Mes, tasse, privatizzazioni, balneari: i punti economici della conferenza stampa di Giorgia Meloni

Mes, tasse, privatizzazioni, balneari: i punti economici della conferenza stampa di Giorgia Meloni Mes, tasse, privatizzazioni, balneari: i punti economici della conferenza stampa di Giorgia Meloni

«Il mio obiettivo è confermare le misure» contenute nella Manovra di quest’anno. La premier Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa di “fine anno” del 4 gennaio organizzata alla Camera dei deputati con la stampa parlamentare, dopo averla rimandata per settimane, risponde finalmente alle domande dei giornalisti e dichiara di sperare «addirittura di migliorare» le misure in corso d’anno. L’obiettivo, ha detto la premier, resta quello di «tagliare la spesa pubblica», piuttosto che aumentare le tasse: «Non le ho aumentate - ha detto - e non lo farò, e penso si possa fare un lavoro anche più preciso il prossimo anno». Insomma, verso un Fisco che venga incontro ai cittadini. E dato che «quest’anno si può ragionevolmente immaginare una diminuzione dei tassi di interesse», secondo la premier si troveranno lì le nuove «risorse per pagare il debito pubblico». E sul tema delle pensioni, nello specifico all’evidente inasprimento delle regole per lasciare il lavoro, Meloni ha glissato, limitandosi a dire di voler affrontare il tema con le parti sociali.

«Appello di Mattarella su ambulanti non rimarrà inascoltato»

Pungolata da un giornalista sul tema degli ambulanti e dei balneari, la premier ha assicurato che l’appello del presidente Mattarella non rimarrà inascoltato. «Ho letto con grande attenzione la lettera del Presidente », ha detto la premier. Per quanto riguarda gli ambulanti, Meloni ha spiegato che «l’intervento si è reso necessario per uniformare il trattamento» dei soggetti interessati in Comuni diversi. Ma dopo la lettera di Mattarella, «occorrerà valutare nei prossimi giorni con i partiti della maggioranza e con i Ministri interessati l’opportunità di interventi chiarificatori sulla materia». Sui balneari, invece, la premier ha ricordato che il governo da lei presieduto ha fatto la mappatura delle coste per valutare la scarsità del bene. Insomma, secondo Meloni, è stato fatto un «lavoro serio e ora l’obiettivo è una norma di riordino della giungla di interventi e pronunciamenti e il confronto con la Commissione europea per scongiurare la procedura di infrazione e dare certezza agli operatori e agli enti che devono applicare le norme».

«Mes strumento obsoleto»

Dopo essersi detta soddisfatta del Patto di stabilità («Anche se non è quello che volevo»), Meloni è stata invitata a commentare la mancata ratifica italiana del Mes. «Non credo che il tema vada letto in relazione ai risultati del Patto di Stabilità - ha detto la premier -. Il Mes è stato bocciato, perché non c’è mai stata una maggioranza in Parlamento per la ratifica, la decisione del governo Conte di accettarlo ha messo l’Italia in oggettiva difficoltà». Ma come per quasi tutta la conferenza stampa, Meloni ha preferito spostare il focus accusando opposizioni e governi precedenti per le difficoltà del presente. «Il M5S ha sempre dichiarato di essere contrario al Mes», ha incalzato la premier, «e io penso sia stato un errore sottoscrivere la modifica del trattato sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento. Il Mes esiste da tempo e dal mio punto di vista è obsoleto, e penso che nella reazione dei mercati alla mancata ratifica si legga questo». Per poi concludere: «Forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per far diventare questo strumento più efficace di come sia oggi». Dunque, la premier ha indicato come necessarie delle modifiche, ma non ha ritenuto il caso di approfondire e spiegare quali correzione lei avrebbe in mente.

