Biden - Trump, le notizie di oggi in diretta | Cnn: «Trump ha in programma un colloquio telefonico con Zelensky»
Grenell: «Con noi stop alla guerra in Ucraina»
Sulla politica estera «la linea sarà America First», quanto alla guerra in Ucraina, il candidato segretario di Stato per Donald Trump Richard Grenell intervistato da Repubblica descrive la sua idea raccontando «una storia». «Trump voleva che la Turchia liberasse un detenuto americano. Quindi chiamò Erdogan e gli disse: se non lo fai entro 24 ore, distruggerò la tua economia. Il detenuto fu subito rilasciato. Non sottovalutate la sua credibilità». Quanto ai dettagli, negli accordi di Minsk che riconoscevano le autonomie c'erano elementi utili da riprendere". «Ritiro dalla Nato? Di questo hanno parlato solo i media. Se vuoi fare parte del club, non puoi andare alla mensa senza pagare la quota associativa».
Il ritiro delle truppe Usa dall'Europa «era un'idea della prima amministrazione che spero si possa riprendere. In Germania abbiamo circa 50.000 soldati, con l'idea che servano per spostarli rapidamente al fronte in caso di invasione russa, per frenarla in attesa che arrivi il supporto aereo. Berlino però non ha la capacità di muoverli così rapidamente, quindi avrebbe senso ritirarne 15.000, per spostarne metà in Polonia e il resto nel Pacifico o a casa». Alla domanda se rilanceranno i dazi contro la Cina, Grenell risponde: «Il processo per integrarla allo scopo di riformarla è fallito. I dazi sono un'alternativa molto utile».
Dal blackout in diretta tv al contagio da Covid: i 21 giorni che hanno azzoppato Joe Biden
(Simone Sabattini, da Milwuakee) L’età e la salute di Joe Biden sono state una issue, un problema, da ben prima del disastroso dibattito televisivo del 27 giugno. Da talmente prima che un titolo della Cnn del settembre 2019 recitava «la corsa democratica è dominata da 70enni». Erano tempi di primarie e almeno allora l’ex numero due della Casa Bianca era in buona compagnia (Bernie Sanders, Elizabeth Warren).
Biden perse le prime tre gare, sembrava spacciato. Poi arrivarono a salvarlo i voti afroamericani della South Carolina. E Barack Obama. Il ruolo dell’ex presidente è il secondo filo rosso che collega i prodromi di questa parabola alle ore drammatiche che il leader americano sta vivendo ora. Al tempo fu proprio Obama a convincere gli avversari a farsi da parte. Oggi tutti mettono in mano ancora a lui le forbici che possono tagliare definitivamente l’ultimo legame di Joe con il voto 2024.
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Le ipotesi per sostituire Biden: Kamala Harris in cima alla lista (e la possibilità di una «convention contested o brokered»)
(Massimi Gaggi, da Milwuakee) Un ticket che metta, a fianco di Kamala Harris, un vice capace di recuperare voti nei tre Stati (Michigan, Pennsylvania e Wisconsin) considerati l’ultima spiaggia dei democratici per tenere la Casa Bianca o, almeno, il controllo di una delle due Camere, evitando la temuta «valanga rossa» repubblicana. Forse il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, o quella del Michigan, Gretchen Whitmer. Oppure, se il partito non accetterà il passaggio «a scatola chiusa» del testimone da Biden alla Harris, una miniprimaria (coi candidati che si faranno avanti messi a confronto in pochi eventi organizzati in pochi giorni) per poi lasciare la scelta ai delegati nella convention democratica, a Chicago dal 19 agosto.
Gli scenari che si aprono se davvero — come dicono vari leader democratici e, ora, anche alcuni dei collaboratori di Biden — il presidente si prepara a fare un passo indietro, sono almeno due. Il primo: i leader a lui vicini che gli stanno consigliando il ritiro dicono di farlo per il bene del partito, ma anche per salvare l’eredità politica di un presidente che ha fatto riforme importanti, anche se la cosa oggi non gli viene riconosciuta dagli elettori. Il modo migliore, per Biden, sarebbe quello di lanciare la candidatura della vice che ha condiviso le sue politiche e, se eletta, potrebbe attuare i suoi interventi per le infrastrutture, l’ambiente, la riduzione della povertà nell’infanzia, una nuova fase di sviluppo dell’industria nazionale, soprattutto nelle tecnologie più avanzate. Se i personaggi storici del partito — Barack Obama, Bill Clinton, Nancy Pelosi, Jim Clyburn, leader dell’elettorato afroamericano — sosterranno questa scelta, difficilmente scenderanno in campo candidati alternativi di peso: alla convention i delegati di Biden dovranno solo adeguarsi alla nuova situazione votando per Kamala. È ancora questo lo scenario più probabile.

