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di Redazione Economia
La Cina è una delle grandi scommesse (perse) del 2023: a inizio anno, l’uscita del colosso asiatico da tre anni di lockdown lasciava presagire un vigoroso rimbalzo dei consumi, capace di animare una ripresa vivace dei profitti aziendali e dei corsi azionari. Così non è stato. E anzi, la crisi del mercato immobiliare e gli scricchiolii del sistema finanziario ombra hanno dato il colpo di grazia, spingendo l’indice Msci China a -20%. Non stupisce che il più ampio paniere dei mercati emergenti — dove il Dragone ha un peso di oltre il 30% — sia rimasto indietro rispetto ai Paesi sviluppati, allargando il divario accumulato negli anni precedenti. Del resto il concetto stesso di mercati emergenti andrebbe forse archiviato: la macroscopica eterogeneità — nei modelli di crescita, nel grado di apertura e maturità delle singole economie, nei livelli di integrazione nel sistema finanziario globale, nella traiettoria demografica, per citare solo alcuni fattori — mette in dubbio l’opportunità di trattare questi mercati, anche a livello di portafoglio, come un blocco monolitico. Basta guardare alle performance divergenti delle diverse regioni, Asia, Europa e America Latina, per non dire dei singoli Paesi: nel 2023 l’Est Europa ha dominato la scena, +23%: un rimbalzo deciso dopo un 2022 molto complicato, a causa della vicinanza all’epicentro della guerra in Ucraina. I migliori fondi hanno reso oltre il 30% da inizio anno. Sud Est Asiatico e Asia, invece, hanno sofferto.
Come sarà il 2024? «Gli Emergenti beneficeranno di un contesto positivo, grazie alla discesa dell’inflazione, che creerà le condizioni per il proseguimento del ciclo espansivo avviato nel 2023 dalle banche centrali. Al contempo, la dinamica macroeconomica, pur rimanendo debole, migliorerà. In passato questo mix è stato positivo per gli attivi di questi mercati, soprattutto per le azioni», premette Monica Defend, head of AmundiInvestiment Institute. Sarà proprio il passaggio, in corso d’anno, a una fase prociclica — dopo il rallentamento congiunturale nella prima metà dell’anno — a favorire «l’azionario dei mercati emergenti, accanto all’Europa», ribadisce Luca Simoncelli, investment strategist di Invesco. C’è chi, invece, suggerisce cautela: «Secondo il nostro scenario centrale — scrivono gli esperti di Anima – la debolezza relativa dei mercati emergenti potrebbe continuare anche nel 2024, a causa dei forti dubbi su solidità e sostenibilità della ripresa cinese e della forza del dollaro nei primi trimestri dell’anno. Nei mesi autunnali, è possibile un rimbalzo dei corsi azionari». Quando la Fed inizierà a tagliare i tassi, ricorda Defend, il dollaro dovrebbe indebolirsi: sarebbe vento in poppa per gli emergenti. Meglio temporeggiare? Sarà arduo in uno scenario così incerto, cogliere la finestra d’ingresso migliore. «E del resto, le valutazioni dei mercati emergenti, molto economiche, offrono un certo margine di sicurezza: non vedo la necessità di concentrare troppa enfasi sui tempi tattici», dice Simoncelli.
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Due sono i temi da mettere a fuoco: da una parte, c’è il processo di riallocazione delle catene di approvvigionamento globale, ancora in corso: «il nearshoringdi stabilimenti e fornitori in Paesi più vicini e spesso amici, dovrebbe favorire le economie prossime ai mercati più importanti, ad esempio, Vietnam, Marocco, Messico e Turchia», argomentano gli analisti di Amundi. Dall’altro lato, meritano ancora attenzione alcune tendenze dirompenti, come quella legata allo sviluppo e alla diffusione su larga scala dei sistemi d’intelligenza artificiale: «questo — ricorda Defend — alimenta le opportunità in Corea del Sud e Taiwan, legate al business dei chip. Al tempo stesso, le società con sede nei mercati emergenti che hanno investito negli Usa potrebbero beneficiare dell’Ira, l’Inflation reduction act, che contiene misure volte a stimolare gli investimenti nelle rinnovabili, per accelerare la transizione climatica». Anche l’India rimane attraente: «può godere di un gettone demografico molto interessante e beneficia di una svolta negli investimenti in infrastrutture e nel digitale, che migliorano la produttività delle aziende», dice Defend. L’Asia sarà la vera protagonista della ripresa ciclica che prenderà forma, ad un certo punto, nel 2024: «bisogna guardare al Sud Est Asiatico – argomenta Simoncelli — alla Corea, a Taiwan. Ma anche la Cina potrebbe offrire qualche sorpresa». Questa volta, positiva.
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18 dic 2023
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