«Tasse su extraprofitti banche è operazione win-win»

Alla domanda sul tema della tassa sugli exraprofitti delle banche, la premier ha di nuovo risposto attaccando le opposizioni. «Mi fa sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di fare questa tassazione, siano quelli che alle banche hanno fatto regali miliardari», ha detto Meloni, nominando il Pd e il «M5s, che è stato cintura nera degli aiuti alle banche, con 5 miliardi per trasformare i prestiti delle banche in prestiti allo stato italiano, l’obbligo dei pos con le commissioni scaricate sulle imprese, il superbonus e i crediti acquistati dalle banche con gli sconti. Poi ci criticano perché abbiamo avuto il coraggio di mettere la tassazione», ha sferzato Meloni. «C’è stata una differenza tra i tassi di interesse per i mutui e quelli dei depositi e dei conti correnti. La differenza è stata oggetto della tassazione per il 40 per cento. La tassa c’è, quello che è cambiato è stata l’aggiunta della possibilità di accantonare un importo pari a due volte e mezzo l’ammontare della tassazione in una riserva non distribuibile», ha spiegato ancora la premier. «Questo comporta che aumentando le riserve aumenterà anche il credito erogato ai cittadini. Nel caso in cui si optasse per il non versamento immediato della tassazione, questo comporterebbe un aumento del credito erogato e questo comporta nel medio periodo che molte banche pagheranno più tasse di quelle previste dalla tassa sugli extraprofitti. Per l’operazione è una operazione win win, da una parte c’è l’ipotesi di pagare subito la tassa l’altra ipotesi è il rafforzamento del capitale. Dobbiamo riconoscere il coraggio e finora i cittadini italiani hanno mostrato di capire».

«Ridurre quota dello Stato in Poste, sì privati in Fs»

Previsti 20 miliardi di entrate nel triennio 2024-2026 e un punto di Pil in tre anni con le privatizzazioni. Per questo, il governo pensa ad una «riduzione della quota statale» in Poste, «senza ridurre il controllo pubblico». Altra operazione allo studio, ha detto Meloni, riguarda «l’ingresso di quote minoritarie di privati in Fs». La logica delle privatizzazioni del governo, ha aggiunto Meloni, “è di ridurre la presenza dello Stato dove non è necessaria”.Poste e Ferrovie tra queste e c’è anche Monte dei Paschi di Siena...che tempi ci sono? La premier scuote la testa: i tempi non li so. So che cosa non sono le nostre privatizzazioni, regali di milioni a pioggia. Piuttosto riduzione di quote di partecipazioni statali che non vuol dire perdita di controllo pubblico.

«Decreto flussi? Consci del problema, potenziamo strutture»

Inevitabile, infine, la domanda sul tema delle difficoltà del decreto flussi. A fine anno le domande già compilate per far venire in Italia e assumere lavoratori stranieri nell’ambito dei flussi 2023 hanno sfondato quota 600 mila a fronte dei soli 136 mila ingressi autorizzati dal governo. Meloni anche in questo caso non ha dato una risposta concreta e si è limitata a evidenziare che il governo «ha chiaro il problema e stiamo potenziando le strutture» dedicate, ha detto. «C’è un carico di lavoro enorme» e «bisogna valutare ipotesi di snellimento delle procedure. «Il sistema» anche in passato «andava in tilt per molto meno».

«Lo stop all’accordo sulla Via della Seta per risultati non efficaci»

Infine, Giorgia Meloni ha ribadito che lo stop all’accordo sulla Via della Seta è nato da una valutazione dei risultati non efficaci. «La decisione sulla Via della Seta è stata presa per coerenza con tutto quello che ho sempre pensato. Sono convinta di questa decisione sulla base dei risultati arrivati con questo accordo», ha detto la premier. «Il saldo della bilancia commerciale dal 2019 è diventato sempre più sfavorevole per l’Italia», ha aggiunto citando random alcuni dati successivi alla stipula dell’accordo, che resta secondo la premier «una scelta economicamente non efficace».

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