Dice Dario Scotti: «Io le assumerei». E scherza ma non tanto, visto che le sue tre figlie sono entrate già a pieno titolo in azienda. Della Riso Scotti che punta ai 400 milioni di ricavi nel 2026 e dichiara di avere chiuso il 2023 con 330 milioni (da 299 nel 2022), un margine operativo lordo dell’8-10% e «una posizione finanziaria netta positiva per oltre 10 milioni» — cioè con cassa — le sorelle Valentina, Lucrezia e Francesca Scotti, sesta generazione, sono già un motore, a fianco del padre che è presidente e amministratore delegato.
La filiale Danubio
Un caso interessante di passaggio generazionale, con tutti i figli in azienda. Valentina, 40 anni, guida da amministratrice delegata la Riso Scotti Danubio, potente controllata del gruppo in Romania che, dice Dario Scotti, «per redditività vale più dell’Italia». Francesca, 37 anni, è responsabile della comunicazione digitale e Lucrezia, 31 anni, segue l’espansione all’estero, oltre al Progetto Venere, che dallo scorso aprile in Italia e da novembre nel resto del mondo sta portando sulle tavole la pasta nera, da grano e riso Venere, appunto, prodotti in Italia.
L’esperienza
Tutte e tre le donne Scotti hanno studiato in Bocconi, tutte e tre hanno fatto esperienza all’estero prima di entrare in azienda, elemento necessario secondo Dario Scotti per il passaggio di testimone: Valentina ha lavorato in Lavazza e Deloitte, Francesca nei supermercati biologici Piacere Terra, Lucrezia in Nestlé Italia. Tutte e tre siedono nel comitato di direzione, Valentina è già nel consiglio d’amministrazione. Tutte e tre sono destinate a diventare azioniste.
Il capitale
Oggi Riso Scotti — 164 anni di storia, distribuzione in 87 Paesi — è controllata al 50,76% da Biodiversità, società che fa capo per intero a Dario Scotti, e al 9,24% della cugina Maria Glorenza Boneschi (il restante 40% è dal 2016 della spagnola Ebro Foods ). «Le figlie devono stare unite, in futuro entreranno anche loro — dice Dario Scotti —. Questa holding è una garanzia».
Gli effetti
Sul vantaggio della partecipazione di Valentina, Lucrezia e Francesca all’attività imprenditoriale, il padre non ha dubbi. «Le mie figlie stanno creando valore. Lucrezia si occupa di estero e può dare una spinta all’internazionalizzazione, Francesca segue la comunicazione digitale e il futuro è nei social, Valentina ha ereditato da me la gestione della Danubio, in Romania, che oggi ha un margine operativo lordo di circa il 12% e una posizione finanziaria netta positiva per circa due milioni. Sono nelle condizioni di sviluppare l’azienda e supportare il management».Perché la regola di famiglia è non prevaricare i dirigenti. «I figli devono fare gli azionisti bene, lasciando spazio ai manager — dice il presidente del gruppo pavese —. Se il manager è supportato da un’azienda che lo rispetta, l’impresa familiare avrà un risultato migliore». Chiaro poi che spetta agli azionisti dare la direttrice, in equilibrio con le prime linee. E qui scatta l’apporto della famiglia. «Abitavamo a dieci metri dalla risiera — dice Valentina —, abbiamo vissuto e giocato lì. Ci sono bravissimi manager, ma il contributo intelligente della proprietà aiuta a fare la differenza. Il nostro compito è portare in azienda la cultura familiare».
Il ready to eat
L’operazione successione è uno dei cardini dell’espansione della Riso Scotti. «L’inserimento delle ragazze è stato importantissimo», dice Dario Scotti, e annuncia i piani che si possono riassumere così: più estero, più diversificazione anche con la nuova Pasta Venere e sbarco nel settore dei piatti pronti, il «ready to eat»: si apre la scatola e si mangia.
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Le previsioni
«Dopo un 2022 difficile soprattutto per la siccità — dice Dario Scotti — abbiamo avuto un buon 2023 perché alcuni costi si sono normalizzati, come il prezzo dell’energia o del risone. La fase dell’emergenza è finita, per quest’anno le prospettive sono favorevoli. Abbiamo investito oltre 25 milioni dal 2020 al 2023 e pianificato 30 milioni dal 2024 al 2026». Dove vanno? «In sostenibilità per lo stabilimento, nell’automazione del magazzino, nel potenziamento dell’attività commerciale, nella tecnologia, nel potenziamento all’estero». La distribuzione oltreconfine copre circa il 30% dei ricavi: «Vogliamo arrivare al 50% nel 2026», dice Dario Scotti e la società Danubio — che vende in Romania e in Moldavia — è un tassello importante. «Nel 2016, quando sono arrivata — dice Valentina da Bucarest —, vendevamo il 60% di riso sfuso e il 40% di confezionato. Ora il 90% del prodotto è confezionato. Anche grazie a noi il mercato è cambiato, c’è più qualità. Serviamo anche l’Ucraina, benché con difficoltà, e siamo tra i primi tre produttori di bevande vegetali, leader nelle gallette».
Il valore aggiunto
I ricavi della Riso Scotti, dichiara l’azienda, vengono al 65% dal riso e al 35% dai derivati, dal latte di riso alle gallette e alla pasta. Le linee di sviluppo sono l’estero e il «ready to eat». «Vogliamo partire con i piatti pronti nel primo semestre di quest’anno — dice Dario Scotti —. Portano valore aggiunto, siamo convinti che per l’Italia questo mercato possa svilupparsi molto come accade negli Usa, in Gran Bretagna e in altri Paesi europei».
La pasta Venere
Altra leva della diversificazione è la Pasta Venere. «Ci aiuta a lanciare l’italianità — dice Lucrezia Scotti —. Con questo marchio si apre una sfida internazionale per competere non solo nella categoria del risotto, ma anche nelle varietà dei risi diversi, profumati, colorati. Lo stiamo già esportando in Slovenia e Croazia, da febbraio entreremo anche in Svizzera e abbiamo in cantiere la Germania, l’Austria, il Regno Unito». «In sette mesi con la Pasta Venere abbiamo fatturato 3,6 milioni — dice Dario Scotti —. La stima per quest’anno è toccare gli otto milioni con 5 milioni di pezzi venduti».
I social
La proposta arriva mentre il consumo di riso in Italia sta calando e a fronte di una apprezzamento del made in Italy, oltre che della pasta colorata, sui mercati stranieri. Uno strumento saranno i social. «La comunicazione digitale è decisiva — dice Francesca —. Apriremo un profilo anche su Pinterest e Tik Tok, sugli altri canali già lavoriamo. Nella gestione dei social ci vuole conoscenza e professionalità».
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23 gen 2024
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