Il mondo che ci tocca dall’Iowa al Mar Rosso America-Cina di oggi

America-Cina Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera
testata
Lunedì 15 gennaio 2024
Il mondo che ci tocca: dall’Iowa al Mar Rosso (passando per Davos)
editorialista di michele farina

Oggi partiamo dal gelo (in tutti i sensi) dell’Iowa, dove con le primarie repubblicane inizia ufficialmente la nuova corsa alla Casa Bianca. La newsletter corre sulla scia dell’attualità (Taiwan, Gaza, Ucraina, Guatemala, la rivolta dei trattori in Germania, l’agenda della settimana Ue, quella del Forum di Davos, l’addio di John Kerry alla missione sul clima,il soldato israeliano arrestato in Turchia, il vulcano che erutta in Islanda) prima di fare una capatina a Parigi per conoscere un italiano che fa furore in Francia. In fondo, una discesa nella storia e nei meandri del Colorado River, con il mistero di Glenn e Bessie.

Buona lettura.

La newsletter America-Cina è uno dei tre appuntamenti de «Il Punto» del Corriere della Sera. Potete registrarvi qui e scriverci all’indirizzo: americacina@corriere.it.

1. Iowa al voto: cosa c’entra Al Capone?
editorialista
di viviana mazza
inviata a Indianola (Iowa)

«Sono stato incriminato più volte di Al Capone. Lui ha ucciso delle persone: l’hanno incriminato una volta. Io? Quattro volte, per aver detto la verità sui brogli elettorali». Seicento persone, nell’auditorium del Simpson College, alla periferia di Des Moines, applaudono per quasi due ore l’ultimo discorso di Donald Trump prima dei caucus di oggi in Iowa. «Sfidate il maltempo — è il suo appello — Salvate l’America». E aggiunge: «Anche se stai malissimo e voti e poi muori, ne vale la pena». A parte i Vip, seduti, c’è una folla in piedi in sala: ha già atteso fuori per più di un’ora, a -30 gradi centigradi. E a quelle temperature anche i duri dell’Iowa soffrivano... (qui il reportage completo).

imageIeri al comizio

2. Dove va il mondo se vince Trump?
editorialista
di massimo gaggi
da Des Moines

Come sarà il mondo Trump 2.0 se l’ex presidente, oggi favorito nei sondaggi, tornerà alla Casa Bianca.? Gli analisti oscillano tra due estremi: per i catastrofisti, continuando con la politica America First e un sostanziale isolazionismo, Trump abbandonerà l’Ucraina costringendola ad accettare la rinuncia a una parte rilevante del suo territorio e farà un secondo regalo a Putin riprendendo la sua politica di destabilizzazione della Nato. Nel resto del mondo, anche se gli Stati Uniti resteranno al fianco di Israele e continueranno a contrastare l’espansione dell’influenza cinese, il populismo sempre più diffuso tra i conservatori americani — l’idea che il contadino dell’Iowa o l’operaio di Detroit non debbano più sostenere con le loro tasse conflitti e Paesi non vitali per il futuro degli Usa — porterà a un progressivo ritiro di Washington dal mondo che lascerà gli alleati europei e asiatici più esposti alla prepotenza dei regimi autoritari, da Pechino a Mosca. Ma c’è anche chi sdrammatizza... (qui l’articolo completo).

3. La scuola del caucus, il preside ucciso, il silenzio sulle armi

(Viviana Mazza) Perry è la comunità colpita dalla sparatoria in cui il 4 gennaio è stato ucciso l’undicenne Ahmir Jolliff (il funerale è stato la scorsa settimana), in una scuola che oggi avrebbe dovuto ospitare i caucus. Le primarie a Perry avverranno alle elementari, e saranno chiuse alla stampa per rispetto alla comunità. Proprio ieri è morto il preside che aveva cercato di fare da scudo agli studenti contro l’attentatore.

imageAhmir Joliff, 11 anni, ucciso nella sparatoria. Ieri è morto il preside che aveva fatto scudo contro l’assalitore

