Nelle emergenze a bordo di un aereo- causate dalle fiamme, dal fumo, dall’acqua - vale la regola dei 90 secondi: tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggio devono aver abbandonato il velivolo entro un minuto e mezzo dal momento in cui viene dato l’ordine di allontanarsi il prima possibile dal sedile. Ma la dinamica dell’incidente, la localizzazione del problema, le condizioni meteo e i comportamenti di chi è a bordo possono determinare l’esito felice o tragico delle evacuazioni, come è accaduto dopo l’incendio dell’Airbus A350 della compagnia giapponese Japan Airlines all’aeroporto di Haneda, con l’evacuazione di ben 379 persone a bordo (leggi l’articolo completo).
Le procedure di emergenza
Secondo l’ente federale statunitense per l’aviazione Faa ogni anno nel mondo si verificano circa 30 procedure del genere su 40 milioni di voli. Procedure che sono stabilite a livello internazionale e che quindi tutte le compagnie aeree devono insegnare ai loro piloti e assistenti di volo. Non solo. Prima di mettere in volo un aereo il processo di certificazione richiede che il costruttore dimostri che anche con i sedili tutti occupati l’abbandono del velivolo avviene in massimo 90 secondi usando però solo la metà delle uscite di emergenza, nemmeno tutte. Questo perché - com’è successo anche al volo Japan Airlines - l’incendio ha reso inutilizzabili alcune porte di evacuazione.
La prima regola e le istruzioni di sicurezza
La prima regola base è di seguire sempre le istruzioni di sicurezza fornite poco prima del decollo. Questo non solo per indossare il prima possibile la maschera dell’ossigeno in caso di necessità, ma anche per capire da subito dove si trova l’uscita di emergenza più vicina. Non solo. Bisognerebbe anche individuare una seconda uscita alternativa nel caso quella più prossima fosse inutilizzabile. In un incendio a bordo ogni secondo è fondamentale per potersi salvare.
L’ordine di evacuare e gli scivoli gonfiabili
Quando viene dichiarata l’emergenza e annunciatol’ordine di evacuare le regole chiedono di mantenere - possibilmente - la calma e di seguire le indicazioni degli assistenti di volo. Sono loro a fornire le informazioni necessarie per abbandonare il velivolo in modo rapido e allo stesso tempo “ordinato”. Questo sia per le problematiche su terra sia su acqua (mare, lago, fiume).
Nel frattempo vengono attivati gli scivoli d’emergenza davanti e dietro - in entrambi i lati dell’aereo - e sopra le ali. Dal momento che si tratta di strumenti gonfiabili tutto quello che è appuntito (come le scarpe coi tacchi) va tolto prima di lanciarsi per evitare che buchi e sgonfi gli scivoli.
Dove sono le uscite di emergenza
Di solito in un aereo a corridoio singolo - come un Airbus A320 o Boeing 737 - si contano otto uscite di emergenza (4 per lato). Nella versione più grande del Boeing 737 moderno di Ryanair, il 737 Max 8200 i 197 passeggeri possono usare dieci uscite. Un Airbus A380 - velivolo a due piani - le uscite sono ben 16, di queste 6 al secondo piano, 10 al primo.
Gli scivoli gonfiabili poi possono staccarsi dal jet in caso di ammaraggio e diventano dei gommoni in grado di accogliere 50-55 persone. Ma non tutti gli scivoli sono così per questo in acqua bisogna fare ulteriore attenzione.
Camminare bassi
Durante l’abbandono del velivolo, inoltre, è consigliato camminare bassi per respirare meglio nel caso di fumo e incendio a bordo, e coprirsi la testa con le mani per evitare di ferirsi con cose che potrebbero cadere dall’alto.
Una volta fuori bisogna allontanarsi il più possibile dall’aereo. Facile a dirsi ma difficile a farsi negli ultimi anni dato che ogni volta diverse persone, sentendosi ormai al sicuro, restano nei paraggi per fare foto e video o addirittura dirette in streaming sui social e selfie.
Abbandonare bagagli e oggetti personali
L’abbandono in emergenza richiede tassativamente che nessuno si porti gli effetti personali con sé. Ma non sempre è così. Anzi. Un famoso studio del 2000 su 46 procedure (vere) di evacuazione — curato dal National Transportation Safety Board (NTSB), l’ente che indaga sugli incidenti nei trasporti Usa — ha scoperto che quasi il 50% dei passeggeri ha tentato di lasciare l’aereo in emergenza portandosi un bagaglio. Due assistenti di volo su tre hanno risposto che i borsoni erano stati un “intralcio serio” alle procedure di abbandono del velivolo.
Ne sa qualcosa anche il personale navigante di un Boeing 777-300 di Emirates che nel 2016 prese fuoco a Dubai: pur con un aereo pieno al 77% i viaggiatori ci hanno messo 6 minuti e 40 secondi a lasciare la cabina, altro che 90 secondi massimo. Il motivo? Proprio la metà dei passeggeri aveva perso tempo a recuperare il trolley. Per questo c’è chi ha proposto negli anni passati di bloccare automaticamente le cappelliere in caso di emergenza. Ma per le agenzie di sicurezza questo potrebbe creare ancora più tensione a bordo.
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02 gen 2024
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