Decreto flussi, solo il 30% dei lavoratori extra Ue ammessi ottiene il contratto di soggiorno

Decreto flussi, solo il 30% dei lavoratori extra Ue ammessi ottiene il contratto di soggiorno Decreto flussi, solo il 30% dei lavoratori extra Ue ammessi ottiene il contratto di soggiorno

Le quote di ingresso di lavoratori stranieri in Italia del decreto flussi sono insufficienti per coprire le esigenze di manodopera di moltissimi settori: dall’agricoltura al settore alberghiero, al lavoro domestico. Inoltre, solo il 30% di coloro che rientrano nelle quote riesce a sottoscrivere un contratto di lavoro con permesso di soggiorno, a causa «di un sistema rigido e inefficace». A fotografare la situazione è il dossier «La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi» della campagna Ero Straniero, presentato al Senato da Giulia Gori (Fcei), Giulia Capitani (Oxfam), Fabrizio Coresi (ActionAid) e Francesco Mason (Asgi), per la campagna Ero straniero, con le testimonianze di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, e Laura Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina. L’analisi è stata realizzata a partire dai dati del Viminale.

I numeri del biennio 2022-2023

Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto. Lo stesso vale per le domande del 2023: fino ad agosto su 65.662 nulla osta rilasciati, 19.082 persone non risultano essere arrivate in Italia. Nel complesso, il rapporto tra le quote stabilite e i contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti è molto basso per i due anni: il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale (solo 12.708 contratti di soggiorno sottoscritti a fronte di 42.000 ingressi stabiliti dalle quote) e del 26% per il canale non stagionale (solo 5.243 contratti su 20.000 quote). «Ciò vuol dire che solo un terzo di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e avere i documenti, mentre la maggior parte, impiegata dalle aziende col solo nulla osta, una volta terminato tale impiego, è destinata a scivolare in una condizione di irregolarità e quindi di estrema ricattabilità e precarietà», denuncia Ero Straniero. Quanto alla distribuzione territoriale nel settentrione il 30% dei nulla osta è trasformato in contratti di soggiorno. Seguono il centro con il 17% e il sud solamente con poco più del 12%.

Le proposte di «Ero straniero»

Secondo la campagna «Ero straniero», questi dati dimostrano che è necessario andare oltre «un meccanismo di ingresso per lavoro rigido e difficilmente accessibile» attraverso l’introduzione di canali diversificati, flessibili, in grado di far incontrare domanda e offerta. Inoltre per chi è già in Italia e ha un rapporto di lavoro informale andrebbe introdotta la possibilità di firmare un contratto e di mettersi in regola in qualsiasi momento, senza dover aspettare una sanatoria. Tra le proposte presentate al governo c’è anche quella di introdurre un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso «sponsor» (persona singola o enti di intermediazione che presentano la richiesta di visto per l’ingresso di lavoratore/lavoratrice) o di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata direttamente da lavoratore/lavoratrice a fronte di garanzie economiche.

Assindatcolf: «Bisogna allargare le quote»

«Bene che il settore domestico, escluso da 11 anni, sia finalmente rientrato nei decreti flussi. Ora, però, è necessario allargare le quote, che sono insufficienti a soddisfare il fabbisogno delle famiglie, e superare l’iniquo meccanismo del click day, ripensando tutto il sistema di ingresso», dice Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.

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