Cos’è successo durante il volo del Boeing 737 Max: sedili danneggiati, pareti staccate e portellone spalancato

Cos'è successo durante il volo del Boeing 737 Max: sedili danneggiati, pareti staccate e portellone spalancato Cos’è successo durante il volo del Boeing 737 Max: sedili danneggiati, pareti staccate e portellone spalancato Lo spazio vuoto nella fusoliera del Boeing 737 Max 9 dove c’era un pannello sigillato

La depressurizzazione è stata così violenta, a bordo del Boeing 737 Max 9 di Alaska Airlines, che non solo diversi sedili sono stati danneggiati — compresi quelli occupati da alcuni passeggeri — e si è staccata parte dell’isolamento interno delle pareti della fusoliera. L’impatto ha sganciato persino la porta blindata — che deve sempre restare chiusa — della cabina di pilotaggio (sbattendo violentemente contro quella del bagno), il primo ufficiale s’è visto strappare le cuffie usate per comunicare con i controllori di volo e il comandante (una donna) ne ha perso un pezzo. Nel trambusto è volato fuori anche il «manuale» dei piloti usato per fare i controlli in casi di emergenza come quello.

Il pannello ritrovato

Con il passare delle ore emergono maggiori dettagli — forniti dagli investigatori dell’NTSB — sui circa venti minuti di paura vissuti all’interno del volo Alaska decollato da Portland, Oregon, il pomeriggio del 5 gennaio, diretto in California, ma rientrato in emergenza allo scalo di partenza dopo che un pannello si è staccato all’improvviso mentre il velivolo procedeva a quota 5 mila metri e a 711 chilometri orari. Da allora la FAA — l’ente federazione Usa dell’aviazione — ha messo a terra 171 dei 2019 Boeing 737 Max 9 in servizio nel mondo, tutti quelli cioè che hanno installato quella parete (larga 66 centimetri, alta 121) che pesa 28,5 chili.

«Poteva essere una catastrofe»

«Diverse cose sono successe a bordo dell’aereo, è stato un evento molto caotico», racconta durante la conferenza stampa Jennifer Homendy, presidente dell’NTSB, l’istituzione che negli Usa indaga sugli incidenti ai trasporti, compresi quelli aerei. «Poteva essere un evento catastrofico», prosegue. «Stiamo indagando e vogliamo evitare che si ripeta». Gli esperti continuano a chiedersi cosa può aver portato al distacco di quel pannello — in teoria sigillato — e per di più di un velivolo di appena due mesi.

Il caso della scatola nera

Gli investigatori non avranno vita facile. Se da un lato contano di trovare prove dall’analisi del pannello — ritrovato nel cortile della casa di un insegnante — e della fusoliera del Boeing 737 Max 9, dall’altro lato non potranno disporre delle registrazioni audio a bordo della cabina di pilotaggio perché una delle scatole nere, il «Cockpit voice recorder», ha sovrascritto automaticamente le conversazioni passate le due ore dall’incidente. Se in Europa gli aerei costruiti dopo il 2021 devono registrare 25 ore di audio, negli Usa il limite è rimasto a 2 ore.

I tre allarmi precedenti

Intanto l’NTSB conferma le anticipazioni emerse subito dopo l’incidente. Ai comandi del velivolo nei giorni precedenti si erano accese per tre volte le spie che indicavano un possibile problema di pressurizzazione della cabina. Non è al momento chiaro se le spie fossero legate proprio al problema del pannello che si è poi distaccato in volo, ma per precauzione Alaska Airlines aveva ristretto l’operatività dell’aereo, non utilizzandolo su voli sopra l’oceano, come quelli per le Hawaii. Le spie si sono accese il 3 gennaio (una volta, in volo) e il 4 gennaio (due volte: una in volo e una a terra).

lberberi@corriere.it

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