Byd, utili record a 3,83 miliardi per il gigante dell'auto elettrica cinese: crescita a +80,7%
di Redazione Economia
Interlocuzioni continue. Non si apprende ancora se siano proficue o meno, però la novità è che al tavolo col governo ci sarebbe sempre più Tesla, il produttore elettrico americano fondato da Elon Musk. Complici i buoni uffici con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che lo ha invitato come ospite d’onore anche alla Convention annuale di Fratelli d’Italia di dicembre scorso ad Atreju. Il visionario imprenditore, conosciuto per i suoi eccessi e il suo carattere ingombrante (ha appena confessato di fare uso di ketamina per essere creativo e placare la sete di innovazione dei suoi investitori), è stato ricevuto a Palazzo Chigi dalla premier l’estate scorsa.
di Redazione Economia
Probabilmente lì ha cementato il legame con la Meloni tanto da ipotizzare l’Italia come Paese-piattaforma per un importante investimento estero. Musk, ricordano le cronache, è salito sul palco di Atreju con uno dei suoi 11 figli in braccio. «La demografia è importante. L’immigrazione» non può risolvere il calo della «demografia» dei Paesi industrializzati, disse accogliendo applausi fragorosi. L’interlocuzione, segnala il quotidiano il Sole 24 Ore, sarebbe per «una possibile produzione di camion e furgoni elettrici, linea in parte ancora in progettazione, e non dunque di automobili». L'interlocuzione andrebbe avanti dalla scorsa estate, parallelamente a quelle avviate con tre produttori cinesi, per eventuali investimenti produttivi nel settore dell'elettrico: Byd, Great Wall Motors e Chery Automobile.
di Redazione Economia
Le interpretazioni in questa fase non sono univoche. Anche perché il governo sta negoziando con Stellantis l'innalzamento della produzione in Italia a 1 milione di vetture (tra auto e veicoli commerciali). Peccato che i rapporti siano su un piano inclinato viste le reciproche accuse di incentivi pochi ed insufficienti per la transizione all’elettrico, lamentela del produttore, e invece generosi sotto forma di sussidi e con la testa pensante ormai a Parigi, tesi del governo che si doglie per l’irrilevanza dell’Italia nelle strategie globali di Stellantis. Certo sul tavolo rimane lo spauracchio di una produzione cinese in Italia, che come detto dall’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares in un'intervista al Sole 24 Ore, potrebbe tramutarsi in un mero assemblaggio con fornitori made in China. Questo argomento potrebbe configurarsi come ulteriore elemento al tavolo della trattativa con Stellantis anche in ottica di geopolitica industriale con la stessa Tesla, impegnato con i concorrenti cinesi in un avvincente testa a testa sul primato dei veicoli elettrici.
di Fausta Chiesa
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Peccato che da noi stenti davvero a decollare un piano nazionale per l’elettrico, e quindi potremmo anche portare l’industria in avanti, ma anche un sistema che spinga la domanda di veicoli elettrici, al momento fissati su un punto prezzo non all’altezza del consumatore. Persistono alcuni nodi che potremmo definire di sistema. Manca ad esempio un piano nazionale che identifichi una percentuale minima di posti da elettrificare nelle grandi aree di parcheggio, nelle nuove aree di parcheggio e nelle aree di parcheggio pubblico. Servirebbe per le auto elettriche un approccio simile a quello seguito oggi per garantire una percentuale di posti auto alle persone con handicap. Una norma che definisca in modo chiaro le percentuali di posti che i parcheggi — quelli di nuova costruzione ma anche quelli già esistenti — devono dedicare alla ricarica delle vetture elettriche e le tempistiche entro cui completare la loro realizzazione. C’è un’incertezza nelle tempistiche di attivazione di un nuovo contatore sia in bassa sia in media tensione. Sono relative all’autorizzazione per l’installazione di una nuova cabina di media tensione (attività che coinvolge sia il distributore sia il comune perché serve un permesso a costruire). Ad oggi il distributore di energia è l’attore che decide le tempistiche e dà l’ok: ad oggi non c’è la certezza di realizzare nei tempi e costi previsti l’infrastruttura (la cosiddetta installazione POD e cabina di media tensione). Da un lato i distributori di energia devono chiaramente prioritizzare la realizzazione di cabine di medie e l’assegnazione di POD destinati alla ricarica pubblica. Dall’altro, chiaramente la loro imparzialità verso tutti gli attori deve essere assicurata e vigilata.
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Serve semplificare l’iter autorizzativo verso le autorità locali competenti in materia (tipicamente i comuni, i distributori di energia e il gestore della rete di distribuzione). Sarebbe utile approcciare questa tematica con uno sportello dedicato che faccia da unico punto di contatto per le autorizzazioni. Un procedimento veloce, digitale, automatizzato e con tempistiche certe permetterebbe di ottimizzare investimenti e le tempistiche di realizzazione. Con Tesla, Stellantis, con i cinesi, serve comunque.
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