Mes, riparte il pressing dell'Ue. Giorgetti protesta per il trattamento ricevuto dall'Italia
L'irritazione del ministro dell'Economia per come stanno procedendo le trattative a Bruxelles
DALLA NOSTRA INVIATA,
LUSSEMBURGO - L’Italia ha deciso di far presente anche ai ministri finanziari dell’Eurogruppo, nella riunione a Lussemburgo del board del Meccanismo europeo di stabilità, l’irritazione per come la premier Giorgia Meloni è stata trattata durante la cena informale tra i leader Ue per i posti di vertice. Il messaggio lo ha portato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ai suoi colleghi, sottolineando che un Paese fondatore non può essere escluso da decisioni importanti come la scelta delle cariche apicali Ue per la legislatura 2024-29. «Senza citare precisamente che cosa il ministro Giorgetti abbia detto o non detto» durante il board del Mes «non sono state menzionate» tematiche relative al trattamento riservato all’Italia a Bruxelles, ha detto il direttore generale del Mes Pierre Gramegna, rispondendo a una specifica domanda in conferenza stampa. Secondo un’altra fonte il ministro italiano ha sollevato la questione durante gli incontri bilaterali con i diversi colleghi e non nel meeting.
In una nota, in serata, il Mef spiega che «il ministro Giorgetti, pur rammaricato per l’evidente equivoco, conferma di aver fatto riferimento, nel corso dell’assemblea del Mes, al trattamento riservato all’Italia a Bruxelles sottolineando che questo non agevola sereni confronti politici». La riunione del board è stata l’occasione per fare ancora una volta il punto sulla mancata ratifica del nuovo trattato del Mes da parte dell’Italia, unico dei venti Paesi azionisti a non averla ancora completata. Sei mesi fa la Camera ha bocciato la proposta, era il 21 dicembre, ora tecnicamente il governo potrebbe ripresentare il testo. Il ministro Giorgetti ha spiegato che non c’è una maggioranza in Parlamento favorevole. Ha però espresso apprezzamento per la relazione di Gramegna sulla possibile revisione degli strumenti a disposizione del Mes e ha accolto in modo positivo la disponibilità ad allargarlo ad altre finalità. Ma solo un impegno politico unanime dei 20 potrebbe consentire di avviare un discorso diverso con i partiti della maggioranza in Italia. E i Paesi «frugali» non sembrano disposti al momento ad andare nella nuova direzione, che invece non dispiacerebbe a Francia e Spagna. L’Italia non ne fa più nemmeno una questione di timing, chiedendo prima le modifiche per poter poi passare alla ratifica. Anche perché su questo nei mesi scorsi gli altri Paesi erano stati molto chiari: non si può procedere in nuove direzioni se prima non si completa il processo già intrapreso.
Il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe ha spiegato che «la ratifica da parte di tutti è una priorità importante» e ha sottolineato il suo «rapporto eccellente con il ministro Giorgetti». Tuttavia ha ribadito la posizione espressa anche nella riunione di maggio e che parte dal «rispetto dei punti di vista dei diversi Paesi sul Mes». Ma la mancata ratifica da parte dell’Italia «è una perdita collettiva». «Il punto fondamentale è che, se un Paese non ratifica la riforma — prosegue — tutti gli altri Paesi vengono privati degli strumenti aggiuntivi». Per Gramegna la mancanza del paracadute collegato alla riforma «lascia i contribuenti vulnerabili» a una eventuale «significativa crisi bancaria».
Il Mes ha condotto una revisione completa del suo volume di prestiti, dell’adeguatezza del capitale e degli strumenti di assistenza finanziaria per valutare se queste risorse siano ancora adatte per affrontare le minacce alla stabilità finanziaria che derivano dalle sfide attuali come le tensioni geopolitiche e i cambiamenti climatici. Tra le ipotesi sul tavolo anche un nuovo strumento per fornire supporto a nuovi choc esterni. Ripensare al proprio futuro magari «incoraggerà l’Italia ad avere un’attitudine positiva», ha detto Gramegna.
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