Ferragni e i soldi degli infermieri: il curioso caso dei bond emessi dal socio dell’influencer

Ferragni e i soldi degli infermieri: il curioso caso dei bond emessi dal socio dell'influencer Ferragni e i soldi degli infermieri: il curioso caso dei bond emessi dal socio dell’influencer

Nelle retrovie dell’impero Ferragni si aggirano due insoliti bond da 15 milioni complessivi che sono stati «clonati» e sono finiti nel bilancio dell’Enpapi, l’ente previdenziale degli infermieri. Le obbligazioni originarie (2018 con scadenza 2025) sono state emesse dalla società Alchimia di Paolo Barletta, cioè il principale socio (40%) di Fenice, azienda-chiave del «sistema Ferragni». Il sottoscrittore del bond è la società di un manager milanese che ora ha in garanzia (pegno) la quota di controllo di Alchimia. Ma in realtà a fornire i fondi per l’operazione sono stati gli infermieri che di fatto hanno investito (e scommesso) anche sulla crescita e sulle potenzialità di Chiara Ferragni. Cerchiamo di capire meglio.

Fenice è la società titolare (in alcuni casi contitolare con i fratelli Morgese) dei marchi Chiara Ferragni, registrati in Italia e all’estero, a partire dal più noto: l’occhio azzurro stilizzato con ciglia lunghissime. Tra royalties ed e-commerce gran parte del fatturato viene da qui: 14,2 milioni nel 2022 e una stima (a giugno scorso) di ricavi aggregati per 71 milioni nel 2023. È il cuore delle attività targate Ferragni. L’imprenditrice moglie di Fedez ha il 32,5% del capitale, Alchimia di Barletta il 40%, il resto di Fenice fa capo a soci storici (Barindelli, Morgese).

Avm e la clausola

Paolo Barletta, 37 anni, guida un gruppo attivo nell’immobiliare, alberghiero e, con Alchimia, nel venture capital. Quest’ultima è una holding con oltre 20 partecipazioni societarie di cui Fenice è la più rilevante (il grafico in pagina rappresenta solo questa sezione del gruppo). Lo scorso giugno Alchimia aveva annunciato un accordo con Avm (gestore di fondi) per la cessione parziale della quota in Fenice: un «accordo vincolante … . secondo uno schema a incassi progressivi», si legge nei documenti di Alchimia. Ma l’affaire Ferragni-Balocco e i suoi effetti a cascata hanno complicato l’ultimo miglio del negoziato. Secondo fonti finanziarie, Avm, candidata a rilevare il 27% di Fenice, potrebbe valutare l’esercizio della clausola Mac (material adverse change) che consentirebbe di recedere (o chiedere una revisione del prezzo) in caso di eventi straordinari sfavorevoli. Per ora, secondo altre fonti qualificate, non è stato fatto alcun passo formale. Ma gli avvocati sono in pre-allerta.

Dopo l’accordo dello scorso giugno con Avm, Alchimia a luglio ha aumentato il capitale per fare spazio a Danilo Iervolino che ha versato 5 milioni salendo al 4%. È uno dei soci di minoranza che affiancano Barletta al 74% e Nicola Bulgari intorno al 17%. Nell’operazione straordinaria Alchimia è stata implicitamente valutata circa 115 milioni. Ma per varare l’aumento di capitale c’è voluto il via libera del creditore pignoratizio, la società A.H. srl che ha in garanzia il 74% di Alchimia, principale azionista di Fenice titolare dei marchi Chiara Ferragni. Perché Barletta ha questo vicolo? E chi è il suo creditore? Qui arriviamo ai bond che scadranno l’anno prossimo.

