Ryanair sparisce dai siti delle agenzie di viaggio online: scoppia la guerra sui biglietti

Perché Ryanair è sparita dai siti delle agenzie di viaggio online: la guerra sui biglietti e le accuse sui rincari Perché Ryanair è sparita dai siti delle agenzie di viaggio online: la guerra sui biglietti e le accuse sui rincari Un Boeing 737 di Ryanair all’aeroporto di Bergamo (foto Imagoeconomica)

Secondo alcuni dei motori di ricerca dei voli più utilizzati nel mondo non ci sono collegamenti diretti tra Milano e Siviglia. La soluzione più conveniente a febbraio — propone Kayak — sarebbe un viaggio con scalo a Zurigo sia all’andata, sia al ritorno (nell’ultimo caso una lunga sosta in Svizzera) per 138 euro. In realtà un volo diretto c’è, ed è quello di Ryanair. Ma la guerra dichiarata tempo fa dalla prima low cost al mondo agli aggregatori online ha spinto molti di questi a rimuovere dai propri siti web, a inizio dicembre, quasi tutti i collegamenti del colosso irlandese. Il risultato? Nell’ultimo mese del 2023 gli aerei di Ryanair hanno volato con il 91% dei sedili venduti (92% a dicembre 2022) e 12,54 milioni di passeggeri: la «sparizione» dai comparatori online ha fatto perdere a Ryanair 208 mila clienti, secondo le stime del Corriere. L’aviolinea però «esulta»: questa mossa, sostiene, incoraggerà la gente a prenotare i viaggi direttamente sul sito ufficiale e non avrà effetti sulle previsioni annuali degli utili.

Il ruolo di questi siti

I motori di ricerca dei voli — Booking.com, Kayak, Orbitz, Kiwi, Expedia, Trip.com, eDreams, Lastminute, eccetera — negli anni sono diventati i siti web di riferimento per milioni di viaggiatori in tutto il mondo che non hanno tempo (e voglia) di passare da una aviolinea all’altra per cercare la soluzione più conveniente. Circa un terzo dei ricavi dei principali aggregatori proviene dalla vendita dei biglietti aerei, secondo gli ultimi studi di settore. Ma se per le compagnie aeree medie e piccole o quelle con un network intercontinentale la presenza su queste piattaforme porta benefici — ed è spesso frutto di un accordo commerciale tra le parti — Ryanair e Southwest, l’altro gigante low cost, hanno dimensioni così rilevanti da preferire che il cliente prenoti direttamente sul loro sito e non attraverso agenzie online o fisiche.

Il «web scraping»

In ogni caso molti di questi aggregatori si sono messi a vendere sulle proprie piattaforme — senza autorizzazione — i voli di Ryanair grazie al «web scraping», la tecnica che consente di catturare automaticamente tutte le soluzioni di viaggio di una data compagnia aerea, rilevandone orari e prezzo. Qual è il problema? «Le agenzie di viaggi online prendono le nostre offerte più convenienti e ci aggiungono costi aggiuntivi anche per servizi che non esistono», accusa Michael O’Leary, amministratore delegato del gruppo low cost (addebiti che le piattaforme respingono). Il manager cita poi un aneddoto: «Lo scorso novembre abbiamo dovuto cancellare alcuni voli per gli scioperi dei controllori francesi e per questo abbiamo rimborsato i biglietti, ma alcune piattaforme hanno chiesto 60 euro come costi di servizio per restituire ai viaggiatori i loro soldi».

I contenziosi

La low cost europea ha avviato diversi contenziosi — citando anche la difficoltà a contattare i clienti per fornire informazioni importanti come le cancellazioni o gli scioperi — e alcune settimane fa l’Alta Corte irlandese ha dichiarato illegale il «web scraping» praticato da Flightbox perché in violazione dei termini di utilizzo del sito di Ryanair. Nei primi giorni di dicembre 2023 — conferma la low cost — «la maggior parte delle più grandi agenzie di viaggio online pirata (come Booking.com, Kiwi, Kayak, eccetera) hanno improvvisamente rimosso i nostri voli dalla vendita sui loro siti web». Una «gradita rimozione» per il vettore che «potrebbe essere il risultato di pressioni da parte degli enti per la tutela dei consumatori o una risposta alla recente sentenza dell’Alta Corte irlandese».

L’impatto

Ma «anche se rappresentano solo una piccola parte delle prenotazioni Ryanair — sottolinea la società in un comunicato — prevediamo che l’improvvisa rimozione dei nostri voli da questi siti web ridurrà i tassi di riempimento degli aerei a breve termine dell’1% o del 2% nei mesi di dicembre e gennaio e alleggerirà inoltre i rendimenti a breve termine poiché mettiamo a disposizione dei consumatori tariffe più basse». La low cost non prevede che questa mossa degli aggregatori di voli «influirà materialmente sul nostro traffico» e sui profitti per l’anno finanziario 2024 (che si chiude a marzo). Secondo le stime del Corriere tra gennaio e dicembre di quest’anno la «sparizione» dai motori di ricerca dei voli potrebbe avere un impatto negativo per Ryanair su 3,2 milioni di viaggiatori e circa 260 milioni di euro di ricavi.

Gli esperti

Gli analisti concordano con le previsioni della low cost. Per Savanthi Syth, di Raymond James, «la battaglia contro le agenzie di viaggi online comporterà danni minimi» a Ryanair e per questo l’esperta mantiene le previsioni di profittabilità per l’anno finanziario 2025 e 2026. Per quanto riguarda invece il trimestre ottobre-dicembre 2023 Syth riduce gli utili del trimestre — anche per i passeggeri in meno a bordo — dai precedenti 91 milioni a 68 milioni di euro, mentre l’intero anno finanziario 2024 dovrebbe aggirarsi su 1,95 miliardi di profitti, per salire a 2,33 miliardi nel 2025 e 2,48 miliardi nel 2026.

lberberi@corriere.it

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