L'esercizio fisico può aiutare a migliorare la memoria. Ecco come
Una ricerca argentina mostra come anche solo 25 minuti di attività fisica siano sufficienti per migliorare la memoria spaziale anche nelle persone sedentarie
Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano come l'attività fisica, in aggiunta a svariati benefici per la salute, sia anche in grado di prevenire il declino cognitivo. Da un nuovo lavoro emerge ora che l'attività fisica non solo aiuta a migliorare la memoria (in particolare quella spaziale) ma potrebbe contribuire alla genesi di nuovi neuroni anche in età adulta. Un gruppo di neuroscienziati argentini ha dimostrato che anche le persone sedentarie migliorano la loro memoria spaziale (cioé la memoria responsabile della registrazione delle informazioni sull'ambiente) dopo aver svolto 25 minuti di esercizio con la cyclette. La memoria spaziale si deteriora con l'invecchiamento e con il morbo di Alzheimer ed è importante che la ricerca individui metodi semplici per migliorarla.
Come è stato svolto l'esperimento
Un gruppo di 98 volontari tra i 18 e i 40 è entrato in una sorta di «grotta visiva», un Computer Assisted Virtual Environment (in inglese, cave). Sulle pareti e sul pavimento è stato proiettato un paesaggio desertico per dare la sensazione di una reale immersione. I partecipanti dovevano osservare attentamente il pasesaggio e cercare di memorizzare con attenzione dove erano posizionate una serie di bandiere. Era possibile muoversi virtualmente con un joystick, come in un videogioco, sfruttando i pochi punti di riferimento come montagne o qualche nuvola. L'ambiente artificiale ha permesso ai partecipanti di mantenere stabili le variabili che, in un contesto naturale sarebbero state alterate da fattori come il vento, la luce solare, la temperatura e dalla presenza di animali. All'uscita dall'esperienza immersiva i partecipenti sono stati divisi in modo casuale in due gruppi: uno si è esercitato con una cyclette per 25 minuti (tra loro c'erano atleti e persone sedentarie) e un secondo gruppo si è seduto e ha guardato il video di una corsa ciclistica. Ventiquattro ore dopo entrambi i gruppi sono tornati alla grotta per vedere se fossero stati in grado di localizzare da soli le bandierine che avevano visto nella prima fase. È emerso che tutti coloro che avevano fatto attività fisica, compresi i sedentari, sono riusciti a individuare correttamente dove fossero state posizionate le bandierine; compito che invece non è riuscito al gruppo che ha visionato la gara ciclistica. «Ciò che ci interessa è individuare stimolazioni esterne che possano aiutare la memoria- dice a El Pais il neuroscienziato e coordinatore dello studio Fabricio Ballarini all'Istituto Tecnico di Buenos Aires -. A partire dai 40-45 anni si osservano deficit di memoria nelle persone sane e ancor più nella popolazione che invecchia e alla fine del secolo, in alcuni Paesi, ci sarà un numero enorme di persone con problemi cognitivi». Lo studio non è certamente sufficiente per provare che lo specifico ersercizio fisico abbia generato neuroni, ma rappresenta una conferma a quello che da qualche anno è stata scoperta: la neurogenesi anche in età avanzata può passare dall'attività fisica
La neurogenesi
La neurogenesi è ancora un dilemma ancora poco chiarito nella scienza. Alcune scoperte degli ultimi 20 anni suggeriscono che il cervello umano può produrre nuovi neuroni nell'ippocampo (neurogenesi) anche in età adulta e questa attività, seppur in modo più limitato, potrebbe continuare per tutta la vita e non solo, come si pensava inizialmente, solo fino a poco dopo la nascita.
In passato molti studi sono stati fatti sui topi «Ma quando si studia l'uomo gli aspetti molecolari non possono essere analizzati per ragioni etiche , quindi dobbiamo osservare il comportamento della memoria» dice Ballarini. «Il dogma conosciuto, soprattutto per i mammiferi, è che nasciamo con una riserva di neuroni che con il tempo riducono il loro volume e il numero di sinapsi, e non se ne formano di nuovi. Ma per saperlo bisognerebbe installare una telecamera permanente in grado di rilevare il momento esatto in cui nasce un neurone. È impossibile. L'unico modo per saperlo è indiretto: capire come funziona la memoria».
Ormai è noto che l'attività fisica agevola il rilascio del fattore neutrofico di derivazione cerebrale, il Bdnf, una proteina che ha effetto protettivo e favorisce la formazione di nuovi neuroni e sinapsi. Nuoto, corsa o ciclismo sembrano stimolare meglio la produzione di cellule nervose (e contrastare l’invecchiamento cerebrale) rispetto ad attività anaerobiche come il sollevamento pesi.