Snam, oltre 10 miliardi di investimenti: un nuovo piano per il clima

Snam, oltre 10 miliardi di investimenti: un nuovo piano per il clima Snam, oltre 10 miliardi 
di investimenti: un nuovo piano per il clima Il ceo di Snam, Stefano Venier

Stefano Venier conferma e rilancia. Il prossimo piano di investimenti supererà la precedente dotazione strategica che valeva 10 miliardi, ribadendo così una linea di intervento e di «aggiornamento» già praticata in passato. Al termine di un colloquio alla vigilia della partenza per Dubai, l’amministratore delegato di Snam indica la prossima tappa, quando il 25 gennaio il gruppo presenterà il nuovo piano strategico al 2027 e incontrerà il mercato nel Capital market day per spiegare la traiettoria del numero uno europeo nel trasporto di gas, con oltre 38 mila chilometri di «tubi», stoccaggio (16,5 miliardi di metri cubi) e rigassificazione (Panigaglia e Livorno oltre a una quota di minoranza a Rovigo e alle più recenti Ravenna e Piombino).

Il rigassificatore

Raggiunto l’obiettivo di garantire scorte energetiche nazionali, con riserve ormai piene al 99%, conclusa l’operazione Piombino con l’arrivo della Golar Tundra, la nave rigassificatrice sulla quale proprio in questi giorni arrivano riconoscimenti ex post — non è stata una violenza al territorio, i riflessi Nimby erano decisamente esagerati — mentre già negozia sulla tappa finale di Vado Ligure dove la nave arriverà nel ’26 («Abbiamo offerto già massima disponibilità ad esaminare tutte le varianti») , Venier spiega che il punto di partenza del nuovo piano sono proprio le più recenti realizzazioni.

L’hydrogen valley

«Capitalizzeremo su quanto fatto quest’anno sia in termini infrastrutturali sia finanziari. Il piano che presenteremo a gennaio — dice Venier — sarà un’evoluzione di progetti già impostati come quello sulla Carbon capture and storage (Ccs) a Ravenna con l’Eni, il più importante nel Sud dell’Europa, che inizierà entro metà del ’24 a iniettare le prime quantità di anidride carbonica. Poi c’è l’hydrogen valley che sorgerà a Modena con Hera, tutto nel quadro della nuova strategia di sostenibilità alla quale si aggiungerà il rafforzamento della rete adriatica che è stato uno dei temi centrali del confronto italo-tedesco di una decina di giorni fa (al quale il manager ha direttamente partecipato, ndr). Ci stiamo attrezzando con le risorse finanziarie per coprire gli oltre 10 miliardi di investimenti e manterremo l’approccio che ci ha portato ad anticipare di un anno l’obiettivo di fare funding sostenibile: oltre l’80% del nostro debito è già verde e questo piace al mercato, tanto che gli investitori istituzionali Esg al capitale Snam sono passati, come ci ricorda un’analisi del Nasdaq, dal 43% di gennaio all’attuale 47,3 per cento».

Gli investitori istituzionali

La distribuzione dell’azionariato di Snam è un benchmark per una società di matrice pubblica e con un business regolato: controllata con poco più del 31% da Cdp Reti, ha una quota di investitori istituzionali pari a circa il 51%, un «pacchetto» detenuto per oltre il 35% in Usa e Canada, per quasi il 24% da investitori dell’Europa continentale e per oltre il 26% da Regno Unito e Irlanda. Alla scorsa settimana capitalizzava oltre 15 miliardi.

Le sfide sul tavolo al summit di Dubai

A Dubai Venier porta un «realismo ottimista» che probabilmente deriva anche da una formazione tutta scientifica, mitigata da una carriera da top manager che lo ha visto per quasi un decennio alla guida di Hera. «Alla Cop 28 — spiega il numero uno di Snam, che ha trent’anni di esperienza su energia ed utility — arriviamo tra luci e ombre: i risultati sulla strada del contenimento delle temperature entro 1,5 gradi previsti dagli accordi di Parigi non sono sufficienti. L’Adaptation Gas Report 2023 dell’Unep (United Nation Environment Programme, ndr) mostra che gli impegni correnti dei Paesi ci pongono al livello di un incremento di 2,4-2,6 gradi entro la fine del secolo. Ma non dimentichiamo che, all’inizio di questo percorso, la traiettoria era di un riscaldamento globale di 4 gradi. Oggi le posizioni ideologiche lasciano più spazio al pragmatismo. Non va tutto malissimo. La stessa Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia, ha certificato un mese fa che la produzione di energia solare è quadruplicata. Il picco delle emissioni dovrebbe arrivare nel 2030, con dieci anni di anticipo sulle previsioni di qualche anno fa, e proprio in questi giorni, nel vertice tra Biden e Xi, è emerso che gli impegni cinesi sugli investimenti per la transizione energetica saranno irrobustiti. È un percorso impegnativo, stiamo cercando di attivare una transizione in un terzo del tempo che è stato necessario per fasi analoghe in precedenti periodi storici. Non c’è un protocollo, non c’è una killing technology. Il ‘combustibile’ lo regala la natura, ma il capitale richiesto è sempre più grande».

