A due anni dalla (seconda) invasione di Vladimir Putin in Ucraina, vi devo un’autocritica. Non soltanto sono angosciato e indignato per le atroci sofferenze inflitte al popolo ucraino. Non solo sono deluso per la piega terribile che stanno prendendo i rapporti di forze sul terreno militare. In tutta sincerit� devo aggiungere che non sono soddisfatto delle mie analisi. Un anno fa, al primo anniversario di quell’aggressione, ero pi� ottimista sulle chance degli ucraini di difendersi con il nostro sostegno. Ho creduto che potessero farcela a ricacciare indietro l’invasore e a liberare una parte dei territori occupati da un attacco criminale. Un anno fa a quest’epoca vedevo un Putin pi� indebolito; e non c’era ancora stata la rivolta della Wagner contro di lui.
Cosa ci attende ora sulla guerra in Ucraina
Adesso, all’indomani della morte di Alexei Navalny, respingo la tentazione di interpretare quell’ignobile omicidio come un segnale di �debolezza� di Putin. Purtroppo i tiranni deboli, nella storia, furono spesso quelli che esitarono a spingere fino in fondo la ferocia contro gli avversari. Lo Sci� di Persia perse il suo trono perch� esit� a usare tutti i mezzi per schiacciare i suoi oppositori. Putin applica una regola diversa, che finora ha funzionato: mai mostrare indulgenza, mai essere �umani�, senn� gli avversari ne approfitteranno.
Nelle analisi che facevo un anno fa non ho mai creduto all’efficacia risolutiva delle nostre sanzioni, perch� ricordavo quante volte fallirono nel piegare dittature pi� piccole in nazioni meno forti: dalla Corea del Nord all’Iran alla Siria. Per� esageravo l’isolamento di Putin; e prestavo troppa attenzione a quegli esperti militari che ingigantivano la d�bacle iniziale dell’esercito russo.
Che cos’� successo da allora, per portarci alla situazione odierna?
I fallimenti dell’Occidente e le loro cause
I nostri aiuti all’Ucraina sono stati inferiori alle promesse, e molto inferiori al necessario. Perfino l’America � stata meno generosa di quanto appariva da certi suoi proclami. Joe Biden fin dall’inizio del conflitto aveva scelto la moderazione, l’esatto contrario di quell’ �aizzare gli ucraini a una guerra per procura� di cui parlavano i sedicenti pacifisti in Occidente. Fu Biden a dare come primo consiglio a Zelensky nel febbraio 2022 quello di fuggire all’estero di fronte all’invasore: non proprio un segnale di determinazione. Biden fu categorico fin dall’inizio nell’escludere l’invio di soldati americani su quel fronte; altrettanto categorico nell’escludere una guerra tra America e Russia, mostrando cos� a Putin i limiti dell’impegno Usa (altro segnale d’incoraggiamento dello Zar). A pi� riprese Biden ha negato a Kiev forniture di armi che potessero colpire il territorio russo. In quanto alle �banali� munizioni, gli arsenali americani sono assai esili, perch� a differenza di quanto sostiene la propaganda �pacifista�, l’America dopo la guerra fredda ha ridimensionato molto la sua industria bellica. Non parliamo degli europei. Insomma l’Occidente ha ricoperto l’Ucraina di belle parole ma il sostegno reale ha sempre avuto dei limiti. In quanto alle sanzioni, non sono mai state risolutive nella storia ma in pi� le nostre sono un colabrodo, troppi hanno interesse a evaderle anche nel nostro campo. Di usare le ricchezze virtualmente sequestrate alla Russia si sta cominciando a parlare solo oggi, con due anni di ritardo.
La crisi in Medio Oriente che nessuno aveva previsto
Poi c’� stato l’effetto Gaza. L’apertura di un secondo fronte in Medio Oriente ha dirottato attenzione strategica, risorse politiche, e anche armi, che gli Stati Uniti avrebbero dovuto fornire all’Ucraina. Anche per via della tragedia di Gaza, abbiamo avuto una sorta di �effetto Trump anticipato�: ampie fasce dell’opinione pubblica americana hanno dimostrato di essere �stanche di guerre�. Isolazionisti di destra e �pacifisti� di sinistra hanno assediato Biden. Lo stallo nelle votazioni al Congresso di Washington sulle forniture di armi e aiuti all’Ucraina � maturato anche in questa nuova atmosfera politica, a prescindere dalle chance di rielezione di Trump. Quest’ultimo ci ha messo del suo, screditando il valore della Nato.
I vertici militari russi sono stati pi� veloci del previsto nell’imparare dai propri errori. Putin � stato pi� veloce del previsto nel riorganizzare l’intera Russia come un’economia di guerra, con l’aiuto dei �soliti noti�: Cina Iran Corea del Nord. Anche qui ha pesato un effetto Gaza. Il Grande Sud globale, dall’India all’Africa, oggi risulta ancor meno propenso a sanzionare la Russia visto che la priorit� � diventata condannare e isolare Israele.
