Unicredit, accordo con i sindacati per 510 uscite volontarie e 210 assunzioni
di Andrea Rinaldi
Più 6% di nuovi iscritti, oltre 5 miliardi di patrimonio, 41 mila aziende associate con 271 mila iscritti, oltre a circa 500 milioni di investimenti previsti nei private markets, tra Fondi di private equity, Fondi di private debt, Fondi infrastrutturali e di venture capital. Sono i numeri principali del bilancio del Fondo Fon.Te, emersi dalla relazione annuale presentata al Senato mercoledì 20 dicembre che contiene anche le proposte per valorizzare la previdenza complementarenel contesto socioeconomico italiano. Per il presidente del Fondo Fon.Te, Maurizio Grifoni «la previdenza complementare rappresenta ormai una componente ineludibile all’interno del sistema pensionistico italiano». I risultati positivi sono stati ottenuti, è stato fatto notare, grazie al miglioramento dei rendimenti finanziari e all’aumento delle contribuzioni in entrata che, secondo i dati del preconsuntivo, supereranno a fine anno i 600 milioni. Nato nel 1996 come fondo di previdenza complementare del terziario, Fon.Te. ha natura negoziale tra le organizzazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori ed è costituito come ente no profit. Dal 1° aprile 2022 si è aperto ai liberi professionisti e ai lavoratori autonomi.
Nell’ambito del forum internazionale del Future investment initiative (Fii) institute che si è tenuto in Arabia Saudita nel mese di ottobre 2023, è emerso che il 52% dei giovani, a livello mondiale, appare fortemente preoccupato per la propria pensione. In particolare, il nostro Paese è quello che maggiormente risentirà del cosiddetto «inverno demografico» con una popolazione che nel 2050 avrà 5 milioni in meno di residenti attivi e un calo delle nascite anche per la riduzione della popolazione femminile in età fertile e, quindi, compresa tra i 15 e i 49 anni. Il rischio è che fra 30-40 anni ci saranno più cittadini che vivranno ad alto rischio povertà. L’ultima indagine del Censis mostra inoltre che l’Italia è ancora un Paese di forte emigrazione giovanile per via della bassa attrattività del mercato del lavoro in generale. Di fronte a questo scenario i giovani non sono stimolati a costruire le fondamenta della nostra società futura. Questa circostanza è anche dettata dal fatto che numerosi studi confermano che a causa delle carriere discontinue e dei bassi redditi, si andrà in pensione tra i 70 e i 74 anni, con un tasso di sostituzione solo del 60% rispetto all’ultima retribuzione. Gli ultimi dati Istat, in riferimento all’anno 2022, confermano una crescita della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione, con quasi 7mila nascite in meno rispetto al 2021 e ben 183mila in meno rispetto al 2008. I nati residenti in Italia sono 393mila, con un tasso di natalità del 6,7 per mille. Inoltre, la popolazione italiana è scesa sotto i 59 milioni e invecchia nonostante il contributo degli stranieri.
Il tema delle pensioni si affaccia continuamente nel dibattito politico culturale del nostro Paese, tuttavia, permane una scarsa conoscenza di questo strumento di risparmio soprattutto tra le nuove generazioni. Si avverte ormai la necessità di trovare nuove soluzioni per garantire la sostenibilità finanziaria dell’intero sistema previdenziale e, al contempo, l’adeguatezza dei futuri trattamenti pensionistici. I Fondi pensione sono considerati come investitori istituzionali responsabili del sostegno all’economia del Paese. A livello complessivo sappiamo che soltanto una parte limitata dei circa 200 miliardi di risorse gestite dalla previdenza complementare viene destinata all’economia reale. Come noto, questa situazione, tipicamente italiana, non si riscontra in nessun altro Stato europeo: negli altri Paesi, infatti, affluiscono in favore dell’economia reale risorse per almeno il 40% del totale degli assets under management presso i Fondi pensione. La previdenza complementare non può più essere considerata solo «integrativa» ma dovrà necessariamente essere direttamente interconnessa alla previdenza obbligatoria, in un’ottica di giustizia previdenziale che tenga conto, da un lato, della salvaguardia del patto generazionale che caratterizza il primo pilastro e, dall’altro, di fare in modo che l’accesso alla previdenza complementare sia alla portata di tutti e non dei soli garantiti, vale a dire coloro che hanno carriere più stabili e redditi più alti. Solo trattando insieme il primo e secondo pilastro si può addivenire a meccanismi che assicurano trattamenti pensionistici adeguati alle attuali esigenze di lavoratrici e lavoratori.
Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha sostenuto che «sebbene i dati Istat sull’occupazione siano incoraggianti, è necessario intervenire per contrastare il lavoro povero e puntare sul rafforzamento della contrattazione collettiva trovando soluzioni a sostegno del mondo del lavoro. La previdenza complementare risulta determinante. In tal senso, nell’ottica di una riforma previdenziale è fondamentale rafforzare il secondo pilastro attraverso un sistema premiale fondato su incentivi. L’obiettivo è supportare i futuri pensionati gestendo un mondo del lavoro che vive una fase di radicale trasformazione». Federico Freni, sottosegretario all’Economia, ha rilevato che «i dati emersi dalla relazione sono molto positivi e lasciano ben sperare per il rilancio degli investimenti nell’economia reale. La previdenza complementare è in crescita e ciò si spiega con il bisogno di sicurezza da parte dei cittadini». Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive della Camera, ha osservato che «è fondamentale ragionare sul primo e secondo pilastro per essere vicini al Sistema Paese e contrastare il fenomeno del calo demografico». Secondo Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera, «sul fronte dell’occupazione, in Italia, la situazione migliora. Guardando al futuro però, ogni lavoratore, oggi non può non pensare anche alla pensione. E quindi diventa prioritario pensare alla previdenza complementare che deve essere sempre più integrativa e sussidiaria. Un ragionamento ampio che interessa il benessere del lavoratore e quindi anche la sua vita sul fronte del welfare, della sicurezza e della sanità».
Maurizio Grifoni, presidente Fondo Fon.Te ha aggiunto che «non è più rinviabile una revisione organica e strutturale del primo e del secondo pilastro del sistema previdenziale, evitando interventi spot che intacchino garanzie e vantaggi acquisiti, al fine di implementare e sviluppare una piattaforma di strumenti a sostegno di una “previdenza ibrida”, capace cioè di garantire una pensione futura adeguata, equa e sostenibile anche dal punto di vista delle coperture finanziarie». Michele Carpinetti, welfare Filcams-Cgil e vice presidente del Fondo Fon.Te, ha sottolineato che «incentivare la previdenza complementare è un’opportunità per tutti i cittadini. L’obiettivo deve essere quello di arrivare alla creazione di un sistema pensionistico che sia in grado di offrire una pensione adeguata, in modo particolare ai soggetti più deboli, in un’ottica di giustizia previdenziale e volto alla protezione di coloro i quali, nel corso della vita lavorativa, hanno avuto difficoltà, redditi più bassi e carriere discontinue». Anna Maria Selvaggio, direttore generale del Fondo Fon.Te, ha fatto notare che «in un contesto di costante invecchiamento della popolazione, che concorre a mettere in crisi il nostro sistema pensionistico, è importante che tutti gli attori del welfare contribuiscano nella diffusione di una cultura previdenziale volta alla sensibilizzazione riguardo l’urgenza di incentivare la pensione integrativa o complementare. Oggi, comunque, vi è una maggiore consapevolezza sia da parte delle aziende, sia da parte dei lavoratori sulla necessità di agire in tale direzione per la creazione di un sistema previdenziale in grado di garantire un futuro sereno, in un orizzonte non solo individuale ma anche collettivo».
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20 dic 2023
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di Andrea Rinaldi
di Francesco Di Frischia
di Corriere Economia
di Redazione Economia
di Valentina Iorio