vogliono che stiamo in panchina. L’ala destra del partito la tira per la giacca: «Bisogna mostrare responsabilità, la gente vuole una stretta sull’immigrazione e dobbiamo dargliela». Wilders è furente e lo esprime sui social: «Il tempo dei trucchetti politici è finito, qualche politico non lo capisce». Lei ha parlato, e tiene il punto.
- Intanto Gom van Strien, l’anziano senatore del partito di Wilders che era stato nominato come «informateur», cioè come sherpa incaricato di sentire le esigenze dei possibili alleati di governo (in Olanda è una figura istituzionalizzata), ha lasciato l’incarico. Uno scandalo all’università di Utrecht, in cui lui sarebbe coinvolto, lo ha costretto a fermarsi; e il Pvv, partito padronale il cui unico iscritto per statuto è Geert Wilders, non dispone di molte altre figure in grado di sostituirlo nelle trattative. Gli osservatori immaginano Dilan Yesilgoz come un personaggio chiave della narrativa nazionale olandese: Hans Brinker, piccolo grande eroe che andando a scuola si imbatte in una diga che perde. Un buco nelle pareti fa fluire molta acqua, e la diga rischia di inondare l’intera città di Haarlem; lui ci infila il suo ditino e ferma l’inondazione. Le trattative per il governo saranno ancora lunghissime, ma Dilan Yesilgoz per ora è lì, col suo ditino nella diga.
|
|