Dazn, perché con i ricavi in crescita a 2 miliardi continua a perdere più di un miliardo?
di Francesco Bertolino
Il primo film fu un lungometraggio del 1912, Queen Elisabeth, con protagonista addirittura la star del teatro Sarah Bernhardt. In effetti, la celebre Paramount (uno dei pochi studios hollywoodiani giunti fino a noi tra tutti quelli nati al tempo del «muto»), all’inizio del Novecento non era altro che una sorta di compagnia teatrale che iniziava a muovere i primi passi nella nascente industria cinematografica. Oltre un secolo dopo (in mezzo ci sono stati capolavori ormai senza tempo come Cleopatra, La conquista del West, La finestra sul cortile, Psyco, Colazione da Tiffany, Fuga da Alcatraz, Star Trek, Indiana Jones e molti altri), la Paramount Pictures Corporation è una casa di produzione e distribuzione cinematografica sussidiaria del gruppo Paramount Global, un conglomerato di media controllato dalla National Amusements, che al suo interno annovera Cbs, Mtv, Comedy Central, Channel 5 nel Regno Unito e Telefe in Argentina, oltre a 170 reti e circa 700 milioni di abbonati sparsi in almeno 180 paesi del mondo.
di Francesco Bertolino
Nonostante le azioni della Paramount siano salite di oltre il 25% verso la fine dell’anno, nelle ultime settimane si rincorrono le notizie su una possibile vendita di Paramount Global, o meglio della sua controllante (80%), la National Amusements, appunto, che ha diritto di veto su qualsiasi fusione o acquisizione. Attualmente, l’impero mediatico è in mano a Shari Redstone, che ha lottato per anni per mettere le mani sull’impero di famiglia (le radici affondano in una catena di cinema fondata da suo nonno negli anni Trenta), dando vita a un’aspra saga di successione in cui il suo stesso padre, il milionario Sumner Redstone, morto nell’estate del 2020, era il suo più grande ostacolo. Quattro anni dopo aver preso le redini, Shari Redstone starebbe meditando la cessione. Le voci potrebbero essere state messe in giro dalla stessa Shari, per poter mettere fretta a un potenziale reale compratore. Sia come sia, nelle settimane scorse è emerso che la donna avrebbe discusso la vendita di una quota di controllo della National Amusements con un gruppo privato di media gestito da David Ellison, figlio del fondatore di Oracle, Larry Ellison, e da RedBird Capital, società di gestione investimenti fondata nel 2014 a New York da Gerry Cardinale.
di Francesco Bertolino
Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, David Ellison e gli altri avrebbero pronta un’offerta tutta in contanti. Le trattative sarebbero ancora in fase iniziale, ma se l’accordo andasse in porto, l’acquisizione di National Amusements darebbe alla casa di produzione di Ellison, Skydance, il controllo del 77% delle azioni con diritto di voto in Paramount, oltre a essere un’operazione nel solco della tradizione di Hollywood. Skydance, infatti, ha prodotto Top Gun: Maverick, il blockbuster di Paramount del 2022, oltre a Mission: Impossible e altri film. Ellison, dal canto suo, non ha mai nascosto che gli piacerebbe possedere lo studio Paramount, questi sono almeno i rumors messi in giro dai suoi stessi collaboratori e riportati dalla stampa americana. David Ellison, però, vorrebbe mettere le mani solo sullo studio Paramount, la sua cineteca e il lotto di Melrose Avenue, a Hollywood, dove al n. 5515 vi è lo storico ingresso agli studios. A RedBird spetterebbe dunque trovare un acquirente per le altre attività televisive di Paramount.
di Giuliana Ferraino
Ma perché Shari Redstone vorrebbe vendere? Come spiega bene il Financial Times, la Paramount - esattamente come altri studios “storici” -, soffre di «un’intensa sbornia post boom dello streaming». Secondo Laurent Yoon, analista di Bernstein, «l’attuale posizione di Paramount è insostenibile», dato che ha il più alto rapporto debito netto/Ebitda tra i suoi concorrenti (Warner Bros Discovery, Disney, Comcast e Netflix). La sua rete di stazioni televisive tradizionali è in forte declino, a causa della disaffezione degli americani alla tv via cavo, mentre son dolori anche sul versante della tv via streaming. La società ha investito (e perso) miliardi con Paramount+, che copre solo il 4% dell’intero mercato statunitense dello streaming (per avere un’idea: Netflix, che è il leader del mercato, detiene una quota del 33% e i suo bilancio è in attivo). Ma su questo versante, la Paramount è in “buona” compagnia: Bob Iger, ad della Disney, ha dichiarato che l’attività di streaming raggiungerà finalmente un profitto solo alla fine del 2024 (con un investito di più di 11 miliardo di dollari negli ultimi 5 anni), mentre il servizio Peacock di NBCUniversal nel 2023 ha perso qualcosa come 3 miliardi di dollari. La Warner Bros Discovery, infine, dichiara che il suo servizio streaming, Max, sta iniziando a guadagnare, ma ha anche perso 700 mila abbonati solo nell’ultimo trimestre.
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12 gen 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
di Valentina Iorio
di Redazione Economia
di Francesco Bertolino e Daniela Polizzi
di Giuliana Ferraino