Il partito repubblicano è di Trump: anche gli ex nemici lodano il tycoon, Vance corteggia «i dimenticati»

diViviana Mazza

L‘esordio del numero due di Trump alla convention repubblicana. Assenti i Bush e i Cheney: «Non contano più, non hanno più potere in questo partito»

DALLA NOSTRA INVIATA
MILWAUKEE — Introdotto da Don Jr, il figlio di Trump con cui ha stretto una forte amicizia, e dalla moglie Usha, figlia di immigrati indiani, J.D. Vance si è presentato ieri sera all’America dal palco della convention repubblicana. Il nuovo vice di Trump ha raccontato la sua storia di trentanovenne cresciuto nella cittadina industriale di Middletown, in Ohio, senza una figura paterna stabile e con la mamma alcolizzata, diventato con le sue sole forze senatore del suo Stato (e marine, scrittore, finanziere). 

Una storia che vuole creare un legame con gli elettori dell’Ohio, del Michigan, del Wisconsin, la cui economia è stata stravolta dalla globalizzazione. Poco prima di Vance ha parlato il sindaco di East Palestine, Trent Conaway: il 3 febbraio 2023 un treno merci che trasportava sostanze chimiche pericolose deragliò, causando un incendio che durò diversi giorni. Trump, con Vance al suo fianco, visitò la cittadina il 22 febbraio, mentre Biden lo fece solo un anno dopo.

Il nuovo vice di Trump si presenta all’America mentre quello vecchio, Mike Pence, posta una foto di sé a pesca in Montana. Non è l’unico assente: è una convention senza i Bush e i Cheney, senza Romney, senza il leader dei repubblicani al Senato Mitch McConnell. «Non contano più, non hanno più potere in questo partito», dice Newt Gingrich, lo speaker della Camera degli anni Novanta che invece è riuscito a rimanere in sella e ieri parlava sul palco.

L’attentato alla vita di Trump è «una colla super-attak» per l’unità del partito, spiega Reince Priebus, che nel 2016 fu capo di gabinetto alla Casa Bianca. Trump l’unificatore (ruolo che sembrava impossibile solo due anni fa, quando il governatore della Florida Ron DeSantis veniva presentato come il Trump 2.0) abbraccia, comunque, uno dopo l’altro i «pentiti» che lo hanno criticato (incluso lo stesso Vance) o che lo hanno sfidato e ha sconfitto uno dopo l’altro. 

Oltre a DeSantis, la convention ha visto il ritorno all’ovile di Nikki Haley, l’ex ambasciatrice all’Onu, inizialmente fischiata dai delegati; ma la folla si è placata quando Haley ha detto che gli garantiva il suo totale endorsement. Altri vecchi rivali — i senatori Marco Rubio e Ted Cruz — hanno ringraziato Dio per aver protetto l’uomo che aveva soprannominato l’uno «Little Marco» e dell’altro aveva insinuato che la moglie è brutta e che il padre fu coinvolto nell’assassinio di JFK. Trump l’inarrestabile: «I democratici, i media, i giudici progressisti non sono riusciti a fermarlo. Un proiettile non è riuscito a fermarlo. C’è qualcosa che potrà impedirgli di diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti?», chiede alla folla il senatore Rick Scott

Il governatore della West Virginia Jim Justice si è presentato col suo bulldog «Babydog», che ha fatto accomodare in una sedia sul palco: Babydog, ha detto, può predire il futuro e sa che i repubblicani a novembre conquisteranno il Senato (lui corre per il seggio del senatore democratico Joe Manchin che va in pensione). «Provvidenza, fiducia in sé e drink gratis», scrive il Wall Street Journal, sono il pane di questa convention, in cui si respira la certezza di avere il candidato giusto al momento giusto. Anche la guerra a Gaza porta acqua al mulino di Trump, che ospita tra gli altri i genitori di un ostaggio rapito da Hamas e una studentessa che lamenta l’antisemitismo nei college. Ma Trump era già sicuro di sé in un’intervista a Bloomberg fatta a giugno e pubblicata l’altro ieri: «Adesso conosco tutti. Adesso ho una vera esperienza». 

Le sue parole su Taiwan però proiettano incertezza sulla sua politica nei confronti della Cina, che pure il suo vice Vance ha definito la minaccia numero uno. Trump è freddo all’idea di proteggere l’isola dall’aggressione cinese: «Taiwan si è presa i nostri affari legati ai chip ed è diventata immensamente ricca. Voglio dire, quanto siamo stupidi?». E suggerisce che Taipei paghi gli Usa per la protezione: «Non penso che siamo molto diversi da una assicurazione». Si dichiara inoltre pronto a nuovi dazi anche nei confronti di alleati europei. «L’Unione europea suona come una cosa così meravigliosa. Amiamo la Scozia e la Germania, posti come questi, ma al di là di questo ci trattano in modo violento», afferma, citando la riluttanza europea a importare auto e prodotti agricoli americani.

17 luglio 2024 ( modifica il 17 luglio 2024 | 23:58)

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