Chi aveva ragione? Non i pacifisti ma il Pentagono e la destra kissingeriana
L’autocritica che ritengo doveroso fare oggi, rispetto alle analisi di un anno fa, non mi porta affatto a dare ragione ai sedicenti �pacifisti�. Quelli che hanno sfilato contro gli aiuti militari all’Ucraina, hanno sempre lavorato oggettivamente per il macellaio Putin. Negare agli ucraini le armi per difendersi significava solo e soltanto accelerare le carneficine volute da Putin. Gli slogan dei cosiddetti �pacifisti� erano sempre rivolti all’Occidente, mai contro l’aggressore. N� si � mai visto quale �soluzione diplomatica� Putin volesse negoziare, se non dopo una resa degli ucraini. Quest’ultima, tra l’altro, � una decisione terribile che non dipende da noi; anche se ci siamo comportati in modo da renderla un po’ pi� probabile.
Nella mia autocritica cerco di fare una selezione delle fonti che citavo nelle analisi degli ultimi anni, per trovare �chi ha avuto ragione�. Esclusi i pacifisti, campioni dell’ipocrisia, trovo invece alcuni osservatori che avevano avuto pi� lucidit� e lungimiranza di altri. Sono tutti nel campo opposto rispetto al �pacifismo�. In alcune mie analisi citai l’allora capo di stato maggiore americano, generale Mark Milley. Colui che fu il capo militare del Pentagono fino a pochi mesi fa, parlava di due scenari: una guerra di trincea a oltranza con logoramento protratto dei due contendenti, sullo stile della prima guerra mondiale; oppure lo scenario �coreano� cio� un armistizio per congelare la situazione territoriale come nel 1953 senza trattato di pace fra le due Coree. Le analisi del generale Milley – che riportai in alcuni miei scritti per il Corriere – non piacevano all’Amministrazione Biden e lui fu pregato di mettervi la sordina; coincidevano con una fase di fiducia occidentale sulla controffensiva militare ucraina.
Un’altra scuola di pensiero che oggi sembra godere di una rivincita, � quella dei realisti di destra, tipo John Mearsheimer: l’ala pi� conservatrice della realpolitik kissingeriana. Anche questi non sono affatto pacifisti. Di solito credono che l’America debba essere armata fino ai denti per scoraggiare i nemici. Per� al tempo stesso pensano che la politica estera debba prescindere dai valori etici. Pensano che � interesse degli Stati Uniti lasciare a Russia e Cina delle loro �aree di influenza� (dove sono libere di spadroneggiare a piacimento). La destra realista in fondo ispira un personaggio come Trump, il quale � pronto a regalare non solo l’Ucraina ma anche altri paesi europei a Putin, perch� non pensa che l’America abbia un interesse vitale a difenderli. Ecco, i sedicenti �pacifisti� sono molto pi� vicini a Trump di quanto vorrebbero ammettere.
Ritorno all’impero russo-sovietico o riarmo dell’Europa
E ora? Putin ha commesso degli errori strategici che il suo Paese pagher� nel lungo periodo, di questo resto convinto. La Russia diventer� una colonia economica della Cina, che far� ingoiare molti rospi al suo orgoglio nazionalista. Putin ha regalato alla Nato la Svezia e la Finlandia, perdite pesanti. Putin ha tagliato il cordone ombelicale che rendeva l’Europa dipendente dalle sue energie fossili, privandosi cos� di un enorme �soft power� verso una delle aree pi� ricche del pianeta. Infine, e forse questa � la cosa pi� importante, Putin ha regalato all’Occidente il popolo ucraino che non lo perdoner� mai.
Lo stato delle cose sul terreno militare oggi � tale che non riesco a immaginare un recupero delle regioni ucraine occupate dai russi, in un arco di tempo breve o medio. Un’amputazione territoriale sancita in qualche tipo di armistizio forse diventer� inevitabile, a maggior ragione se Trump dovesse vincere le elezioni. Dopodich�, incassato il territorio invaso, Putin comincer� a preparare la terza guerra di Ucraina; rivolger� la sua pressione imperialista verso i Paesi Baltici e la Polonia.
Per fermarlo, urge la costruzione di una difesa comune europea che sia credibile anche senza gli americani. Questo significa avviare un poderoso riarmo in Europa. Le opinioni pubbliche europee non sono pronte ad affrontarne i costi. � ora di cominciare a spiegare quali sarebbero i costi dell’alternativa: la ricostituzione della sfera d’influenza sovietica. Dopotutto Putin � colui che alla domanda �quale fu la peggiore tragedia del Novecento� ha risposto sorvolando su due guerre mondiali, l’Olocausto, la Grande Depressione, e non ha esitato a indicare come il disastro del secolo la fine dell’Unione sovietica.
24 febbraio 2024, 12:23 - modifica il 24 febbraio 2024 | 12:23
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