  • Era in ospedale, Dan Marburger, grazie a un’insegnante che aveva organizzato per lui una raccolta fondi: «In questo Paese, dopo che cerchi di salvare i tuoi studenti, non puoi nemmeno permetterti di pagare le spese in ospedale». Nikki Haley ieri sera ha tenuto il suo ultimo comizio nella contea di Perry. Sono andata a vederla: non una parola sul problema delle armi. Ha parlato del problema della malattia mentale. Qualche giorno fa Trump a proposito della strage aveva detto: «È terribile ma dobbiamo superarlo».
4. Gli inviati americani rassicurano Taiwan: «Impegno solido come roccia»
editorialista
di guido santevecchi
inviato a Taipei

L’impegno degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan «è rock solid», solido come la roccia, ha detto questa mattina Stephen Hadley, ex consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. Hadley fa parte della delegazione «non ufficiale» mandata da Joe Biden a Taipei per incontrare la presidente Tsai Ing-wen e William Lai, l’uomo che ha appena vinto le elezioni e a maggio si insedierà come nuovo presidente dell’isola democratica minacciata dalla Cina. Washington, che da cinquant’anni accetta il principio «Una sola Cina» (e per questo non ha relazioni formali con Taiwan), usa la formula delle delegazioni di ex alti funzionari dell’Amministrazione quando vuole dimostrare sostegno al governo di Taipei senza sfidare troppo Pechino. Ma questa volta, l’alto livello degli inviati, i tempi rapidissimi della missione subito dopo le elezioni, il fatto che i colloqui si sono svolti nel palazzo presidenziale di Taipei dimostrano la determinazione degli Stati Uniti. E non si tratta solo della Casa Bianca: Hadley ha detto a Tsai e Lai che «la democrazia taiwanese è un esempio brillante per il mondo e che oltre a essere saldo come la roccia, l’impegno americano è bipartisan, si basa su principi e valori, siamo dalla vostra parte per la difesa della pace e stabilità nello Stretto».

imageLa delegazione americana con la presidente uscente Tsai Ing-wen

  • Della delegazione fa parte anche James Steinberg, ex numero due del Dipartimento di Stato, che ha ricordato come le relazioni Usa-Taiwan sono «non ufficiali ma tra amici». Ha aggiunto che il dialogo è importante: questo è un ulteriore invito alla cautela rivolto al nuovo presidente Lai, una comunicazione da parte di Biden, che non vuole che dichiarazioni taiwanesi provochino l’ira della Cina. Anni fa Lai si era definito «un lavoratore per l’indipendenza», da tempo ha ammorbidito la posizione dicendo che «non serva proclamare l’indipendenza, perché l’isola è sovrana di fatto e padrona del proprio destino». Steinberg ha ribadito che gli Stati Uniti non vogliono alcun cambiamento unilaterale allo status quo: vale per le pretese di riunificazione di Pechino e per eventuali fughe in avanti di Taipei.
  • Che fa la Cina? Il tono resta minaccioso, forti proteste diplomatiche con i governi che si sono congratulati per l’elezione di Lai, sempre il giuramento di «punire gli indipendentisti», la riaffermazione che «Taiwan non è ma stato un Paese e mai lo sarà». Segnali di frustrazione che vengono dagli uomini di Xi Jinping. Gli analisti si aspettano un inasprimento della rappresaglia commerciale nei confronti di Taiwan, che è molto legata al mercato cinese. Ma gli esperti militari non prevedono una imminente prova di forza con grande dispiegamento di forze aeronavali nello Stretto. Unico avviso trasversale quello del Comando del Teatro orientale dell’esercito cinese (responsabile anche per lo Stretto di Taiwan): oggi ha diffuso un filmato di esercitazioni navali a fuoco nel Mar cinese meridionale, senza indicare il luogo. Nell’audio del video risuona: «Ai posti di combattimento! Il nemico improvvisamente arriva e il comandante istruisce i reparti per la risposta». Il nemico è alle porte, ma per il momento non ha la chiave per aprirle.
5. Chi sta con Taipei? La strategia di Xi

(Guido Santevecchi) Come si sviluppa il piano di Xi Jinping per costringere alla resa Taiwan? Da quando ha inaugurato la sua «nuova era di rinascimento nazionale» ha promesso ai cinesi la riunificazione e ha lavorato per prosciugare il bacino di sostegno internazionale intorno all’isola. Proprio oggi Nauru, Repubblica micronesiana di 21 chilometri quadrati e 10 mila abitanti ha deciso di tagliare le relazioni diplomatiche con Taipei. Ora solo 12 piccoli Paesi riconoscono formalmente Taiwan, il più rilevante resta la Città del Vaticano.