Le nuove tecnologie allo studio

Insomma, in presenza di una grande necessità di capitali, tempi più ridotti e tecnologie in via di sviluppo, Venier sostiene «la necessità di un approccio agnostico» alle soluzioni da adottare per vincere la sfida del climate change: un esempio sono le prospettive che si aprirebbero con l’evoluzione della tecnologia Ccs, e con la Dac, la Direct air capture. Più in generale il ceo di Snam sostiene la necessità di non fare scelte aprioristiche, dall’idrogeno al nucleare. «Vanno tenute in considerazione le caratteristiche di ogni Paese o area geografica. Come dice il motto dell’Europa? Uniti nella diversità? Ecco, credo che sia lo spirito giusto anche per la Cop 28. Nel nostro particolare, direi che procediamo pensando che il mondo degli elettroni non è in competizione con quello delle molecole, sono universi complementari».

Il progetto di raccolta e stoccaggio della CO2 con l’Eni

E se manca il «silver bullet», si guarda al possibile, che non è poco: nei giorni scorsi la Commissione europea ha riconosciuto e inserito nella lista dei (166) Pci, Project of common interest, i progetti che interessano direttamente Snam sull’idrogeno e su Ravenna. Più esattamente è ora un progetto di interesse europeo il SoutH2 Corridor, il corridoio che attraverserà Italia, Austria e Germania per fornire, nelle attese, quattro milioni di tonnellate l’anno di idrogeno «rinnovabile» dal Nord Africa (Algeria e Tunisia, ma anche dal Sud Italia) su un obiettivo di dieci fissato da Bruxelles. Ed è tra i Pci anche il progetto di raccolta e stoccaggio della CO2 che avrà a Ravenna, in collaborazione con l’Eni, il suo punto d’arrivo. Con un investimento stimato in 1,8 miliardi rifarà della provincia romagnola, trent’anni dopo il sogno di Ferruzzi-Montedison e Raul Gardini, la capitale dell’incrocio (virtuoso, stavolta) tra energie fossili e sviluppo sostenibile.

Il ruolo del Pnrr

«In un territorio dove è radicata una forte cultura industriale — nota Venier — sarà possibile sviluppare un progetto capace di stoccare fino a 500 milioni di CO2 al servizio dell’industria più energivora, nella Pianura Padana e in Francia. Sarà pienamente operativo dal ‘27, ma le prime “iniezioni” avverranno dalla metà del prossimo anno». Ravenna non è Vado, non è Piombino e nemmeno Melendugno, terminale pugliese del Tap, riconosce Venier, «ma guardate che la sindrome Nimby è assai presente anche altrove. In Germania, per esempio, anche di recente».
Il suggerimento, indiretto, è di far maturare i progetti lasciando che siano i vantaggi concreti per i territori e per i cittadini a farne apprezzare la bontà. Un piccolo esempio: la presenza di impianti e ripristini Snam in zona, tra Rimini e Pesaro, spiega Venier, ha consentito di arginare in diverse aree i danni provocati dall’esondazione del fiume Marecchia. Un altro esempio su altra scala: il finanziamento di oltre 400 milioni destinato alla Linea Adriatica, in seguito al ridisegno del Pnrr accettato in questi giorni dall’Europa, è un intervento che ridurrà il capitale remunerato dalle tariffe italiane. Tra tante incertezze, sostiene il manager, c’è un’apprezzabile coerenza in molte delle politiche fin qui seguite: «Nel nostro caso si può rimproverare poco alla politica che gestisce un calendario stretto e opere strategiche di tale complessità». Non varrà per tutto, ma il quadro generale appare coerente.

L’offerta per gli stoccaggi

Snam peraltro ha un’agenda densa di impegni sui quali verificare la bontà delle scelte: «Venerdì 1° dicembre abbiamo presentato un’offerta preliminare non vincolante» per gli stoccaggi Edison a Collalto (Treviso), Cellino (Teramo), San Potito e Cotignola (Ravenna). Tre siti che “valgono” un miliardo di metri cubi di gas: «è il 6% del mercato, non è il transforming deal di Snam, ma ci siamo».

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