Alzheimer, nel Regno Unito in migliaia potranno fare un test del sangue per diagnosticare la demenza

diCristina Marrone

Due studi coinvolgeranno cinquemila pazienti per testare su vasta scala la validità dei biomarcatori ematici. Ecco come funzionano e che cosa misurano gli esami del sangue

Migliaia di persone in tutto il Regno Unito preoccupate per le condizioni della loro memoria potranno sottoporsi a un esame del sangue per identificare con anni di anticipo la malattia di Alzheimer o altre demenze.  L'obiettivo è accelerare la diagnosi e testare un modo più economico e più semplice per individuare con maggiore certezza la malattia. Ad avviare i due trials saranno l' Università di Oxford e l'University College di Londra coinvolgendo 5.000 volontari, reclutati in 50 diversi centri per la memoria, che saranno seguiti per cinque anni. I test ematici fino ad oggi si sono rivelati molto efficaci, ma ora il Regno Unito vuole capire se questi semplici esami del sangue a basso costo (all'incirca 115 euro) possono essere utili anche nel mondo reale e quindi utilizzati su vasta scala dal servizio sanitario nazionale per la diagnosi di Alzheimer.

Che cosa si studierà

I due studi costeranno all'incirca dodici milioni di euro e si svolgeranno in tutta la Gran Bretagna. I volontari saranno reclutati tra persone che hanno segnalato al proprio medico di base sintomi come problemi di memoria o comunque compatibili con la demenza.  Nel primo lavoro, condotto dalla University College di Londra e guidato dal professore di neurologia Jonathan Schott, saranno coinvolte 1.100 persone: la metà dei pazienti riceveranno i risultati dopo tre mesi e l'altra metà dopo un anno per capire se effettivamente la diagnosi preococe può effettivamente migliorare gli effetti delle terapie. Il team di scienziati si concentrerà in particolare sul biomarcatore più promettente per la malattia di Alzheimer, chiamato p-tau217, che può indicare l'accumulo di beta amiloide nel cervello.  Lo studio vedrà se la misurazione di p-tau217 nel sangue può aumentare il tasso di diagnosi della malattia di Alzheimer nelle persone con demenza precoce, ma anche in quelle con problemi di memoria lievi ma progressivi. Il secondo lavoro, condotto dai ricercatori di Oxford, indagherà sui test ematici di quasi 4.000 persone per capire quali saranno i più efficaci nel distinguere i diversi tipi di demenza come l'Alzheimer, la demenza a corpi di Lewy e la demenza vascolare. Vanessa Raymont, dell'Università di Oxford ha spiegato che numerosi test ematici sulla demenza hanno mostrato risultati promettenti, ma presentano limiti: «Le ricerca tende ad escludere gli anziani, le minoranze etniche e coloro che soffrono di altre patologie, quindi vogliamo capire cosa succede nel mondo reale». «Se come speriamo saranno presto disponibili nuovi trattamenti in grado di rallentare la malattia di Alzheimer - aggiunge Jonathan Schott - la diagnosi precoce diventa fondamentale perché i farmaci sembrano portare benefici solo se assunti nelle fasi precoci della malattia».

La diagnosi

Nel Regno Unito, così come in Europa e in Italia la diagnosi di Alzheimer si basa oggi principalmente su test cognitivi. Sebbene questi test basati sui sintomi siano efficaci nel determinare quando la memoria e il pensiero di una persona non sono normali, non sono altrettanto efficaci nell’aiutare i medici a scoprire la causa di questi disturbi, che possono derivare in verità da qualsiasi cosa: dalle carenze vitaminiche e ormonali a piccoli ictus , da tumori a infezioni, da disturbi correlati al Parkinson alla demenza a corpi di Lewy , oltre naturalmente alla malattia di Alzheimer. I test cognitivi non sono sempre giudicati sufficienti per una diagnosi corretta, anche se i criteri diagnostici vengono applicati al meglio, come ha dimostrato anche un ampio studio pubblicato su Jama nel 2019. Oltre un terzo delle persone affette da demenza non riesce ad avere una chiara diagnosi di Alzheimer e solo il 2% dei pazienti riceve una valutazione definitiva tramite scansioni cerebrali (esame costoso) o prelievo di liquido cerebrospinale (esame invasivo). Per questo la ricerca sta puntando molto sui biomarcatori ematici non invasivi e a basso costo per individuare le proteine dell'Alzheimer in largo anticipo. Ad oggi nessuno di questi test del sangue è stato ancora approvato da un Ente regolatore e i due ampi studi del Regno Unito aiuteranno certamente a identificare i migliori. 

Che cosa misurano i biomarcatori plasmatici per l'Alzheimer

I test ematici misurano livelli anomali delle proteine beta amiloide nel sangue, segnale caratteristico della malattia di Alzheimer, ma anche la presenza di proteina tau fosforilata e un danno neuronale aspecifico (ved neurofilamenti a catena leggera), anche precedentemente alla comparsa dei sintomi. «Un valore positivo - commenta Alessandro Padovani, direttore della Clinica di Neurologia all’ Università di Brescia e presidente della Società Italiana di Neurologia - indica la necessità di effettuare ulteriori esami, ma se negativo esclude la malattia». La beta amiloide nel cervello si accumula lentamente nel corso di decenni, in genere a partire dalla mezza età, e diventa più comune con l’avanzare degni anni. I biomarcatori plasmatici vanno letti anche in chiave preventiva. «Sappiamo da tempo - aggiunge Padovani - che tenere sotto controllo alcuni dei 12 fattori di rischio individuati nel 2020 da una commissione della rivista Lancet può forse evitare, ma certamente rimandare l’appuntamento con una malattia neurodegenerativa. La pressione arteriosa alta, ad esempio, è un co-fattore sotto diagnosticato nel 60% della popolazione. Con la giusta prevenzione potrebbero essere evitate 4 diagnosi di Alzheimer su 10. Sapere che si è positivi a un biomarcatore non può che essere uno stimolo a lavorare con impegno e costanza sulla prevenzione, prendendo sul serio le strategie per migliorare la salute del cervello con l’obiettivo di cambiare la storia naturale della malattia».

I farmaci contro l'Alzheimer

Una diagnosi precoce e accurata della malattia di Alzheimer potrà inoltre garantire alle persone di accedere in futuro ai farmaci contro la malattia, per ora disponibili negli Stati Uniti. Due farmaci, lecanemab e donanemab sono attualmente all'esame dell'Ema (Agenzia Europea del Farmaco) che dovrà pronunciarsi a breve valutando sicurezza ed efficacia.  Pur con non trascurabili effetti collaterali, questi anticorpi monoclonali hanno dimostrato una certa efficacia solo se assunti nelle prime fasi della malattia, per questo la diagnosi certa e precoce di malattia Alzheimer diventerà fondamentale,  per permettere ai pazienti di accedere alle future terapie.

4 aprile 2024

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