imageSun Tzu: prima vincere, poi andare in guerra

  • Negli ultimi dieci anni la diplomazia di Pechino ha convinto uno a uno dieci governi di piccoli Stati indebitati a troncare i rapporti diplomatici con Taipei per abbracciare la Cina e la sua promessa di massicci investimenti in yuan. Xi Jinping ha sicuramente letto «L’Arte della guerra» di Sun Tzu. Il mitico generale e filosofo di era imperiale teorizzava che «bisogna sbilanciare l’avversario con una serie di mosse rapide che lo disorientino, finte, carote e bastoni... la suprema eccellenza militare consiste nello spezzare la resistenza nemica senza combattere»... (qui l’articolo completo).
5. Kerry lascia la missione sul clima
editorialista
di matteo castellucci

Salvare il pianeta o salvare Joe Biden? Non sono missioni semplicissime, ma è per puntare sulla seconda che l’inviato speciale per il Clima americano John Kerry lascerà il suo ruolo. I tempi: tra fine inverno e l’inizio della primavera, lo avrebbe annunciato al suo staff, confermando la notizia anticipata da Axios. L’ex senatore andrà a lavorare nella campagna per la rielezione del presidente democratico.

imageJohn Kerry, 80 anni

  • Il rivale repubblicano Donald Trump, che in Iowa si è affidato al repertorio, ha promesso di smantellare le politiche climatiche dei Dem, trivellare come non mai e investire massicciamente nei combustibili fossili. La Casa Bianca, invece, si è impegnata a dimezzare le emissioni del Paese entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2005). È nell’ottica di difendere questi impegni green, forse, che Kerry, a 80 anni, ha accettato una riconversione professionale: sventare un secondo mandato di Trump che ha ritirato gli Usa dall’accordo di Parigi negoziato quand’era segretario di Stato di Barack Obama.
  • Nominato nel 2020, Kerry ha attraversato fin qui tre Cop, da Glasgow a Dubai, e nelle conferenze per il clima delle Nazioni Unite ha consolidato una collaborazione con l’omologo cinese, Xie Zhenhua. Alla Cop28 è arrivata l’intesa per triplicare la produzione mondiale di energie rinnovabili e, per la prima volta, ad «allontanarsi» (la terminologia, «transitioning away», era volutamente sfumata) dai combustibili fossili. Un lavoro che ha contribuito a ripristinare la credibilità degli Stati Uniti in materia di ambiente.
6. Il Mar Rosso ci riguarda
editorialista
di ferruccio de bortoli

Nella crisi del Mar Rosso, mentre si susseguono le azioni militari angloamericane contro i ribelli yemeniti Houthi, alleati di Hamas ed Hezbollah, ci sono molti più interessi italiani di quanto un governo per sua vocazione sovranista, lascerebbe intendere. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nell’intervista sul Corriere, precisa che l’appoggio agli alleati è solo politico e non militare, anche perché sarebbe necessario un voto del Parlamento che il governo Meloni non vuol chiedere. Tajani parla di un’ipotetica risposta europea — che coinvolga anche la Francia verso la quale proviamo una improvvisa e comoda empatia — i cui tempi non sono però compatibili con la gravità della minaccia alla libertà dei commerci.

  • Il realismo di Tajani è condivisibile. Però nel momento in cui assistiamo alle operazioni contro gli Houthi temendo una escalation del conflitto mediorientale, è giusto che si abbia una percezione migliore delle possibili conseguenze di natura economica. Concentrarci su questo aspetto non vuol dire sottovalutare la tragica emergenza umanitaria. Tutt’altro. Le vie del compromesso, della riduzione delle attività belliche, dei pericoli terroristici, passano inevitabilmente dalla conoscenza e dalla valutazione degli interessi in gioco. Trascurarli non avvicina la pace, la allontana... (qui l’articolo completo).
7. Fronte di Gaza
editorialista
di guido olimpio

