Il presidente Mattarella ha firmato il ddl Concorrenza, ma non ha potuto esimersi dallo scrivere ai presidenti del Senato Ignazio La Russa, della Camera Lorenzo Fontana e alla premier Giorgia Meloni esprimendo le sue «rilevanti perplessità di ordine costituzionale» sulle disposizioni che intervengono sulla norma che riguarda gli ambulanti. In modo particolare nell’articolo 11 della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 (promulgata il 30 dicembre scorso), là dove vengono disposte «proroghe a vario titolo».
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Perplessità anche sul Milleproroghe del 2022
Ma non è finita qui. Perplessità «analoghe» sono espresse dal presidente sulla disciplina «delle concessioni demaniali marittime, introdotta con la legge di conversione» del decreto Milleproroghe del 2022. Queste, erano state oggetto di una precedente lettera del 24 febbraio 2023, inviata ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio dei ministri, ove Mattarella evidenziava «i profili di contrasto di quella disciplina con il diritto europeo e, quindi, con il dettato costituzionale». Sulle regole relative ai balneari, dunque, Mattarella ritiene «indispensabili» «ulteriori iniziative del governo e del parlamento».
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La procedura d’infrazione Ue
Sul tema delle concessioni balneari, con un parere di circa 30 pagine datato 15 novembre 2023, la Commissione europea ha avviato ufficialmente una procedura di infrazione contro l’Italia. Nel documento viene contestato il mancato rispetto della direttiva europea Bolkestein, sulle gare pubbliche per le concessioni di demanio marittimo. La Commissione evidenzia che il decreto Milleproroghe 2023, approvato dal governo Meloni il 29 dicembre 2022, introducendo il rinvio di un anno delle gare, rappresenta un rinnovo automatico delle concessioni esistenti ai medesimi titolari, e pertanto in contrasto col diritto europeo. Nello stesso Milleproroghe veniva anche esteso di 5 mesi il termine per la mappatura delle concessioni previsto dal ddl Concorrenza, facendo così slittare di un anno la deadline per la messa a gara. Il rischio ora è che l’Italia debba pagare una nuova procedura d’infrazione della Ue, le cui sanzioni - come si sa - sono coperte con i soldi dei contribuenti.
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02 gen 2024
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