Giorgetti: «Molti interessati a produrre nell’ex Ilva», ma le aziende dell’indotto si fermano

Giorgetti: «Molti interessati a produrre nell'ex Ilva», ma le aziende dell'indotto si fermano Giorgetti: «Molti interessati a produrre nell’ex Ilva», ma le aziende dell’indotto si fermano Il ministro ell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al forum di Davos (Epa)

«Sull’ex Ilva noi ci stiamo impegnando al massimo per fare chiarezza perché per fare l’acciaio green servono tanti investimenti e quindi abbiamo bisogno di partner che li facciano insieme a noi. Questo è il momento della chiarezza». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato a Davos, nel corso del World Economic Forum in corso nella località delle Alpi svizzere, che «in questo momento c’è un partner che ancora non ha chiarito la sua posizione» (il riferimento è ad ArcelorMittal), ma «ci sono molti interessati a produrre a Taranto, che resta il più grande insediamento produttivo di acciaio europeo».

«Noi vogliamo partner che condividano questa grande ambizione di produrre acciaio in Italia, però in modo ambientalmente compatibile», ha detto ancora Giorgetti.

Ex Ilva, le associazioni dell’indotto: «Da domani stop attività»

Intanto, però, le attività dell’acciaieria sono sempre più ridotte. In attesa della «schiarita» nelle prospettive del gruppo, che auspica anche il ministro Giorgetti, le associazioni dell’indotto, raccolte sotto la sigla Aigi (a cui aderisce l’80% delle imprese che lavorano per l’ex Ilva), Casartigiani e Confapi Industria hanno annunciato «la sospensione ad oltranza di tutte le attività lavorative svolte dalle proprie associate all’interno dello stabilimento siderurgico di Taranto» a partire dalle ore 6 di domani (giovedì mattina, 18 gennaio 2024), non avendo avuto rassicurazioni sulla tutela dei crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia. Precisano che «per senso di responsabilità verso i lavoratori, la cittadinanza ed il territorio», saranno garantite «esclusivamente le prestazioni attinenti la sicurezza degli impianti».

Crediti maturati e pagamenti in sospeso: il conto da 120 milioni

La ripresa «delle prestazioni - spiegano inoltre Aigi, Casartigiani e Confapi Industria - potrà essere presa in considerazione esclusivamente a fronte della messa in sicurezza di tutti i crediti maturati al 31 dicembre 2023 e dell’istituzione di un tavolo permanente sul futuro dello stabilimento e sulle sorti dell’economia dell’intera città». Le tre associazioni rilevano che «la trattativa socio pubblico-socio privato si è avviata verso un nulla di fatto» ed «è quasi certo il ricorso all’amministrazione straordinaria come strumento alternativo al mancato accordo tra i soci». Allo stato attuale, riferiscono, «ammontano a 120 milioni i crediti che le imprese vantano nei confronti di Acciaierie d’Italia per fatture emesse e non incassate al 31 dicembre scorso, crediti che sarebbero resi carta straccia dalla procedura di amministrazione straordinaria come avvenne nel 2015 quando l’indotto perse 150 milioni a fronte del medesimo provvedimento». L’ulteriore mobilitazione, concludono si rende necessaria, in quanto «sono risultati vani i tentativi di interlocuzione con il governo e le reiterate richieste di istituire un tavolo permanente su ex Ilva che potesse mettere in sicurezza il credito e la stessa sopravvivenza delle imprese dell’indotto oltre il futuro in chiave green dello stabilimento e l’economia della intera provincia di Taranto».

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