Israele ha diffuso alcune cifre ufficiali sul conflitto. I militanti uccisi sono oltre 10 mila (compresi i mille eliminati all’interno dello Stato ebraico il 7 ottobre; tra i caduti 2 comandanti di brigate palestinesi e 19 responsabili di «battaglioni». Trentamila i target colpiti nella Striscia, 9 mila i razzi lanciati dai mujaheddin. Catturati 2.650 elementi. Gerusalemme ha perso un totale di 552 soldati, compresi 188 nelle operazioni a Gaza (di cui 19 per fuoco amico e 36 in incidenti). Sul fronte libanese: uccisi 170 Hezbollah, colpite 750 postazioni; circa 3 mila i razzi/droni tirati dai guerriglieri. Secondo Hamas le vittime palestinesi sono 24 mila.

imageOggi a Khan Younis, Striscia di Gaza (Afp)

  • Guerra segreta. Alcuni dirigenti palestinesi avrebbero lasciato il Libano per spostarsi in Siria e Turchia, un trasferimento provocato dal timore di essere bersagli di operazioni mirate del Mossad.
  • Mar Rosso. Tre spunti. 1) Gli esperti esprimono scetticismo sull’efficacia delle rappresaglie alleate, anche se riconoscono che possono ridurre le capacità degli Houti. 2) Washington e Londra non escludono nuovi strike. 3) La milizia filoiraniana ha diverse possibilità d’attacco: i missili, i droni, semplici azioni di disturbo che comunque incidono sulla stabilità del traffico.
8. Il calciatore israeliano arrestato in Turchia
editorialista
di davide frattini
corrispondente da Gerusalemme

Ha segnato il gol dell’uno a uno per la squadra turca di Antalya in cui gioca da un paio di stagioni dopo 8 presenze nella nazionale israeliana. Ma ormai un pareggio diplomatico tra le due nazioni è impossibile. L’attaccante Sagiv Jehezkel è uscito dal campo ed è stato arrestato perché aveva voluto ricordare – senza esultare, niente sorrisi – gli ostaggi ancora tenuti dai terroristi di Hamas alzando il pugno e indicando la scritta a pennarello sul polso fasciato con la benda bianca: una data, 7/10, un conteggio – 100 giorni – quelli passati in prigionia dalle donne, bambini e uomini sequestrati il giorno della mattanza, dell’assalto ai villaggi e alle cittadine dall’altra parte della Striscia di Gaza. La stella di David disegnata in piccolo per proclamare in grande dove resta il cuore... (qui l’articolo completo).

9. Ucraina: chi capovolge la realtà
editorialista
di luciano fontana

Sta purtroppo diventando abituale un ragionamento che a me pare incomprensibile: meglio smettere di fornire armi all’Ucraina così il governo di Kiev imboccherà la strada della trattativa e finalmente la guerra finirà. Le opinioni pubbliche sono stanche degli aiuti a Zelensky e delle conseguenze economiche del conflitto, si aggiunge. C’è un incredibile capovolgimento della realtà in queste dichiarazioni: si dimentica che è stato Putin a invadere un Paese sovrano, che una parte del territorio è stato conquistato con i carri armati e i bombardamenti, che il popolo ucraino si sta difendendo da un’aggressione. Se non lo aiutassimo più a contenere e a respingere le armate russe cosa accadrebbe?

imageVladimir Putin, 71 anni

  • Semplicemente che Mosca avrebbe raggiunto i suoi obiettivi, anche se parziali rispetto all’idea iniziale di dominare su tutta l’Ucraina. Da oggi in poi qualsiasi Stato potrebbe sentirsi autorizzato a regolare le controversie con le armi, cancellando libertà, democrazia e l’esistenza stessa di altri Paesi. È questo che vogliamo? Putin ha parlato chiaramente. Si siederà al tavolo delle trattative solo alle sue condizioni... (qui l’articolo completo).
10. I missili nordcoreani che preoccupano Kiev
editorialista
di marta serafini

Per l’Ucraina il 2024 non è iniziato nel migliore dei modi. Il Paese è esausto dopo due anni di combattimenti, la temperatura a Kiev è scesa a -14°C e l’offensiva di terra è definitivamente in stallo.

