Charles Michel: «Il ruolo dell'Italia nella Ue? Positivo e apprezzato. L’obiettivo è restare uniti»

diLuigi Ippolito

Il presidente del Consiglio europeo uscente: «Da Giorgia Meloni un lavoro importante sul tema migranti. Dobbiamo mostrare rispetto verso tutti quelli che siedono al tavolo»

DAL NOSTRO INVIATO
BLENHEIM PALACE (OXFORDSHIRE) - Gli echi della votazione di giovedì all’Europarlamento sono arrivati a Blenheim Palace, la splendida residenza nella campagna inglese che vide i natali di Winston Churchill. Qui si è svolto il vertice della Comunità Politica Europea, il forum voluto due anni fa da Emmanuel Macron per includere i Paesi extra-Ue, dalla Gran Bretagna all’Ucraina. A rappresentare le istituzioni comunitarie c’era Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo che si avvia alla scadenza del suo mandato: Michel ha concesso un’intervista a un ristretto gruppo di media internazionali, fra cui il Corriere.

La maggioranza a sostegno di Ursula von der Leyen nell’Europarlamento è stata allargata ai Verdi, ma il partito di Giorgia Meloni è rimasto fuori: ha senso escludere quello che è forse il governo più stabile in uno dei grandi Paesi della Ue?
«Posso parlare a nome del Consiglio, non del Parlamento: e fino all’ultimo giorno del mio mandato non smetterò di battermi per proteggere l’unità europea all’interno del Consiglio europeo. Apprezzo il ruolo positivo e fruttuoso svolto da Giorgia Meloni in diversi campi: ho apprezzato la leadership di Meloni nel G7 che si è svolto in Italia, ha svolto un ruolo importante per aiutarci a convergere e essere uniti sui temi dell’immigrazione e del sostegno all’Ucraina. Il voto al Parlamento europeo è una cosa, ma la responsabilità del Consiglio europeo è tenere unita la Ue: e farò di tutto, fino all’ultimo giorno, per aiutare gli Stati membri a essere uniti. Per questo dobbiamo mostrare rispetto verso tutti quelli che siedono al tavolo del Consiglio europeo».

Qui a Blenheim Palace uno dei temi centrali in discussione è stato quello dell’immigrazione: e la premier italiana ha presieduto proprio il gruppo di lavoro dedicato all’argomento.
«Negli ultimi due-tre anni abbiamo concluso il patto sulle migrazioni e abbiamo avviato partnership con altri Paesi nel campo dell’immigrazione e della lotta alle rotte criminali: è quello che facciamo quando ci impegniamo con la Libia o con la Tunisia. Giorgia Meloni ha svolto un ruolo molto importante e se ne è parlato anche qui nella riunione plenaria: dobbiamo cooperare di più per combattere i gruppi criminali che sfruttano l’immigrazione illegale. Al G7 a presidenza italiana ho avvertito una volontà politica di essere molto più seri in proposito».

La prospettiva di una rielezione di Donald Trump alla presidenza americana si fa sempre concreta: come si sta attrezzando la Ue?
«Aspettiamo di vedere i risultati negli Usa. Ma in ogni caso dobbiamo rafforzare gli strumenti per avere più influenza sul nostro futuro: non vorrei che la Ue fosse il campo da gioco di altri. Vorrei una Ue più resiliente, più influente nel promuovere i nostri valori e difendere i nostri interessi. Ne abbiamo discusso intensamente negli ultimi mesi, è ciò che chiamiamo l’agenda strategica: vogliamo batterci per difendere i valori democratici, vogliamo rafforzare la nostra base economica, ma soprattutto c’è un cambio di paradigma nel settore della difesa e sicurezza. Fino a 4 -5 anni fa la Ue era un progetto basato su valori ed economia, ma non sulla sicurezza: adesso questa è diventata una priorità».

Eppure proprio in politica estera appare complicato raggiungere l’unità: la presidenza di turno è in mano all’Ungheria e Viktor Orbán se ne va a Mosca a incontrare Vladimir Putin...
«Ciò che le iniziative di Orbán hanno mostrato è che i restanti 26 sono molto uniti nel sostegno all’Ucraina: e ricordiamo che la presidenza ha un ruolo zero nel rappresentare la Ue e non ha alcun mandato per rappresentarla in politica estera».

Questo summit si svolge in Gran Bretagna subito dopo la vittoria laburista: e il nuovo premier Keir Starmer ha detto di considerarlo il colpo d’avvio per resettare il rapporto fra Londra e l’Unione europea dopo i traumi della Brexit.
«Sosteniamo questa idea di un reset delle relazioni. La Brexit è una scelta fatta dal popolo britannico, che non era nei desideri della Ue, ma abbiamo fatto il possibile per avere una cooperazione fra Regno Unito e Ue: e questa cooperazione potrà approfondirsi nel futuro. È una relazione strategica e questo sarà il compito della nuova leadership della Ue».

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19 luglio 2024 ( modifica il 19 luglio 2024 | 20:20)

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