Il discorso di Trump (di 93 minuti) alla convention repubblicana: «Riporterò il sogno americano. Biden il peggiore presidente di tutti i tempi»
(Viviana Mazza, da Milwuakee) Alla convention repubblicana di Milwaukee, Donald Trump è salito sul palco per il suo primo discorso dopo l’attentato di sabato, con la benda sull’orecchio destro (che alcuni delegati portavano come lui, per solidarietà). Il candidato repubblicano alla Casa Bianca ha parlato per 93 minuti, battendo il suo stesso record del 2016 del più lungo discorso mai pronunciato ad una convention repubblicana.
Ma di fatto Trump ha pronunciato due discorsi in uno. C’era il discorso scritto sul gobbo, più emotivo, umano, in cui raccontava cosa provò nel giorno dell’attentato, usava parole come «amore» e «umiltà», chiedeva un minuto di silenzio per il pompiere ucciso, Corey Comperatore, spiegava di essere sopravvissuto «solo per grazia di Dio Onnipotente» e prometteva di «lottare per salvare il Paese» («Riporterò il Sogno Americano»). Ma chi era nell’arena della convention poteva vedere sullo schermo che il discorso che scorreva sul gobbo spesso si fermava e l’ex presidente inseriva all’impronta ringraziamenti, impressioni, deviazioni a volte difficili da seguire.
La seconda parte del discorso in particolare ha rivisto scena il classico Donald Trump, quello tipico dei suoi comizi: ha parlato molto a lungo di inflazione e immigrazione (ha paragonato gli immigrati illegali a Hannibal Lecter, il serial killer del Silenzio degli innocenti), ha criticato i media, il sistema giudiziario, anche se ha evitato l’uso di termini come «bagno di sangue» o «parassiti».
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Cnn: «Trump ha in programma un colloquio telefonico con Zelensky»
Donald Trump, che punta al ritorno nello Studio Ovale, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno in programma per oggi un colloquio telefonico. Lo ha rivelato la Cnn. Si tratterebbe del primo contatto da quando l'ex presidente non è più alla Casa Bianca.
La quattro giorni Gop si chiude sulle note della Turandot, «Nessun dorma» cantata da Pavarotti
Trump ha salutato anche il suo vice, J. D. Vance, ringraziato la moglie, l'ex first lady Melania per essergli stata vicina nel momento drammatico, il resto della famiglia, lodato il figlio Eric per il discorso che ha preceduto l'intervento finale. Il tycoon ha ripetuto un passaggio che rappresenta un pezzo forte dei suoi comizi: sotto la sua presidenza la Russia non ha invaso l'Ucraina. Si è accreditato come uomo di pace (porremo fine a tutte le crisi internazionali ha assicurato) e salutato i sostenitori con un «vinceremo, vinceremo, vinceremo», ripetuto più volte anche dai suoi sostenitori.
Nelle prossime ore come primo atto da nominato ufficiale, Trump avrà un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, prima volta negli ultimi tre anni. Il conto alla rovescia verso l'Election Day è cominciato, in attesa di conoscere chi sarà il suo vero sfidante, ora che Joe Biden sembra sempre più sul punto di riflettere sul suo futuro. La sua vice, Kamala Harris, viene indicata come la favorita a sostituirlo. Trump ha evitato di nominarla, per non darle subito un riconoscimento. Ma se dovesse essere lei, il rapporto cambierà bruscamente, in pieno stile Trump, allergico ai toni moderati. Li ha tenuti a fatica sotto controllo per un'ora e mezzo, ma è difficile immaginare che possa farlo per i prossimi tre mesi. Nel saluto finale è stato raggiunto sul palco da tutta la famiglia. La prima a salire è stata Melania, che gli si è avvicinata. Lui ha provato a darle un bacio sulle labbra, ma lei gli ha offerto la guancia. Per il resto, finale con una cascata di palloncini bianco, rosso e blu, i colori dell'America. Sullo sfondo che richiama la Casa Bianca e sulle note di «Nessun dorma» della Turandot, termina la lunga quattro giorni Gop.