  • Gli attacchi aerei russi non avvengono solo più con droni iraniani e missili russi. Secondo quanto denunciano gli Stati Uniti, all’arsenale di Mosca si sono aggiunti i missili balistici nordcoreani e, come racconta qui Guido Olimpio, gli attacchi si sono intensificati . Il secondo grande raid dell’anno è avvenuto lunedì scorso, quando la Russia ha lanciato 59 droni e missili e le difese aeree ucraine ne hanno abbattuti meno della metà, rispetto al consueto tasso di abbattimento dell’80%... (qui l’articolo completo).
11. Una ferita nel cuore

(Marta Serafini) Serhii Dovbysh stava difendendo la sua casa a Chernihiv nel febbraio 2022, quando qualcosa dentro di lui si è spezzato. I russi erano a pochi chilometri di distanza. Gli aerei nemici bombardavano la città. E i giovani soldati sotto il suo comando morivano in battaglia. Dovbysh, maggiore delle forze armate ucraine e vice comandante, si è sentito responsabile. «Tutto si è rotto nella mia testa e nella mia anima. E il mio corpo. Sei vivo ma non ti senti vivo», racconta oggi al Guardian. Il 10 % degli uomini del suo battaglione sono morti in combattimento e un altro terzo ferito. «Mangi con le persone. Per mesi condividi una stanza con loro. È come una grande famiglia. Quando muoiono senti una ferita nel cuore». L’invasione russa ha fatto peggiorare i suoi problemi di salute mentale preesistenti. Ora congedato dall’esercito, Dovbysh, che soffriva e soffre di depressione, lavora con veterani di guerra che lottano per affrontare traumi fisici e psicologici.

  • Alcuni soffrono di ansia. Altri hanno perso gli arti e si stanno adattando a una nuova vita con le protesi. «Per questi ragazzi è un processo lungo. Hanno bisogno di trovare una ragione per continuare a vivere. Alcuni vogliono uccidersi». I soldati ucraini combattono dalla primavera del 2014, quando Vladimir Putin ha annesso la Crimea e sono iniziate le operazioni militari in Donbass. Molti si sono offerti volontari dal 2022 e ora sono circa 1 milione gli attuali ed ex membri delle forze armate. Dopo che sono trascorsi due anni dall’invasione russa, la situazione è cambiata e il governo Zelensky sta avviando una riforma del reclutamento proprio per evitare le diserzioni e perché – secondo le stime dei militari – sono necessari altri 500 mila uomini per tenere il fronte. La first lady ucraina, Olena Zelenska, ha lanciato l’anno scorso una campagna per convincere gli ucraini a prendersi cura del proprio benessere mentale. Dei problemi psicologici dei soldati e della sindrome di cui soffrono i sopravvissuti abbiamo parlato qui in questo reportage realizzato in un rehab vicino a Kharkiv. E delle sofferenze che affrontano le mogli dei dispersi o della questione dei disertori abbiamo scritto qui mentre qui abbiamo riportato i problemi e i traumi sofferti dai prigionieri di guerra tornati in libertà. Si tratta di una questione che coinvolge un’intera generazione. E non solo ucraina. Perché Kiev entrerà prima o poi nell’Unione europea. E con questi traumi, un giorno, tutti dovremo fare i conti.
12. L’agenda Ue (Ursula a Forlì)
editorialista
di francesca basso
corrispondente da Bruxelles

Questa settimana l’attenzione si divide tra Bruxelles, dove si tengono Eurogruppo ed Ecofin, e Strasburgo dove si riunisce la plenaria del Parlamento europeo.

