Cosa farà Keir Starmer? Il programma dei primi 100 giorni del nuovo premier britannico, dalle tasse ai ricchi all’Ucraina
Keir Starmer, leader del partito laburista, ha vinto le elezioni in Gran Bretagna: e ora, che farà? Scuole private, diritti dei lavoratori e piano-Ruanda per gli immigrati irregolari (da cestinare): ecco il suo programma. Serratissimo, perché bisogna mettere mano a un Paese «disastrato»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA - Non c’è un minuto da perdere: i primi cento giorni del governo Starmer saranno serratissimi, perché bisogna mettere mano a un Paese disastrato. Eppure la realtà internazionale avrà inizialmente la precedenza: perché il nuovo primo ministro, già la prossima settimana, volerà a Washington per il vertice della Nato. In quella sede avrà l’opportunità di ribadire il sostegno britannico alla causa ucraina, che a Londra è totalmente bipartisan.
Il rapporto della Gran Bretagna con l'Europa
La settimana successiva Starmer stesso ospiterà a Blenheim Palace, poco lontano da Oxford, la riunione della Comunità politica europea, il forum di cooperazione voluto da Macron per includere nel dialogo continentale anche i Paesi extra Ue: e qui il neopremier esporrà le sue intenzioni riguardo alla nuova cooperazione con l’Europa, dopo le tensioni della Brexit.
L'eliminazione del piano Ruanda (e la «shit list»)
Ma ovviamente è l’agenda domestica quella che si presenta con maggiore urgenza. Fra i primi provvedimenti ci sarà l’eliminazione del «Piano Ruanda», il controverso schema voluto dai conservatori per deportare gli immigrati illegali in Africa. Poi si tratterà di affrontare lo stato pietoso dei servizi pubblici: una priorità è far cessare lo sciopero dei medici che da mesi affligge la sanità. Ma c’è anche una cosiddetta «shit list», la «lista della merda», compilata da Sue Gray, l’ex inquisitrice di Boris Johnson diventata capo dello staff di Starmer, che comprende i problemi intrattabili come la bancarotta di alcune autorità locali e il possibile collasso della società che rifornisce d’acqua Londra.
Più diritti per i lavoratori e il nuovo ente per la transizione ecologica
Il momento chiave sarà il discorso di re Carlo in Parlamento, fissato per il 17 luglio, quando il nuovo governo annuncerà l’agenda legislativa. Il pilastro sarà il provvedimento per allargare i diritti dei lavoratori, limitando le possibilità di licenziamento da parte delle aziende: una linea criticata dagli imprenditori, che temono un irrigidimento del mercato del lavoro, finora molto liberalizzato in Gran Bretagna. Altrettanto importante sarà la creazione di un ente nazionale per l’energia che dovrà guidare la transazione ecologica, così come saranno avviati i piani per una graduale ri-nazionalizzazione delle ferrovie, privatizzate – con scarsi risultati – sotto Margaret Thatcher.
Fumo al bando per tutti i nati dopo il 2009
Significativa, per rassicurare i mercati, sarà la decisione di dare all’Ufficio per la Responsabilità del Bilancio (OBR), un organismo indipendente, la facoltà di pubblicare stime relative alla politica fiscale del governo: era stata la scelta della premier Liz Truss, due anni fa, di ignorare l’OBR a scatenare il panico sui mercati finanziari e portare la Gran Bretagna sull’orlo del default.
Il governo Starmer ripescherà anche alcuni provvedimenti di Sunak che non si era fatto a tempo a convertire in legge: in primo luogo la messa al bando del fumo per tutti i nati dopo il 2009.
L'infornata di nuovi Lord laburisti
Il Primo agosto il Parlamento andrà in vacanza: ma prima Starmer farà una bella infornata di nuovi Lord laburisti, per bilanciare la maggioranza conservatrice alla Camera alta ma anche per portare al governo esponenti del mondo dell’economia (a Londra non esistono i ministri tecnici o esterni alla politica, bisogna sedere già o alla Camera dei deputati o a quella dei Lord).
Le tasse sui ricchi: Iva sulle scuole private e stretta sui «non dom»
A coronare questa maratona legislativa verrà la prima legge di bilancio, che la Cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, presenterà in Parlamento a ottobre. Il principio guida è quello di tassare i ricchi: verrà introdotta l’Iva sulle scuole private, ampliata la tassazione degli extraprofitti delle aziende energetiche e introdotta una stretta sui non dom, i domiciliati all’estero che non pagano tasse in Gran Bretagna.
In discussione ci sono anche l’aumento delle tasse sui guadagni da capitale, sui passaggi di eredità e sui manager dei fondi di private equity (che ora godono di particolari esenzioni): ma sono punti controversi che potrebbero essere rimandati se non abbandonati. In questo caso, però, per far quadrare i conti, i laburisti sarebbero costretti a dare il via a dolorosi tagli alla spesa pubblica: proprio quelli già preventivati dal governo conservatore uscente. Sarà il momento della verità.