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La National Rifle Association (NRA), la lobby delle armi, organizzazione tra le più odiate dalla sinistra americana (forse battuta solo dal Ku Klux Klan) verrà difesa in tribunale dai progressisti della Lega per i Diritti civili? Detta così sembra una storia da “Scherzi a parte”, ma è proprio quello che sta succedendo nell’America del Primo Emendamento (quello che tutela l’assoluta libertà d’espressione) che non smette mai di alimentare sviluppi sorprendenti: dallo scontro sulla libertà di diffondere anche fake news nelle reti sociali a quello sulla citazione del genocidio degli ebrei negli slogan scanditi nei campus universitari. Pistole esposte in uno stand alla conferenza annuale della RNA, lo scorso aprile (Ap)
- Il caso nasce nel 2018 dopo la strage di Parkland, in Florida: 17 persone uccise da un killer con armi da guerra. Maria Vullo, sovrintendente del dipartimento dei Servizi finanziari dello Stato di New York, invita banche e compagnie assicurative a rescindere i rapporti d’affari con la NRA, rea di aver minimizzato questo massacro (come anche tutti quelli precedenti) sostenendo che non dipende dall’enorme diffusione di micidiali armi semiautomatiche.
- La lobby delle armi denuncia la Vullo per abuso di potere. La Corte d’Appello di New York dà torto alla NRA: riconosce che la funzionaria può aver interferito col diritto della lobby di esprimere liberamente i suoi giudizi, anche se sono cinici, ma aggiunge che un dipendente pubblico ha il diritto di denunciare questioni che ritiene possano avere un impatto negativo sui cittadini. La NRA decide di rivolgersi ai giudici costituzionali denunciando una violazione del suo diritto d’espressione garantito dal Primo Emendamento della Costituzione.
- E quando la Corte Suprema accetta di esaminare il caso, William Brewer, uno dei legali dell’associazione, escogita una strategia temeraria ma non priva di logica che spiega così al New York Times: la NRA ha la bandiera del Secondo Emendamento della Costituzione, la libertà di armarsi, ma quella del Primo è nelle mani dell’ACLU, l’American Civil Liberty Union. Perché, allora, non farsi difendere da loro, visto che dichiarano di voler tutelare tutti, senza discriminazioni? La mossa temeraria ha funzionato: l’ACLU, accusata negli ultimi anni di difendere soprattutto le cause di libertà care alla sinistra, ha sempre rifiutato questa caratterizzazione.
Ora il caso NRA la mette alla prova. L’organizzazione per i diritti civili ha accettato una sfida difficile da spiegare ai suoi sostenitori progressisti. Certo, è indigesta la difesa di qualcuno che consideri il tuo nemico, ma l’ACLU non può discostarsi dal suo principio fondante: «Possiamo dissentire totalmente dalle tue idee, ma difenderemo fino alla morte il tuo diritto di esprimerle». La decisione dell’ACLU è stata molto criticata a sinistra e le polemiche continueranno per mesi, visto che la Corte suprema non affronterà il caso prima di marzo. Ma David Cole, avvocato dei diritti civili, spiega che non ci saranno ripensamenti perché, in caso di sconfitta davanti ai giudici, la mossa di Maria Vullo contro la NRA potrebbe essere ripetuta da tanti: un’authority del Texas contro gli immigrati o anche un Donald Trump desideroso di consumare vendette nei confronti di chi lo ha osteggiato. |
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