  • Oggi: il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sarà chiamato a spiegare all’Eurogruppo la situazione italiana dopo il voto negativo del Parlamento alla ratifica del trattato di riforma del Meccanismo europeo di stabilità. L’Italia ha di fatto bloccato l’entrata in funzione da gennaio delle nuove funzioni del Mes, tra cui quella di «backstop» (paracadute) pubblico al Fondo di risoluzione unico in caso di crisi bancarie. Ora l’Eurogruppo dovrà valutare come procedere per il futuro. Sul tavolo dei ministri finanziari dell’Eurozona anche la competitività e le raccomandazioni della Commissione Ue per una politica economica più restrittiva nel 2024, che saranno adottate poi domani dall’Ecofin.
  • Domani: all’Ecofin i ministri finanziari dei Ventisette faranno il punto sull’impatto economico e finanziario dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina e la presidenza belga illustrerà le proprie priorità. La plenaria del Parlamento Ue discuterà della lotta alla recrudescenza del neofascismo in Europa, anche alla luce del corteo con saluto fascista svoltosi a Roma il 7 gennaio in via Acca Larentia. L’Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia, si era opposto al dibattito. Al World Economic Forum di Davos intervengono la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
  • Mercoledì: la plenaria del Parlamento Ue dovrebbe votare oggi (ma si saprà con certezza solo in giornata, potrebbe essere anche domani) la propria posizione negoziale sulla riforma del Patto di Stabilità. Questo passaggio è necessario per poter poi iniziare i negoziati con il Consiglio che ha trovato l’intesa il 20 dicembre scorso. Non sarà un voto semplice, diverse delegazioni del gruppo socialista hanno manifestato dubbi in proposito. Verdi e Left hanno detto che voteranno contro. Anche l’ID voterà contro a differenza della Lega, che sosterrà il testo come Fratelli d’Italia e Forza Italia. La presidente von der Leyen sarà a Forlì con la premier Meloni per un incontro con vari punti all’ordine del giorno tra cui il post-alluvione.
  • Giovedì: la plenaria voterà una risoluzione sull’Ungheria che farà seguito al dibattito in aula di mercoledì sulla decisione della Commissione Ue di scongelare, alla vigilia del Consiglio europeo del dicembre scorso, una parte dei fondi di Budapest bloccati per il mancato rispetto dello Stato di diritto. Il premier Orbán continua a destare preoccupazione in Europa per le sue posizioni anti-Ue, ancor più dopo il veto di dicembre sugli aiuti all’Ucraina che i leader Ue cercheranno di rimuovere nel Consiglio europeo speciale del primo febbraio.
13. Guida al Forum di Davos (chi c’è, c’è)
editorialista
di danilo taino

Un altro World Economic Forum a Davos. Il famosissimo summit di politici e businessmen sulle Alpi svizzere ha perso il lustro di quando era la boutique della globalizzazione, degli anni in cui banchieri e imprenditori hi-tech della Silicon Valley dettavano l’agenda, prevedevano il futuro, mettevano in mostra le loro idee e spesso siglavano affari. Oggi il mondo si sta spezzettando, non solo quello dell’economia. Ciò nonostante, l’appuntamento annuale sotto la montagna incantata di Thomas Mann rimane rilevante: è un palcoscenico dal quale i politici possono lanciare messaggi al mondo, dal quale i boss delle multinazionali esprimono la loro visione (questi ultimi, meglio ascoltarli quando parlano di business, meno quando si cimentano con la politica).

imageDavos, Svizzera

  • Al meeting di quest’anno, che inizia oggi e andrà avanti fino al 19 gennaio, parteciperanno 60 capi di Stato e di governo. Volodymyr Zelensky presenterà un piano per arrivare alla fine delle ostilità in Ucraina: vedremo l’accoglienza che riceverà; i cinesi, presenti a Davos con il primo ministro Li Qiang, non parteciperanno alla discussione proposta da Kiev, non un buon viatico visto che sono gli amici di Putin. Per la parte politica, sarà interessante sentire cosa diranno, tra gli altri, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, sempre più favorita per essere riconfermata dopo le elezioni del Parlamento europeo; il nuovo presidente dell’Argentina Javier Milei, visto con curiosità per la sua originalità e anche con interesse dal mondo degli investitori; il presidente francese Emmanuel Macron; il segretario generale dell’Onu António Guterres; il segretario della Nato Jens Stoltenberg.
  • Tra gli oltre mille banchieri e capi azienda che saranno al Forum, il più atteso è Sam Altman, il Ceo di OpenAI che nel 2023 ha dato il via all’intelligenza artificiale per le masse (oltre che per business, governi, militari). L’aspettativa è che il 2024 sarà l’anno in cui l’intelligenza artificiale, qualsiasi sia l’impresa che la fornisce, entrerà in ogni angolo della vita.
  • In un periodo di guerre, il programma ufficiale del Forum parla poco di geopolitica: non vuole irritare i rappresentanti delle autocrazie che partecipano. Ufficialmente si parla di economia, di commercio, di clima, di salute. Fondamentalmente, al centro vi sarà la discussione su come rendere «resiliente» il mondo.
  • Il sondaggio tradizionale tra gli economisti che precede il summit indica che secondo il 56% di loro quest’anno la crescita economica si indebolirà. E, secondo il 70%, la frammentazione provocata dalla geopolitica aumenterà.
14. I super ricchi raddoppiano
editorialista
di giuliana ferraino

