Investire in Btp per sostenere l’Italia? Sì, ma dobbiamo impegnarci per tagliare il debito e per pagarlo meno

È una contraddizione da manuale: se crescono i rendimenti dei titoli di Stato, sale anche il debito pubblico. Significa che più il cittadino guadagna con i Btp, più perde come contribuente, perché lo Stato in cui paga le tasse deve sborsare sempre di più per rimborsare i Btp che ha emesso. Come risparmiatori si è felici di vedersi riconoscere tassi alti, ma come italiani che hanno a cuore la salute economico-finanziaria del proprio Paese — anche per fargli attrarre investimenti — c‘è da augurarsi che i rendimenti dei Btp (o dei Bot) scendano.

Il circolo vizioso

Ribadisce il circolo vizioso Ferruccio de Bortoli che sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola domani gratis con il quotidiano, sollecita una volta di più la riduzione del debito pubblico. E prende a gancio d‘attualità l’appello della presidente del consiglio Giorgia Meloni, che ha invitato gli italiani che possono permetterselo ad acquistare i titoli di Stato del loro Paese. Postilla: per debito pubblico italiano s’intendono 2 mila 855 miliardi allo scorso novembre, contro i 1.843 miliardi del 2010. «Gli interessi dei risparmiatori benestanti — scrive de Bortoli — non sono necessariamente allineati con quelli degli altri cittadini, soprattutto dei contribuenti. Se il debito, poi, è più italiano, come vorrebbe Meloni — e non si può darle torto — è certamente un bene. Ma se lo fosse solo perché gli altri non trovano né conveniente né sicuro investire nei nostri titoli di Stato, beh, allora sarebbe un problema serio».

I buoni propositi sul debito

L’invito è a «fare tutto il possibile per limitare l’emissione di titoli di Stato, perché sono debito pubblico». E quel debito, «ingrossato dai promettenti rendimenti reali, ricade su tutti i cittadini. Anche quelli non ancora nati».Intanto la Commissione europea rafforza i superpoteri contro le scalate ostili, racconta il settimanale del Corriere della Sera: ma il nuovo golden power per tutelare le imprese continentali funzionerà? Il problema è che ogni Paese corre ancora per sé e spesso blocca società della stessa Unione.

A proposito di aziende, per quelle familiari il Covid è stato, paradossalmente, un trampolino: nel biennio della pandemia, in media, sono diventate più solide e aperte all’esterno. Merito anche delle generazioni entranti, dice il XV Osservatorio Aidaf Unicredit Bocconi, che verrà presentato in Borsa il 30 ottobre e L’Economia anticipa. La copertina è dedicata al fisico Stefano Buono, fondatore della startup NewCleo: già anima della AAA venduta a Novartis per 3,9 miliardi di dollari, ora vuole investire sui reattori nucleari leggeri.

I piani di Paul & Shark

Tra i personaggi della settimana c’è Andrea Dini, amministratore delegato di Paul & Shark: cambia il marchio, cioè si stacca dallo «yachting», e cerca un nuovo pubblico, allargando la produzione a tutto l’abbigliamento. C’è anche Paolo Dalpra, presidente e ceo della ligure Racing Force, che diversifica: dopo i caschi e l’equipaggiamento per i piloti di Formula 1, produrrà anche per l’aviazione americana. Nella sezione Risparmio trovate la mappa per andare in pensione in base all’età, con le nuove regole.

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