Enpapi e l’investimento

L’operazione, che non coinvolge in alcun modo Chiara Ferragni, parte il 28 febbraio 2018 quando il consiglio di amministrazione dell’Enpapi «vista la proposta di investimento — si legge nel verbale — pervenuta da Anthilla Holding srl (oggi A.H srl, ndr) per il tramite dell’amministratore delegato Andrea Cuturi … delibera di approvare l’investimento nel titolo di debito emesso da Anthilia Holding», cioè 15 milioni in totale. Ma perché investire in un titolo completamente illiquido emesso da una srl di una persona fisica? La finalità è «di supporto/investimento — scriveva il vertice dell’Ente — in Pmi operanti nell’economia reale (target potenziali nei settori technology, fashion, healthcare-biotech e lifestyle)». Il 14 marzo Anthilia, che non opera in nessuno di questi settori, emette obbligazioni per 10 milioni sottoscritte da Enpapi e il 25 gennaio 2019 una seconda tranche per 5 milioni. In entrambi i casi scadenza 2025 con tasso fisso del 4% per i primi tre anni, 5% per 2021-2022 e 6% 2023-2025.

Quindi Andrea Cuturi con la sua Anthilia incassa i 15 milioni di Enpapi. E cosa fa? Nasce nel frattempo la holding di partecipazioni Alchimia con un portafoglio di partenza creato da una serie di conferimenti (7 marzo 2018) a fronte di un aumento di capitale di 23 milioni. Non viene creato un fondo perché nell’orizzonte imprenditoriale di Barletta non c’è la gestione di denaro altrui. L’asset principale di Alchimia è proprio la partecipazione in Fenice (ex Serendipity) che una perizia valuta 14,5 milioni e che oggi è in bilancio a 15,9 milioni. Cuturi gira i 15 milioni ricevuti dagli infermieri ad Alchimia sottoscrivendo i suoi bond dello stesso importo di quelli piazzati ad Enpapi, emessi negli stessi giorni, con scadenze identiche ma con un tasso di un punto percentuale superiore. Sullo spread Cuturi guadagna tuttora circa 150 mila euro annui. E, come detto, ha la garanzia del 74% di Alchimia. Sul versante Enpapi, invece, non risultano analoghe garanzie a fronte della sottoscrizione dei bond Cuturi che comunque 5 anni fa assicuravano un rendimento attraente per il livello dei tassi dell’epoca. L’operazione era stata approvata all’unanimità dal cda Enpapi e non ha nulla a che fare con gli atti e i fatti contestati nell’inchiesta penale che nel 2019 portò agli arresti dell’allora presidente e direttore generale. Cuturi e Barletta si conoscevano da anni. Il primo, manager di estrazione bancaria, è oggi consigliere delegato di una sgr milanese e gestisce il family office Face Off; in entrambe le società ha lavorato il giovane imprenditore prima di assumere la guida dell’azienda di famiglia. L’amicizia tra Barletta e Ferragni, invece, risale al 2012 quando avevano rispettivamente 26 anni e 25 anni.

Il valore di Fenice

Oggi Fenice, secondo le stime di giugno, vale circa un quarto del patrimonio di Alchimia (30 milioni su 115). Ciò significa che il bond Cuturi, garantito personalmente da Barletta, rappresenta una leva del 13% quando invece nel 2018 pesava per il 34%. L’investment company ha molte partecipazioni all’estero, Usa e Israele soprattutto, e dalla fondazione ha realizzato quattro exit, tra cui Stardust parzialmente ceduta al gruppo Gedi. Il perimetro del gruppo Barletta, tuttavia, è ben più ampio se si pensa alle «oltre 15mila opere costruite e un milione di mq edificati». Una delle società di punta è Arsenale, focus sull’hospitality di lusso, attivo di quasi 500 milioni, 223 di patrimonio netto e due aree di business: hotellerie (tra i tanti l’Hotel Minerva a Roma) e «crociere ferroviarie» (treni di lusso Orient Express La Dolce Vita). I soci che accompagnano Barletta (59% ) in Arsenale sono Nicola Bulgari, azionista anche di Alchimia, con il 21% e il fondo Oaktree con il 20 per cento.

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