Dal 2020 i 5 uomini più ricchi al mondo (Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett) hanno più che raddoppiato, in termini reali, le proprie fortune, da 405 a 869 miliardi di dollari, a un ritmo di 14 milioni di dollari all’ora, mentre la ricchezza complessiva di quasi 5 miliardi di persone più povere non ha mostrato alcuna crescita,rileva il nuovo rapporto sulle disuguaglianze pubblicato da Oxfam in occasione dell’apertura del World Economic Forum a Davos, in Svizzera.

imageElon Musk

  • L’aumento della ricchezza estrema nell’ultimo triennio è stato poderoso, mentre la povertà globale rimane ferma a livelli pre-pandemici. Oggi, i miliardari sono, in termini reali, più ricchi di 3.300 miliardi di dollari rispetto al 2020 e i loro patrimoni sono cresciuti tre volte più velocemente del tasso di inflazione... (qui l’articolo completo).
15. In Germania i trattori si fanno ascoltare
editorialista
di mara gergolet
corrispondente da Berlino

I trattori arrivano già domenica sera nel gelo, ogni domenica da diverse settimane. Li vedi passare in colonna sulla Kantstrasse, e stamattina anche se vivi a chilometri di distanza dalla Porta di Brandeburgo, puoi sentire i loro clacson. I trattori sono uno dei simboli politici dell’era. Grandi, rumorosi, scenografici, reclamano il loro spazio a favore di chi non sa come averlo e forse almeno un po’ di attenzione per i contadini l’hanno ottenuta. Cosa vogliono i «Bauern» tedeschi?

image“La miseria del nostro Paese” (Filip Singer)

  • Chiedono che il governo faccia marcia indietro sui sussidi al gasolio che gli ha tagliato, che gli ridia le sovvenzioni tolte, ma vogliono molto di più: far capire che non ce la fanno, che sono soffocati dalla burocrazia, che i margini di guadagno sono sempre più risicati, che nessuno comprende la loro fatica, e che il lavoro che una volta amavano non ce la riescono più a sopportarlo. Insomma, che anche nell’agricoltura— come in tanti altri mestieri — qualcosa si è rotto. In tutto questo, hanno dentro frange estremiste, sono imbevuti di sovvenzioni e recriminazioni, sono facilmente permeabili a tante teorie complottiste. Insomma, sono una parte importante del nostro mondo.
  • P.S. A dispetto delle preoccupazioni, forse la loro protesta sta andando bene. Scholz li ha invitati ad avere «misura e moderazione», ma il governo pare disposto a trattare. Se così sarà, quella dei trattori sarà stata un’azione tenuta sotto controllo e, bisognerà riconoscerlo, efficace.

P.S.2 Sempre dalla Germania: la non parola dell’anno, Unwort, quella che più danneggia la società e la democrazia — annunciata stamattina — è Remigration. «Remigrazione» o «rimmigrazione», un eufemismo per dire espulsione e deportazione dei migranti e di tutti quelli che non sono «abbastanza tedeschi». Il termine non è stato per ora molto esportato. Ma è un altro simbolo di questi particolari tempi tedeschi.

16. Guatemala: presidente a mezzanotte
editorialista
di sara gandolfi

Con oltre nove ore di ritardo, quasi allo scoccare della mezzanotte, il socialdemocratico Bernardo Arévalo ha potuto finalmente prestare giuramento come nuovo presidente del Guatemala. Molti ospiti stranieri, come il re di Spagna Felipe V e il presidente cileno Gabriel Boric, avevano nel frattempo rinunciato a seguire la cerimonia d’investitura, che i deputati dell’opposizione hanno tentato fino all’ultimo di impedire, facendo temere un colpo di Stato preventivo.

imageBernardo Arévalo

  • Arévalo ha vinto a sorpresa, e con un’ampia maggioranza, le elezioni presidenziali dello scorso agosto, promettendo una lotta senza quartiere alla corruzione dilagante e all’impunità. Da allora, ha affrontato un complotto per assassinarlo, la sospensione giudiziaria del suo partito (Semilla) e una raffica di attacchi legali volti a impedirgli di entrare in carica. Il suo governo, d’altra parte, non ha la maggioranza in Congresso e l’establishment politico conservatore, sostenuto dal potere giudiziario, farà il possibile per paralizzare la sua capacità di governare e impedire le riforme promesse.
17. Un cavaliere italiano conquista la Francia
editorialista
di stefano montefiori
corrispondente da Parigi

