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di Redazione Economia
La Fase uno, quella progettuale, si è quasi conclusa. Entro il prossimo anno il 6G, la rete mobile di sesta generazione, inizierà a trasmettere i primi segnali velocissimi, sino a un terabit al secondo. Stavolta non sarà però solo una questione di velocità, benché straordinaria (sulla carta, sino a 50 volte superiore all’attuale standard 5G), ma una vera rivoluzione per i telefonini, che riceveranno il segnale ovunque, anche in galleria. Cambierà tutto, spariranno le celle telefoniche (le antenne che propagano il segnale radio da zona a zona) che sinora ci hanno accompagnato in ogni parte del mondo e sarà possibile navigare e telefonare ovunque, senza rallentamenti o interruzione del segnale. Insomma, il termine rete cellulare, con tutti gli annessi e connessi, sarà cancellato e al suo posto nascerà un nuovo e più potente network senza fili. Che però non sostituirà la comunicazione via cavo: la fibra ottica ancora oggi è più veloce, stabile e in continua evoluzione.
di Redazione Economia
Si prevede che il 6G abbia un’integrazione forte con l’intelligenza artificiale, dia un impulso decisivo alla guida autonoma, dialoghi con le costellazioni di satelliti. Che trasformi la realtà virtuale, aumentata ed estesa in un’esperienza sensoriale e condivisa mai raggiunta. Che dia il via all’industria 5.0 e che generi posti di lavoro con nuove professioni. Persino l’ambiente dovrebbe beneficiare di questo cambio di paradigma, perché il nuovo standard di comunicazione consuma meno e riduce l’inquinamento elettromagnetico. Con la dovuta prudenza, il 6G si annuncia quindi come un’evoluzione epocale. Che diventerà concreta a tutti gli effetti entro il 2030, ma già oggi le sperimentazioni (soprattutto negli Stati Uniti e in Cina) sono in fase avanzata, con risultati sorprendenti. Non è un caso che Pechino, battendo tutti i concorrenti, abbia lanciato in orbita il primo satellite dedicato alle comunicazioni in 6G.
di Valeriano Musiu
Anche l’Italia si sta muovendo. Alla Scuola Superiore Sant’Anna, con il programma Deterministic6G, è iniziata la progettazione di robot ed esoscheletri di nuova generazione compatibili con il nuovo standard e capaci di operare a distanza anche in luoghi dove non esiste una rete via cavo. L’Unione europea ha destinato 900 milioni di euro entro il 2027. La Commissione Ue ha annunciato il 19 ottobre scorso i 27 progetti che riceveranno un finanziamento di 130 milioni per la ricerca sul 6G in Europa. Inoltre Bruxelles sta lavorando, con gli Stati Uniti, alla nascita di uno standard condiviso, mentre i colossi dell’informatica e delle telecomunicazioni stanno studiando dispositivi capaci di sfruttare la potenza della nuova autostrada wireless.
di Alice Scaglioni
Ma c’è un obiettivo, in particolare, che il 6G potrebbe raggiungere. «Quello di abbattere il divario digitale — spiega Luca Sanguinetti, professore ordinario di Ingegneria delle telecomunicazioni all’Università di Pisa —. La nuova tecnologia permetterà di connettere anche zone remote oggi rimaste prive di collegamenti a Internet via cavo o wireless. Ciò sarà possibile grazie all’integrazione tra il 6G con la rete terrestre e quella satellitare. Anche nella comunicazione nello spazio si sta registrando una rivoluzione: quella delle mega-costellazioni satellitari, che permettono con costi ridotti, di ammodernare i satelliti e renderli più veloci e dialoganti con il 6G che, a differenza dei suoi predecessori compreso l’attuale 5G, avrà un’integrazione con l’intelligenza artificiale».
di Redazione Economia
Ma come funziona? Il 6G è uno smart-network basato sugli hot spot, i punti di accesso senza fili, capace di adattarsi al traffico della rete ed evitare rallentamenti nelle situazioni di sovraccarico, con una penetrazione capillare. Ci si connetterà alla rete ovunque, in mare, nel deserto, nelle gallerie senza ripetitori. L’eccellente risposta del segnale («latenza») renderà possibile il quinto livello di guida, quello completamente autonomo (oggi siano ai livelli 2-3), con auto che si potranno muovere senza guidatore in città e sulle autostrade o essere chiamate con una telefonata. Le novità non finiscono qui. «Uno degli obiettivi del 6G è riconsiderare la filosofia delle celle telefoniche — continua il professor Sanguinetti —. Al loro posto ci saranno più punti di accesso wireless che lavoreranno insieme, ottimizzando il sistema ed eliminando la perdita di segnale, i rallentamenti e gli altri inconvenienti tecnici della rete cellulare».
di Barbara Millucci
Ma questi nuovi punti di accesso — gli hot spot, appunto — aumenteranno l’inquinamento elettromagnetico? No, lo diminuiranno. «Accadrà grazie a superfici intelligenti — continua Sanguinetti —, una sorta di pannelli solari che ricevono le onde elettromagnetiche e le reindirizzano nei punti dove c’è carenza di segnale. Tutto questo avverrà in modo passivo, senza segnali aggiuntivi e senza dispendio di energia». Il 6G sarà anche un business planetario. Secondo uno studio di Nokia Bell Labs (una previsione macroeconomica, dunque da valutare con cautela) entro il 2030 il nuovo standard aumenterà il prodotto interno lordo mondiale tra gli 8 e 16 trilioni di dollari. Mentre il centro di ricerca Ericsson ha previsto, nel mondo, la creazione di 22 milioni di posti di lavoro. mgasperetti@corriere.it.
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15 gen 2024
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