Apple in trattativa con Google per l’intelligenza artificiale generativa: «Vuole usare Gemini sui suoi iPhone»
Lo rivela Bloomberg, raccontando come in precedenza Apple abbia aperto discussioni anche con Open AI

Con la marea dell'intelligenza artificiale generativa che si alza sempre di più - e non accenna a calmarsi - anche Apple dovrà per forza mettersi in gioco e portare la sua idea di assistente creativo e automatizzato sui suoi iPhone. Quale strada sceglierà per farlo è al centro di una indiscrezione pubblicata da Bloomberg. Abbiamo avuto più di un indizio, negli ultimi mesi, sull'accelerata di Cupertino per sviluppare strumenti proprietari di AI Generativa. Strumenti cosiddetti on-device, ovvero che processano i nostri dati - per darci delle risposte o semplificarci delle operazioni - direttamente sul dispositivo. Ora Mark Gurman di Bloomberg rivela che Apple starebbe percorrendo un'altra strada parallela: sarebbe in trattativa con Google per raggiungere un accordo per poter sfruttare il suo Large Language Model Gemini anche sugli iPhone. Un'intelligenza artificiale, questa, basata sul Cloud e che può essere utilizzata per aiutare gli utenti a comporre testi e generare immagini. Proprio come i chatbot - ChatGpt, Copilot e la stessa Gemini - che stiamo iniziando ad abituarci ad usare. Ma che in questo caso sarebbe direttamente integrato sull'iPhone.
La trattativa con Google (e con Open AI)
Gurman parla di diverse discussioni in atto. Non solo con Google, quindi: pare che si stia esplorando l'ipotesi anche di un'alleanza con Open AI, che ad oggi viene utilizzato per gli applicativi di Microsoft. Ma l'ipotesi di un mega accordo con Google - con cui già c'è un accordo per il suo motore di ricerca integrato nel browser Safari - per ottenere in licenza Gemini, sembra essere al momento quella più concreta. Secondo le indiscrezioni, qualora andasse in porto, la partnership non verrebbe però annunciata alla Wwdc di giugno - la conferenza degli sviluppatori dove solitamente Apple racconta i suoi prossimi sistemi operativi - ma più avanti nell'anno. Google sfrutta già il suo modello di linguaggio sui suoi smartphone Pixel e ha anche concluso un accordo con Samsung, per integrarla sui suoi ultimi top di gamma, i Galaxy S24. Conquistare l'iPhone darebbe a Mountain View una grossa spinta per diventare il più importante fornitore in licenza di intelligenze artificiali generative. Fondamentale per continuare a migliorare i suoi modelli - più le utilizziamo, più le AI imparano da noi - ma anche per superare il debutto «azzoppato» della sua Gemini.
Questo nuovo modello di linguaggio è stato presentato a dicembre e ha tre versioni diverse: La prima, Gemini Ultra, è il modello con maggiori capacità ed è stato perfezionato per svolgere compiti particolarmente complessi. La seconda, Gemini Pro, è il modello migliore per la scalabilità e per la diversificazione di compiti che può andare a svolgere. Infini Gemini Nano, pensato soprattutto per i compiti on-device e dunque personalizzati sull'utente finale. Gemini ha però dimostrato la sua natura eccessivamente «woke» creando distorsioni storiche, a volte con risultati che tendevano al grottesco (come i gerarchi nazisti «etnicamente corretti»). La generazione di immagini è stata temporaneamente sospesa, in attesa di migliorare l'algoritmo.
E l'intelligenza artificiale di Apple?
Secondo varie indiscrezioni trapelate negli ultimi mesi, Apple starebbe comunque lavorando a dei suoi modelli proprietari di intelligenza artificiale, da integrare sui prossimi iPhone e che non si baseranno sul Cloud bensì sfrutteranno componenti installati direttamente sul dispositivo per funzionare. L'intera divisione dismessa del progetto dell'Apple Car sarebbe stata spostata su questo progetto, così come i dipendenti della startup canadese Darwin AI, appena acquisita, che tra le altre cose ha progettato dei chip molto più piccoli e veloci per l'AI, che potrebbero essere utili proprio per gli obiettivi di Apple di sviluppare funzioni automatizzate e «intelligenti» per i suoi iPhone. Già dal 2022 a Cupertino si lavora su un modello di linguaggio proprietario, chiamato in codice Ajax - o AppleGpt - che secondo le indiscrezioni dovrebbe, sul prossimo sistema operativo iOS 18, migliorare le prestazioni di Siri, generare playlist personalizzate su Apple Music, aiutarci a creare contenuti su Messaggi, Pages, Keynote e Nubers, rendere più fluida la ricerca sugli iPhone e regalarci un «allenatore» da consultare attraverso l'app Salute e su Apple Watch.