Una nuova celebrità di origini italiane si fa strada in Francia: Emanuele Arioli, 35 anni, diplomato alla Normale di Pisa, sta avendo un grande successo – accademico e di pubblico – grazie al suo ritrovamento della storia di Segurano, cavaliere dimenticato della Tavola Rotonda. Sul chevalier Ségurant (uscito in Italia per Mondadori come «Segurano o il Cavaliere del drago»), Arioli ha appena pubblicato in Francia un libro, un fumetto e la rete Arte ha mandato in onda un documentario.

imageEmanuele Arioli, 35 anni, con Léa Seydoux

  • Dopo gli studi da storico del Medioevo a Pisa, Arioli si è trasferito in Francia dove ha ottenuto un master 2 alla Sorbona, un dottorato in studi medievali, il diploma dell’Ecole normale supérieure di Parigi e dell’Ecole nationale des Chartes. A colpire i francesi è anche l’eclettismo di Arioli: studioso e divulgatore del Medio Evo, è attore in cortometraggi e serie tv e nell’ultimo film di Bruno Dumont, «France», è l’amante di Léa Seydoux.
18. Sotto il vulcano
editorialista
di redazione esteri

La lava del vulcano islandese che ha eruttato ieri per la seconda volta ha raggiunto la città di Grindavik, completamente evacuata poche ore prima, intorno alle 3 di notte locali (le 2 del mattino italiane). La cittadina di quattromila abitanti era già stata sgomberata, per la stessa ragione, a novembre e anche a dicembre.

  • Eventi di questo tipo sono relativamente frequenti nell’isola, che ha 33 vulcani attivi: occorrono circa una volta all’anno e questa è la quinta degli ultimi due anni. Erano 51 anni, però, che il fuoco non intaccava abitazioni civili. Il mese scorso erano state predisposte alcune barriere per il magma, che però non sarebbero riuscite a contenerlo del tutto: la colata ha incendiato alcune case e invaso la strada principale di Grindavik, tagliandola in due. È stata dichiarata un’emergenza nazionale, il livello di allerta più alto. La prima ministra Katrín Jakobsdóttir oggi riunisce il governo: «È un giorno nero per Grindavik e tutta l’Islanda, ma il sole tornerà a sorgere»... (qui l’articolo completo).
19. Segreti del Sud Ovest/Il mistero di Glen e Bessie

(Guido Olimpio) Grand Canyon, ottobre 1928, Glen Hyde e la moglie Bessie partono a bordo di una barca per discendere il Colorado. Vogliono battere il record di velocità. Lui è esperto, lei felice di condividere l’avventura. Il 16 novembre fanno una sosta e incontrano il fotografo Emery Kolb che racconta: Bessie era stanca, voleva tornare a casa. Invece riprendono il viaggio lungo il fiume. La coppia dovrebbe arrivare il 6 dicembre in California ma nessuno li vede e iniziano le ricerche.

  • I soccorritori trovano l’imbarcazione intatta, a bordo gli effetti personali riposti in modo ordinati e il diario di viaggio di Bessie, con le note ferme al 30 di novembre. Sono le ultime tracce concrete. Il giallo apre il ventaglio delle ipotesi. Annegati. Duplice omicidio. Uno ha ucciso l’altro ed è poi sparito. Girano sospetti su Kolb essendo stato l’ultimo a incontrarli, sono però insinuazioni, prive di riscontri investigativi. Non mancano, negli anni a seguire, delle «sorprese». Ad effetto. Nel 1971 una donna sostiene di essere Bessie. È una bugia. Nel 1992 qualcuno speculerà che una sportiva, protagonista di molte imprese sul fiume, sarebbe stata in realtà Bessie. Storia senza base, sufficiente però per fare «un po’ di rumore» in un caso senza epilogo. Non l’unico in questo paesaggio maestoso. La serie continua.

Grazie. A domani. Cuntrastamu.

Michele Farina


America-Cina esce dal lunedì al venerdì alle ore 13.
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